C’è voluto un tribunale per fare tabula rasa nel partito del comico genovese che adesso ridiventa il rais assoluto a cui spettano diverse incombenze. Nella qualità di Garante. Per il resto Conte ha fatto quello che ha potuto. I dissidenti, invece, esultano assieme agli onorevoli che non torneranno più in Parlamento portando in tasca pensione e privilegi per la loro seppur breve presenza fra gli scranni.
Roma – Il M5s è sott’accusa. Il Movimento del Vaffa-Day sta precipitando rovinosamente a picco. Beppe Grillo torna ad essere il rais indiscusso dei Grillini. Con l’ordinanza del Tribunale di Napoli, che di fatto manda in frantumi tutto il percorso fatto in questi mesi dall’ex presidente del Consiglio, Conte è stato sospeso dall’incarico di presidente dei Pentastellati e il nuovo Statuto votato il 3 agosto è carta straccia.
Una batosta senza precedenti commentata dallo stesso comico genovese:“…A seguito dell’ordinanza del Tribunale di Napoli – afferma Grillo in un post su Fb – ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021. Le sentenze si rispettano ma la situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata...”.
Grillo, sottolineando che in questo momento non si possono prendere decisioni avventate, promuoverà un momento di confronto anche con Conte. Nel frattempo il Garante dei 5Stelle invita tutti al silenzio e a non assumere alcuna iniziative prima di condividere con gli iscritti la strada da seguire. Sulla carta, al momento, rimane operativo soltanto “il comico”. Infatti è solo lui che può indire le nuove elezioni del comitato direttivo dei Pentastellati. Che fortuna…
A conti fatti lo statuto non è più vigente, dunque Giuseppe Conte non più presidente del M5S e sul piano formale non esistono più nemmeno i vicepresidenti e i responsabili dei comitati (compreso quello di Garanzia dal quale si è dimesso Luigi Di Maio). Un caso? C’è da pensare male? Forse. Il tribunale campano, infatti, ha deciso di sospendere le due delibere tramite le quali il M5s aveva modificato il proprio statuto per favorire l’elezione dell’avvocato del popolo al ruolo di presidente del partito.
E’ bene ricordare che la sentenza emessa, al momento, rappresenta soltanto un provvedimento in via cautelare. La fronda dei dissidenti che aveva avviato l’iter per contestare l’elezione dell’ex premier esulta e si dice soddisfatta per l’esito della vicenda, che ha comportato l’azzeramento di tutte le cariche. Con il M5S decapitato siamo “all’anno zero”, commentano i ricorrenti. E pensare che si dichiaravano un movimento coeso e in forte crescita. Ma cos’era uno scherzo?
Il tribunale di Napoli ha sospeso in via cautelare le delibere del 3 e 5 agosto scorsi. Il giudice Gian Piero Scoppa ha rilevato la sussistenza di “gravi vizi nel processo decisionale“, accogliendo il ricorso di tre attivisti, ed escludendo di fatto oltre un terzo degli iscritti aventi diritto al voto che ha portato al mancato raggiungimento del quorum previsto.
Oltre ai dissidenti c’è anche chi sostiene, e sono la maggioranza, che tutto si è svolto in modo trasparente, senza compressioni o violazioni di alcun diritto. Gli avversari di Conte, però, sperano in una riflessione sugli errori e le forzature paventate. Meglio tardi che mai.
Insomma siamo solo all’inizio di una vicenda legale che ancora dovrà essere affrontata nel merito. Politicamente il dato certo è che ormai si sta concludendo un progetto definito “rivoluzionario”, che si prefiggeva di migliorare alcune storture che negli anni sono state denunciate dai grillini, ormai diventati uomini di governo.
Poi la partecipazione continuativa in seno alla maggioranza ha cambiato ogni cosa. L’evoluzione o involuzione del M5s è sotto gli occhi di tutti. Sono avvenute divisioni, fratture, espulsioni, dimissioni e fughe, tutte consumatesi in maniera traumatica.
Degli ultimi giorni è proprio lo scontro tra Di Maio e Conte. Una riprova del continuo malessere che si è propagato sempre di più, mentre guarda caso si avvicinava il limite dei due mandati parlamentari che decreta l’addio agli scranni per numerosi onorevoli pentastellati.
I grillini che sbandieravano ai quattro venti l’opposizione ferma alla casta politica hanno finito col diventarne parte integrante. Il finale è ancora da scrivere ma la storia recente ci racconta che Conte conserva comunque maggiore consenso di chiunque altro in seno al movimento. Nonostante l’opera di demolizione “programmata” l’ex premier ha continuato a lavorare per un partito diverso. Malgrado tutto. L’ennesima batosta non glielo ha consentito. E siamo solo alle prime battute. Altro che Vaffa-day.