Giustizia – Non c’è stato un dopo Palamara

I cittadini auspicano una magistratuta veramente indipendente e avulsa da qualsiasi commistione politica. Il dopo Palamara non c’è stato tant’è che numerosi magistrati che hanno usufruito di certi “favori” sono rimasti al loro posto e questo rappresenta un cattivo esempio per tutti. Si spera in una riforma che vada oltre “Cartabia”.

Roma – La magistratura sempre nell’occhio del ciclone. Stavolta per un auspicato rinnovamento dai blocchi correntizi. Questo è il sogno dei cittadini italiani che vogliono una vera indipendenza delel toghe da qualsivoglia giochetto politico. “…Nel 2021 e nell’anno in corso – dice convinto Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale Magistrati – sono stati aperti 102 procedimenti, ne sono stati ad oggi definiti 64, e 16 con l’applicazione di sanzioni, le maggior volte della censura, 27 per sopravvenuti recessi dei magistrati dall’Associazione e 21 per insussistenza del rilievo deontologico. Insomma, pare che si stiano facendo i conti, e seriamente, con gli errori del passato…”.

Il presidente Anm, Giuseppe Santalucia

La questione etica che ha investito la magistratura e le modalità in cui l’Anm abbia reagito alla perdita di essa è rimasto un tasto dolente. D’altronde si avverte ancora l’eco delle rivelazioni e degli intrecci tra mondo associativo, intromissione della politica e istituzione consiliare. Il presidente Santalucia, però, ha criticato il fatto che dallo scandalo Palamara una volta individuato il nodo nel rapporto tra la Magistratura e il Potere, tra il governo autonomo della magistratura e la politica, è mancata un’ampia e completa disamina delle loro relazioni, che sono state osservate solo da un’angolazione, quella appunto delle colpe dei magistrati.

Insomma non può essere solo colpa della magistratura, la responsabilità va condivisa insieme alla politica. Quella politica a cui Santalucia imputa “di non aver ricercato le ragioni di un disagio, di un malessere che si è manifestato nelle forme del carrierismo, patologia che è effetto e non causa del progressivo indebolimento della giurisdizione” e che poi ha dato vita ad una riforma che, peraltro, fa correre il rischio di vedere intaccato il modello di magistrato delineato in Costituzione, come più volte ripetuto nel corso di questi ultimi mesi.

Santalucia, dunque, ha rivendicato il metodo catartico attuato per recuperare quella fiducia perduta. Cioè ha ritenuto che l’Anm abbia reagito nel modo più corretto e soprattutto capace di assicurare effetti durevoli. Si è voluto, in sostanza, tendere alla ricerca della normalità, dopo un costruttivo percorso autocritico. In tal modo ha forse deluso quanti al rumore degli scandali volevano che seguisse una reazione vistosa, altrettanto spendibile mediaticamente e quanti, anche in buona fede, ritengono che la compostezza della reazione equivalga a debolezza e confusione, smarrimento e mancanza di progettualità.

Se è vero, ammette Santalucia, che “di responsabilità della magistratura occorre ragionare” dall’altra parte auspica che sia finalmente messa da canto la pulsione, che in questi recenti anni abbiamo visto invece ravvivata, nel senso di poter mettere in riga l’ordine giudiziario, approfittando delle difficoltà e del calo di credibilità. Rimangono, però, ancora moltetoghe della corte di Palamara a ricoprire incarichi apicali, e non solo, che sono rimasti nell’oblio più assoluto. A proposito di riforma del Csm si spera che la componente laica venga eletta al più presto e che il Parlamento nomini personalità di alta statura. Detto in altri termini, l’augurio è che non vengano mandati gli “scarti” delle elezioni politiche.

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