Come volevasi dimostrare: il primo appuntamento altro non era che una ricognizione. Sono in molti quelli che sperano nella naturale scadenza della legislatura per fini personali. Tanto che l’elezione del Capo dello Stato passerebbe in secondo piano. Carlo Nordio ed Elisabetta Belloni, due nomi che girano più di altri in queste ultime ore di affanno.
Roma – Prima riunione a vuoto per l’elezione del Capo dello Stato. Fra veti incrociati, nomi impossibili e candidati ormai sulla bocca di tutti dentro e fuori le coalizioni si consuma la prima giornata, senza lode e senza infamia.
La nebbia non si dirada sul Colle, tanto che nel Parlamento in seduta comune hanno il sopravvento le schede bianche. I partiti sono arrivati al primo scrutinio senza un accordo e si prevedono ancora giornate interlocutorie, in attesa almeno del quarto scrutinio previsto per giovedì. Ieri dunque è iniziata ufficialmente la partita politica più complessa della legislatura, che da mesi fa da sfondo al dibattito tra le forze politiche.
Anche oggi, nel secondo scrutinio, non ci sono novità da parte dei “grandi elettori” ovvero il “pacchetto dei votanti” composto da 1.008 membri, uno in meno a causa della morte di Vincenzo Fasano di Forza Italia, il cui funerale si terrà in mattinata. Si ritornerà a 1009 grandi elettori appena s’insedierà il primo dei non eletti. Per i primi tre scrutini, infatti, è necessaria la maggioranza di due terzi, pari a 672 consensi.
Dal quarto scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza assoluta che è pari, al momento, a 505 voti. Al momento, considerando deputati, senatori e delegati regionali, il centrodestra può contare su 452 voti, compresi i partiti più piccoli. Il centrosinistra formato da Pd, M5s, Leu e alleati minori si ferma a quota 437.
Letta sfida Salvini e propone Draghi ma il M5s mette sul tavolo anche l’alto profilo di Andrea Riccardi, al quale Renzi sbarra la strada in quanto lo ritiene solo un candidato di bandiera. Il leader della Lega continua a fare il king maker, tant’è vero che s’incontra anche con Draghi. Quest’ultimo, a quanto pare, incontrerà anche tutti gli altri leader di partito. E la fibrillazione continua senza soste.
Con molta probabilità, afferma il segretario Dem, si arriverà ad una scelta condivisa nei prossimi giorni. Silvio Berlusconi dopo avere sciolto la riserva si fa da parte nella corsa presidenziale ma precisa subito la posizione di Forza Italia destinata a pesare sugli alleati: “…E’ necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura – dice il Cavaliere – per dare attuazione al PNRR, proseguendo il processo riformatore indispensabile…”.
Passaggio quello del fondatore di FI che ha già messo di traverso la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a cui non fa affatto piacere che la legislatura arrivi alla sua naturale scadenza. Per altro Fratelli d’Italia sta spingendo in maniera forte sulla candidatura di Carlo Nordio. Ma il centrodestra, sostanzialmente, rimane fermo al palo.
Come previsto sono state e saranno giornate di grande tensione, alla ricerca di un accordo, il più ampio possibile, anche se con l’uscita di scena del leader degli Azzurri, il mazzo delle carte potrebbe nuovamente rimescolarsi. Eppure le quotazioni di chi finora ha scommesso sul trasferimento al Quirinale del premier sono in netta diminuzione ma rimane il suo “fantasma” che aleggia per i corridoi poiché nulla è ancora detto. Cioè tutto potrebbe succedere. Anche un ritorno in scena.
Ma con Draghi al Colle servono due accordi e non solo uno, perché molti voti dipendono dall’alto rischio di una legislatura che potrebbe finire anticipatamente. In buona sostanza più che l’elezione del Capo dello Stato sono in molti quelli che hanno più a cuore un patto di governo per arrivare alla termine della legislatura. Altro che corsa al Colle.
I timori di un brusco ritorno alle urne prendono corpo davanti ad un anno cruciale per le sorti del Pnrr, la cui riuscita dipende dalla stabilità politica del Paese e dai traguardi delle riforme di sistema promesse alla Commissione europea.
Intanto avanza il nome di Elisabetta Belloni, a capo dei servizi segreti italiani, come possibile nuovo Premier che adesso viene pronunciato, addirittura, come la prima donna che potrebbe salire al Colle. Siamo ancora all’inizio. Ma tant’è.