Siamo messi male, molto male. Inutile nasconderci dietro il solito dito. I guerrafondai continuano a provocare la Russia fornendo armi all’Ucraina. La diplomazia fa una passo avanti e due indietro mentre la politica nostrana segna il passo. Ma davvero dovremo morire di fame? Al freddo e senza luce? E non siamo certo allarmisti nella certezza che evenienze del genere potrebbero diventare realtà a breve.
Roma – Quanto potremo resistere ancora se la guerra non terminerà nei prossimi mesi? L’economia è in ginocchio e la recessione potrebbe diventare una durissima realtà. Invece di invertire la rotta per consentire di vivere e lavorare alle famiglie e alle imprese italiane che rischiano di ritrovarsi in ginocchio in breve tempo a causa degli effetti economici del conflitto. Nessuna strategia della diplomazia europea e dello Stato italiano per il “cessate il fuoco” in Ucraina. Insomma punto e a capo.
“…Bisogna assolutamente evitare una recessione che altrimenti ci sarà e sarà pesantissima. Come? Bisogna intervenire – afferma il segretario Dem – sul prezzo dell’energia, intervenire per bloccarlo a livello europeo. Se non ci si riesce, dobbiamo farlo almeno a livello nazionale, come Spagna e Portogallo hanno fatto…”.
E’, insomma, un fiorire e rifiorire di proposte, analisi ed interventi che vengono sollecitati al Governo, senza che alcuna strategia complessiva. Sembra che si navighi a vista, per non dire a casaccio. Non tenendo conto delle condizioni meteo nazionali ed europee. La sensazione è che ogni attore politico legga lo stesso libro, ma il significato che ne tragga sia diverso e disomogeneo. Ma Letta continua a suggerire proposte che sembrano “pannicelli caldi”, numeri per tutte le ruote che non fanno nemmeno un ambo.
Il problema energetico è il primo argomento che deve essere studiato, non solo a livello nazionale ma soprattutto in sede europea. E pur di non studiare proposte concrete ecco uscire dal cilindro “circense” la balzana ipotesi di un “assegno energia a famiglie e imprese”. Insomma il leader del Pd suggerisce i soliti “sostegni” ovvero “agevolazioni per il trasporto pubblico locale per tutti i cittadini e la riduzione dei contributi sui salari”. In pratica ulteriori bonus che hanno il sapore amaro del “kit di sopravvivenza”.
Ma Letta va ben oltre:“…Ci sono sei miliardi di euro che i miglioramenti dei conti pubblici hanno dato, gli extra profitti che le imprese petrolifere e dell’energia hanno ottenuto, dobbiamo intervenire lì, è possibile. E poi, se ci sarà bisogno, si farà uno scostamento di bilancio…”. Ma guarda, non ci aveva pensato ancora nessuno…
Ma fino a quando si dovrà vivere in clima di emergenza, paura ed incertezza economica? Domande a cui nessuno risponde poichè, e lo ripetiamo a chiare lettere, manca una visione complessiva. Dunque non sarebbe meglio concentrarsi sul Pnrr che rappresenta l’unica vera chiave di volta per riprendere in mano le speranze di crescita economica? Nonché di riforme ormai gettate nel dimenticatoio?
Insomma la speranza è che l’Italia non debba mai ritrovarsi a scegliere fra “la pace e il condizionatore”, per usare l’immagine del presidente del Consiglio, così Letta e il Pd chiedono che si spinga sempre di più sulle energie rinnovabili. Questa è, almeno secondo il segretario dei Dem, la priorità da perseguire. Ed in effetti è così ma quanto tempo ci vorrà?
Intanto fa strada la riforma della Giustizia. La Camera ha approvato il provvedimento legislativo con 328 voti a favore, 41 contrari e 25 astensioni (tra questi il gruppo IV) il Ddl Delega. L’obiettivo è quello di fare entrare in vigore le nuove misure entro le prossime settimane, dopo il passaggio al Senato, per assicurare a luglio un voto per il rinnovo del CSM con la nuova legge elettorale.
Il progetto di riforma, osteggiato dall’Anm, prevede un aumento dei consiglieri, una legge elettorale ben diversa da quella precedente, regole di funzionamento interno contro le correnti, incompatibilità rafforzata politica-magistratura, separazione delle funzioni, riduzione dei fuori ruolo.
Passa, insomma, da queste novità la legge di Riforma dell’Ordinamento Giudiziario e del CSM, punto centrale dell’agenda Mattarella e snodo cruciale per il recupero di credibilità della Magistratura dopo una lunga stagione di difficoltà aperta con lo scandalo delle nomine pilotate ai vertici di alcuni grandi uffici giudiziari. La vicenda Palamara ha così imposto l’agenda legislativa, che però lascia scontenti molti.