E’ stato seguito prima di essere ammazzato

Un omicidio pianificato a tavolino quello dell’imprenditore Salvatore Lupo ucciso da due colpi di revolver dentro un bar del centro storico di Favara, la cittadina siciliana in provincia di Agrigento dove è scomparsa Gessica Lattuca. L’uomo, che aveva interessi nelle case di accoglienza per anziani e minori, era stato impelagato in diversi procedimenti penali ancora in corso.

Favara (Agrigento) – Continuano le indagini sulla morte di Salvatore Lupo, 45 anni, imprenditore, già presidente del Consiglio comunale del paese girgentino, freddato con due colpi di calibro 38 special dentro un bar.

Il bar di Favara dove si è consumato l’omicidio

L’uomo, separato con due figli, era entrato nel Locale “Snack American Bar” di via IV Novembre, nel centro storico del paese, per un gelato. Da poco passate le 18 dello scorso Ferragosto, Salvatore Lupo stava per uscire dal bar per salire a bordo del suo Porsche Macan ma un killer, a volto scoperto, l’avrebbe affrontato sparandogli a bruciapelo tre colpi di revolver di cui due raggiungevano la vittima alla tempia e sotto l’ascella senza lasciargli scampo.

Subito dopo l’assassino, a piedi, si dava alla fuga mentre sul posto convergevano i soccorritori del 118, a cui non rimaneva altro che constatare la morte dell’imprenditore, ed i carabinieri della Tenenza di Favara e della Compagnia di Agrigento, diretti dal capitano Marco La Rovere.

I militari eseguivano i primi rilievi scientifici mentre sul luogo del delitto si recavano il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Paola Vetro. Per il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, l’omicidio potrebbe essere stato pianificato e non è escluso che Lupo sia stato seguito sino al bar dove poi il sicario l’avrebbe ammazzato.

Salvatore Lupo con la ex moglie Maria Giusi Barba. Da Fb

A Favara l’omertà regna sovrana e non si sarebbero fatti avanti eventuali testimoni. Anche il barman del locale, rimasto a lungo sotto shock, pare non abbia rilasciato dichiarazioni utili ai fini delle indagini.

I militari non possono contare nemmeno sui video di qualche telecamera di sorveglianza stradale perché in zona pare non ce ne siano e l’unico occhio elettronico, privato, presente nell’area interessata non inquadra la parte del bar dove si è consumato il delitto, probabilmente messo a segno da un professionista.

Salvatore Lupo, imprenditore nel settore delle residenze per anziani, era stato consigliere comunale e presidente del Consiglio municipale. Nel 2017 l’imprenditore era stato arrestato e posto ai domiciliari assieme alla moglie Maria Giusi Barba di 39 anni ed altre quattro persone nel corso dell’operazione di polizia “Stipendi spezzati”.

La casa di accoglienza di Licata dove sarebbero stati maltrattati diversi minori disabili

Dall’inchiesta pare fosse emerso che gli emolumenti mensili dei dipendenti della cooperativa sociale Suami – Onlus venissero prima accreditati sui rispettivi conti correnti per poi essere trasferiti, tramite diverse carte bancomat intestate agli stessi impiegati, nelle tasche dell’amministratore unico della cooperativa, Salvatore Lupo, e di altri soci facenti parte della compagine direttiva della coop.

L’uomo e gli altri cinque indagati, all’epoca dei fatti, si sarebbero appropriati, secondo le accuse, della metà degli stipendi (circa 37mila euro sequestrati dalla polizia giudiziaria) sottratti a 20 impiegati che certo non navigavano nell’oro. Dopo i domiciliari i coniugi Lupo tornavano in libertà.

Il 13 giugno scorso il pubblico ministero Gloria Andreoli, tre anni dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati nell’inchiesta “Stipendi spezzati”, fra cui la vittima.

Nel 2016 Lupo ed altre sette persone erano stati indagati nell’ambito di un’altra inchiesta denominata “Catene Spezzate” per maltrattamenti fisici e psicologici ad alcuni minori, disabili psichici, affidati per la vigilanza, assistenza e sostegno ad una comunità alloggio di Licata.

La vittima quando ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio comunale di Favara

La vittima e gli altri coobbligati in solido, il 20 maggio scorso, sarebbero stati rinviati a giudizio per rispondere dei gravi reati in danno di ragazzini. Cinque anni prima allo stesso Lupo, allora consigliere comunale, era stata bruciata l’auto.

Insomma una lunga serie di peripezie giudiziarie e di contrasti nell’ambito professionale all’interno dei quali potrebbe nascondersi il movente dell’omicidio nonostante giochino un ruolo importante anche i forti contrasti economici ed i continui dissidi che Lupo avrebbe avuto in famiglia e nell’ambito delle amicizie.

Pare che alcune settimane prima della tragedia Salvatore Lupo avrebbe aggredito a calci e pugni Giuseppe Barba, 60 anni, padre della sua ex moglie, per motivi economici. L’aggressione si sarebbe consumata davanti allo stesso bar di via IV Novembre. Anche Barba avrebbe interessi nelle case di accoglienza e parenti nella malavita locale.

I funerali della vittima. Foto siciliaonpress

Ai funerali della vittima, celebrati il 19 agosto scorso presso la chiesa di San Giuseppe Artigiano e officiati da don John Ukwenya. Presenti alle esequie i due figli Calogero e Sofia, i fratelli Vincenzo e Rosario, i parenti e numerosi amici e conoscenti. In chiesa anche la ex moglie di Lupo, Maria Giusi Barba.

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