Forse qualcosa si muove nell’inestricabile ginepraio della morte del capo dell’ufficio comunicazione di Mps. Mentre si susseguono le testimonianze e le deposizioni dei testi la Commissione d’inchiesta va avanti. Per una certa magistratura, invece, il caso è chiuso da tempo.
Siena – Sulla morte di David Rossi rimangono soltanto i misteri. Oltre che due archiviazioni. L’ex capo della comunicazione di Monte dei Paschi di Siena precipita dalla finestra del suo ufficio il 6 marzo del 2013, mentre impazza la bufera giudiziaria sull’istituto di credito più chiacchierato d’Italia.
La locale Procura stabiliva le cause della morte come suicidio. Poi la patata bollente passava alla magistratura di Genova che avrebbe dovuto far luce su probabili depistaggi e insabbiamenti ma anche in questa sede il caso veniva chiuso con la medesima motivazione.
Nel luglio scorso una Commissione parlamentare d’inchiesta ha scoperchiato ben altri scenari e a tutt’oggi gli aspetti da chiarire sulla tragica vicenda sono ancora numerosi. Di stranezze ne avevamo parlato a suo tempo ma torna alla ribalta quella che forse è la più eclatante: l’inquinamento della scena del crimine. A parlarne è l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, il colonnello Pasquale Aglieco, uno dei primi a giungere nella stanza di Rossi nonostante i Pm affermassero che l’ufficiale non si trovasse nell’ufficio della vittima, ascoltato dalla Commissione presieduta da Pierantonio Zanettin:
”…Sono entrato nell’ufficio di Rossi insieme a tre pubblici ministeri: Aldo Natalini e Nicola Marini (che si occuperanno delle indagini e che verranno ascoltati dalla Commissione rispettivamente il 17 ed il 24 febbraio 2022) e Antonino Nastasi (che si occupava del fascicolo aperto su Mps e che verrà ascoltato dalla Commissione il prossimo Gennaio) – avrebbe rivelato l’ufficiale – Nastasi si è seduto sulla sedia di Rossi e ha acceso il computer…I Pm hanno rovesciato sulla scrivania il cestino coi fazzoletti insanguinati e i biglietti strappati…Nastasi rispose a una chiamata di Daniela Santanché sul telefono di Rossi…”.
Ma le stranezze continuano anche dopo il rinvenimento del cadavere e saranno presenti, a raffica, per tutta la durata delle indagini. Come i biglietti strappati in cui Rossi avrebbe giustificato il suo insano gesto. Secondo una perizia calligrafica la vittima potrebbe averli scritti con una pistola puntata alla tempia ma nessuno, a suo tempo, li avrebbe presi nella dovuta considerazione atteso che i foglietti di carta furono conservati in un libro da qualcuno dei magistrati che effettuarono il primo sopralluogo.
Poi tocca ai fazzoletti sporchi di sangue. Gli stessi che sarebbero stati rinvenuti nel cestino delle cartacce e poi gettati alla rinfusa sulla scrivania. Solo diversi giorni dopo i reperti verranno sequestrati e poi distrutti senza che nessuno si preoccupi di analizzarne il Dna.
E poi che fine ha fatto il video girato dai due poliziotti della squadra Volante intervenuti per primi sulla scena del crimine? Chi ha avuto interesse nel farlo sparire? E che dire dell’orologio della vittima e delle contusioni sul corpo di Rossi?
L’orologio traccia segni profondi sul polso di Rossi ma quando viene rinvenuto il cadavere il segnatempo dell’uomo verrà ritrovato ad un metro dal corpo in una posizione anomala. Non lo perderà Rossi durante l’impatto, piuttosto l’orologio sarebbe stato gettato dalla finestra dopo il volo nel vuoto del dirigente.
Di seguito l’uomo ripreso dalle telecamere e mai identificato che compare nel vicolo vicino alla vittima, l’assenza di tabulati telefonici per appurare chi era rimasto in banca nella tarda serata del delitto, le due mail inviate dal telefonino di Rossi dopo la sua morte, oltre 300 chiamate ed sms cancellati dal suo smartphone ed infine i presunti festini a luci rosse che, fra gli altri, inguaierebbero due magistrati a sentire un paio di ex prostitute che avrebbero partecipato agli incontri hard.
Non sarebbero state sufficienti queste “stranezze” per riavvolgere il nastro e porsi almeno il dubbio di un omicidio ben congegnato ma con qualche punto debole? Si se qualcuno non avesse avuto l’interesse a chiudere in tutta fretta la vicenda della morte di Davide Rossi, l’ex capo della Comunicazione di Mps che aveva deciso di collaborare nella precedente inchiesta sull’istituito di credito.
Che cosa sapeva Rossi di cosi compromettente da rimetterci la vita?:”…Davanti alla testimonianza di Aglieco siamo rimaste senza parole – ha detto Carolina Orlandi, figlia di Antonella Tognazzi, sposata Rossi – dopo otto anni veniamo a sapere che tutta la scena è stata inquinata dai Pm. E’ gravissimo, non è possibile né che accada né che si scopra dopo 8 anni…“.
La verità sul presunto omicidio di Rossi pare sia contenuta in 60 foto e due video, finora inediti anche per le parti civili, consegnati dalla Questura di Siena alla Commissione parlamentare d’inchiesta. Dopo le rivelazioni di Pasquale Aglieco la posizione dei magistrati che indagarono sul delitto potrebbe notevolmente aggravarsi.