Sono a rischio estinzione i fiori all’occhiello del nostro Made in Italy gastronomico che gode di proprie particolarità proprio grazie ad alcune condizioni climatiche e all’ambiente geografico. La situazione è gravissima e l’allarme proviene anche da Coldiretti. Che cosa aspetta la politica per evitare la catastrofe?
Roma – Il cambiamento climatico sta provocando una serie di danni economici in un settore vitale per qualsiasi economia: l’agricoltura. La crisi climatica sta diventando come la Sora Camilla: “tutti la vogliono, nessuno la piglia“. Nel senso che tutti parlano dell’emergenza climatica ma in concreto non si fa nulla.
L’inverno scorso è stato caratterizzato da una grave siccità, con le precipitazioni invernali dimezzate rispetto alla media storica. Il ripetersi di eventi climatici estremi ha provocato danni all’agricoltura pari a 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni, considerando i mancati guadagni della produzione agricola nazionale ed i danni fisici alle strutture ed infrastrutture nelle campagne.
Questa gravissima situazione è stata rilevata da uno studio di Coldiretti in occasione dell’ultimo Earth Hour del 26 marzo scorso promosso da WWF su effetti climatici e produzione agricola mondiale. Earth Hour è un momento di raccoglimento globale per la pace, la protezione del clima e per il Pianeta, in cui ad una certa ora cittadini, città e aziende, spengono le luci per 60 minuti.
Uno studio pubblicato su Nature Communications, rivista scientifica multidisciplinare, ha reso noto che la produzione di grano calerà del 20%, della soia del 40% e del mais del 50%. Gli effetti sono tangibili anche in Italia. Tanto è vero che la tendenza alla tropicalizzazione del clima non è più eccezionale ma sta diventando la norma.
Quindi abbiamo assistito ad una crescita di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense. Inoltre al rapido passaggio dal sole alla pioggia, con sbalzi termici notevoli che hanno compromesso le coltivazioni agricole. Ma gli effetti nefasti del clima si faranno sentire anche sui nostri prodotti tipici del “Made in Italy“.
Il Bel Paese detiene il record della qualità con 297 prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta). Il primo è un marchio di tutela giuridica attribuito dall’Unione Europea agli alimenti le cui peculiarità qualitative dipendono dal territorio in cui sono prodotti. Il secondo è un marchio d’origine dato dall’UE a prodotti agricoli e alimentari con una determinata qualità e reputazione.
Questo caos climatico produce cambiamenti delle condizioni ambientali, ad esempio per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Sono a rischio estinzione i fiori all’occhiello del nostro Made in Italy gastronomico che gode di proprie particolarità proprio grazie ad alcune condizioni climatiche e all’ambiente geografico.
Coldiretti ha concluso la sua presentazione con queste dichiarazioni che definiremmo allarmanti: “…L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le aziende agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio…”.
Per realizzare l’ardua impresa avremmo bisogno di una politica progettuale che guardi al di là dell’ordinaria amministrazione ed abbia un orizzonte. Una politica di questo genere è, purtroppo, latitante in Italia. Cercasi con urgenza politica all’altezza del compito! Forse bisognerà appellarsi alla trasmissione Chi l’ha visto?