Il 5G preoccupa gli italiani da Nord a Sud. A Catania la "Rete Italia Senza elettrosmog-stop 5G" ed il "Comitato Cittadino Vulcania" continuano la battaglia in favore della salute dei cittadini sollecitando il civico consesso etneo ad una maggiore sensibilità al grave problema.
Catania – Parliamo ancora di 5G e inquinamento elettromagnetico e lo facciamo in nome della “Rete Italia Senza elettrosmog-stop 5G”, attiva su tutto il territorio nazionale con i suoi comitati locali.
Quello sul 5G è un dibattito che il mainstream e la politica che governa questo Paese considerano innocuo, come questa tecnologia, nonostante attraverso un’asta pubblica siano stati svenduti e assegnati dal MISE i diritti sulle frequenze 5G per soli 6,5 miliardi di euro e dall’altra non viene chiesto neppure parere preventivo all’ISPESL (ora INAIL) e all’ISS, obbligatorio secondo la legge quadro sanitaria 833/78.
Apparentemente sembrano tanti soldi ma giusto per avere una pietra di paragone la manovra triennale per finanziare il Reddito di Cittadinanza è costato molto di più circa 26 miliardi di euro.
Le società di telecomunicazioni premono affinché la partita si chiuda e i cittadini si rassegnino a non poter rivendicare alcun diritto in fatto di salute pubblica.
Ed ecco che in luglio 2020 arriva il decreto Legge 78 detto “semplificazione” che taglia le gambe a quei sindaci che nel frattempo avevano firmato circa 600 moratorie stop 5G nel tentativo di tutelare la salute dei cittadini, applicando il principio di precauzione previsto dall’ordinamento Italiano ed Europeo ma totalmente disatteso poiché la politica ha fatto prevalere gli interessi delle multinazionali delle comunicazioni e dell’energia.
A conferma di ciò Colao, il manager di Wind Europa ora ministro dell’innovazione tecnologica, il vero mandante del decreto “Semplificazione” con governo Draghi, chiede e ottiene dalla commissione interministeriale, parere favorevole all’innalzamento dei limiti di legge sulle emissioni elettromagnetiche e, di fatto, se convertito in legge passerà da 6v/m a 61v/m un salto del 1100%.
La partita sembrerebbe chiusa.
E invece no! In questo contesto di “affarismo politico“ s’innestano due sentenze quella di Cavallino (LE) e di San Nicola (LE) che mettono nuovamente la palla al centro. Forse, ma dipende molto da noi.
Infatti, entrambe le sentenze confermano la validità delle Moratorie Stop 5G entrambe, confermano il diritto alla salute attualizzando il principio di Precauzione, entrambe riportano alle responsabilità dei sindaci dettati dalla Costituzione.
Purtroppo in Italia siamo quasi abituati a dover vedere sanare le distorsioni che contravvengono ai dettami costituzionali pur di avvantaggiare gli interessi dell’industria, a cominciare dall’eliminazione dalla legge 36/2008.
Che cosa dovremmo aspettarci dunque da questa politica e questa giustizia se non la modifica dell’articolo 38 della Costituzione?
Del resto, non è solo nel campo delle emissioni elettromagnetiche che stiamo assistendo al processo di censura di ogni dibattito scientifico serio e indipendente.
E’ indicativo a questo proposito il fatto che l’istanza di moratoria sul 5G e l’invito ad un dibattito serio e informato portati avanti dai numerosi comitati civici locali e dalle reti nazionali vengano lapidariamente definiti “la resistenza culturale che blocca la transizione” (https://www.agendadigitale.eu/ ).
Da una parte abbiamo dunque una realtà tecnocratica, alimentata dagli interessi delle multinazionali, una “cultura” che non si fa scrupolo, in nome del profitto o di una visione di “progresso” tutta da discutere, di passare sopra la pelle degli esseri umani e del pianeta.
Dall’altra c’è la cultura umanitaria della democrazia reale, quella dei cittadini che difendono il proprio diritto alla salute e alla qualità di vita, e il proprio diritto a un’informazione libera e non manipolata.
Se la politica nel suo senso più alto, l’unico che dovrebbe perseguire, è veramente servizio ai cittadini e non ai singoli interessi economici delle aziende più quotate in borsa, noi crediamo che qui, anche sul 5G, si combatta una battaglia cruciale per la difesa della Costituzione e di tutte le norme a tutela del cittadino e dell’ambiente.
Facciamo proprio per questo a tutte le nostre amministrazioni locali, perché in questa battaglia si giocano la loro stessa autonomia e sopravvivenza.
Sconcerta leggere (ancora su https://www.agendadigitale.eu/) che il Piano Triennale (2020-2022) per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione “presenta forse un solo potenziale limite, probabilmente derivante dalla sua eccessiva adesione alle fonti del diritto internazionale” (il grassetto, naturalmente, è nostro).
La domanda che sorge spontanea è: in nome di che cosa si dovrebbe derogare all’adesione a norme di diritto internazionale?
Non è il caso qui di soffermarci oltre sul fiume di parole e definizioni, per lo più pateticamente pittoresche, con cui si vorrebbe liquidare la nostra “resistenza culturale”, dando ad intendere che i contestatori del 5G sono disadattati del terzo millennio, del tutto sprovveduti delle conoscenze informatiche e refrattarie all’uso della comunicazione digitale.
Non è certo un caso che gli allarmi sollevati a proposito del 5G e dell’inquinamento elettromagnetico terrestre vengano proprio da tecnici esperti del settore e da scienziati di tutto il mondo.
Allora ci domandiamo: a chi sono utili le frequenze 5G?
Non sarà superfluo a questo proposito ricordare che l’asta 5G appena conclusa in Italia ha portato nelle casse dello Stato 6,550 miliardi di euro, senza che questo baratto della nostra salute e del nostro ambiente sia passato al vaglio degli organi amministrativi locali e di un dibattito serio sui potenziali rischi.
In seguito a questo mercato già concluso, si vogliono ora modificare le modalità di misura sulle emissioni elettromagnetiche, alzando i limiti di 6 volt/metro stabiliti dalla normativa nazionale, già compromessi nel 2012 dal decreto Monti, che spostò i termini temporali di misura.
L’innalzamento dei limiti di potenza non può che indicare, al contrario di quanto affermano le fonti “ufficiali”, un previsto maggior consumo di energia e la previsione di ulteriori, capillari installazioni (non sarà superfluo neanche ricordare, ancora una volta, che oltre alla vera e propria invasione d’installazioni di antenne su tutto il territorio nazionale, saranno immessi in atmosfera 11936 satelliti, e tutte le specie del pianeta, in ogni luogo, saranno esposte alle radiazioni dallo spazio).
Per gli effetti sulla salute e sull’ambiente connessi al 5G e alla sovraesposizione ai campi elettromagnetici artificiali rimandiamo agli innumerevoli studi scientifici e interventi già citati nei nostri precedenti comunicati e che la “Rete Italia Senza Elettrosmog-stop 5G” sarà ben lieta di indicare a chiunque voglia informarsi (https://www.facebook.com/Rete-Italia-senza-Elettrosmog-Stop-5g-2354935248087240).
Per tutto quanto esposto, facciamo infine appello alle amministrazioni locali affinché si facciano carico di affrontare con la massima serietà e impegno le problematiche connesse al 5G e all’inquinamento elettromagnetico sul loro territorio.
Noi della Rete Italia abbiamo predisposto una petizione al fine di indurre i sindaci ad applicare il Principio di precauzione e fermare la sperimentazione 5G nonostante la normativa leva sempre più poteri ai sindaci.
Tuttavia la partita che ci vede giocare è quella relativa al diritto alla salute che ben due Sentenze del Tar di Lecce negli ultimi mesi si è pronunciato ribadendo la validità delle moratorie Stop 5G dei sindaci di Cavallino e San Nicola ma anche quelle di altri 600 comuni in tutta Italia.
Si ricorda all’Amministrazione Comunale di Catania che il 5 agosto 2019 è stata votata e approvata una mozione presentata dal Consigliere Bottino su richiesta del Comitato Cittadino Vulcania, che aveva per oggetto “esame ed espressione di parere sull’applicazione del principio di precauzione, prevenzione e salute pubblica relativamente alle SRB (Stazione Radio Base), esposizione ai campi elettromagnetici e moratoria al 5G”.
E’ passato quasi un anno e mezzo, si continua ancora a ignorare il problema.
Costatiamo con estrema costernazione che la Giunta del Comune di Catania sembra volersi avviare verso un totale sdoganamento del 5G sul territorio, incurante delle preoccupazioni espresse da molti cittadini, anche tramite una raccolta di 1000 firme.
L’Amministrazione comunale di Catania sta sottovalutato la questione nell’interesse generale, senza guardare alle generazioni future.
Il Comitato Cittadino Vulcania, da anni, opera in difesa dei diritti di ogni cittadino promuovendo una corretta informazione atta a sensibilizzare e diffondere dati aggiornati al pubblico, cercando di mettere in evidenza le caratteristiche cruciali di quella che è una vera e propria rivoluzione culturale, ancor prima che tecnologica.
Per finire, a noi associazioni e comitati, nella fattispecie Rete Italia senza Elettrosmog-stop 5G, spetta credere ancora in una Politica e una Giustizia onesta e chiedere con maggiore determinazione che siano entrambe fedeli ai dettami costituzionali attualmente largamente disattese.
Ti potrebbe interessare anche —->>