BUSTO ARSIZIO – FATTURE FALSE PER LA ‘NDRANGHETA: IN GALERA CONSIGLIERE COMUNALE.
Ancora un'operazione di polizia contro la 'ndrangheta ormai penetrata nel tessuto sociale e produttivo di diverse aree del Nord Italia. Fatture false per sostenere le cosche e politici collusi sono alla base dell'inchiesta avviata dalla Procura di Milano per contrastare la criminalità organizzata
Busto Arsizio – Continuano incessanti le operazioni di polizia e magistratura nell’ambito del contrasto alle mafie specie nel settore dei rifiuti. A finire in manette, a seguito dell’inchiesta del Pm di Milano Silvia Bonardi sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, sono state cinque persone fra cui Paolo Efrem, eletto nel consiglio comunale con Busto Grande poi confluita nel movimento del governatore Attilio Fontana parallelo alla Lega. L’uomo è accusato di aver emesso fatture false per 100mila euro in favore della cosca di Legnano-Lonate Pozzolo che estorceva il denaro ad un imprenditore.
Il Gip Sara Cipolla ritiene che il giovane politico abbia “spiccata pericolosità sociale” in uno con “stabili collegamenti” con “primari ambienti della criminalità organizzata“, tra cui l’uomo legato alla cosca del boss Vincenzo Rispoli che avrebbe organizzato “la campagna elettorale” poi finita con l’elezione di Efrem. Le indagini sono state avviate anche sulla scorta delle dichiarazioni di Matteo Molinari, imprenditore della Smr Ecologia, azienda di trattamento rifiuti, a sua volta vittima delle infiltrazione delle cosche. Secondo l’accusa, Efrem con “estrema disinvoltura” metteva in atto una “sistematica emissione di fatture false” affinchè Molinari tirasse fuori un bel gruzzolo. Pare infatti che nelle tasche della cosca siano finiti circa 100mila euro utilizzati per pagare “spese di viaggio e di soggiorno” nel Nord Italia per i familiari di Silvio Farao, presunto boss della ‘ndrangheta detenuto al 41bis. Ma non è tutto. Dall’inchiesta risulterebbe anche una certa “opacità” di altre relazioni di Efrem con alti ambientidella politica locale”, rappresentati da Carmine Gorrasi, arrestato nell’inchiesta ‘mensa dei poveri‘ sull’ex responsabile di Forza Italia a Varese, Nino Caianiello.
Le ordinanze di custodia in carcere, per i reati di estorsione ed emissione di false fatture con l’aggravante del metodo mafioso, è stata eseguita dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e dal Nipaaf dei carabinieri forestali di Milano. In un comunicato, siglato dal procuratore Francesco Greco, gli inquirenti evidenziano che il consigliere arrestato è risultato “collegato con esponenti” della locale ‘ndrina capeggiata da Vincenzo Rispoli, storico esponente della mafia calabrese in Nord Italia ed imputato nel processo ‘Krimisa‘ ancora in corso. L’imprenditore della Smr ha scelto poi di collaborare con gli inquirenti, dopo l’arresto, e questo ha permesso di “ricostruire il contesto estorsivo“. Tra il 2014 e il 2018 l’imprenditore “è stato costretto ad erogare utilità di vario tipo”, ovvero soldi ma anche “assunzioni di personale” a favore della cosca.
Dalle indagini delle Fiamme Gialle è emerso come la maggior parte dei pagamenti alle cosche avvenisse tramite “fondi ad hoc creati, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per fittizie consulente, dalla ditta individuale di un compiacente componente del consiglio comunale di Busto Arsizio”. Che sarebbe Paolo Efrem accusato per l’appunto di aver emesso fatture farlocche per 100mila euro. In atti si legge che il politico sarebbe stato anche “l’autista tuttofare” di Daniele Frustillo, anche lui arrestato perché legato alla cosca. Lo stesso consigliere, assieme a Frustillo, accompagnava in macchina i “parenti di Silvio Farao” che andavano a trovarlo quando era detenuto a Novara. Soggiorni pagati coi ‘fondi neri’ creati proprio con quelle fatture false che lo stesso Efrem avrebbe emesso con tanta disinvoltura.
Il Gip Sara Cipolla ritiene che il giovane politico abbia “spiccata pericolosità sociale” in uno con “stabili collegamenti” con “primari ambienti della criminalità organizzata“, tra cui l’uomo legato alla cosca del boss Vincenzo Rispoli che avrebbe organizzato “la campagna elettorale” poi finita con l’elezione di Efrem. Le indagini sono state avviate anche sulla scorta delle dichiarazioni di Matteo Molinari, imprenditore della Smr Ecologia, azienda di trattamento rifiuti, a sua volta vittima delle infiltrazione delle cosche. Secondo l’accusa, Efrem con “estrema disinvoltura” metteva in atto una “sistematica emissione di fatture false” affinchè Molinari tirasse fuori un bel gruzzolo. Pare infatti che nelle tasche della cosca siano finiti circa 100mila euro utilizzati per pagare “spese di viaggio e di soggiorno” nel Nord Italia per i familiari di Silvio Farao, presunto boss della ‘ndrangheta detenuto al 41bis. Ma non è tutto. Dall’inchiesta risulterebbe anche una certa “opacità” di altre relazioni di Efrem con alti ambienti della politica locale”, rappresentati da Carmine Gorrasi, arrestato nell’inchiesta ‘mensa dei poveri‘ sull’ex responsabile di Forza Italia a Varese, Nino Caianiello.
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