L’allarme per gli indiscriminati prelievi d’acqua proviene dagli abitanti della Val di Sole, in Trentino, ed è stato appoggiato dal Comitato permanente di Difesa delle acque della stessa Regione. Purtroppo non c’è giorno che nel nostro Bel Paese non si registrino scandali ambientali. Ma cittadini, comitati e ambientalisti levano forte la loro voce contro chi sfrutta il territorio. E le petizioni contano migliaia di firme.
Roma – In Italia ormai gli scandali ambientali sono all’ordine del giorno, purtroppo. Ricordiamo quello in cui nel maggio scorso, un dipendente della WTE s.r.l. – azienda sotto inchiesta per lo spandimento di fanghi e gessi spacciati per fertilizzanti e smaltiti su circa 3.000 ettari di terreni agricoli nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – intercettato, rideva al pensiero che un bambino avrebbe mangiato una pannocchia cresciuta sopra quella melma velenosa.
In questo contesto sono passate sotto silenzio iniziative da parte di cittadini per la salvaguardia del territorio. Com’è ovvio che sia, fa più notizia uno scandalo che una petizione. E’ quello che hanno fatto gli abitanti della Val di Sole in Trentino Alto Adige, raccogliendo ben 30.182 firme, depositate alla Presidenza del Consiglio Provinciale di Trento.
“Stop a nuovi prelievi idrici sul torrente Noce!” è stato il titolo della petizione e questo è l’obiettivo. Ovvero una richiesta di un provvedimento normativo per fermare nuovi e insostenibili prelievi idrici a scopo idroelettrico e irriguo nel bacino del Noce in Val di Sole e per evitare lo sfruttamento di un bene pubblico e comune come l’acqua da parte di soggetti privati, in tutto il Trentino.
La petizione è stata appoggiata anche dal Comitato permanente di Difesa delle acque del Trentino, composto da 18 associazioni, tra cui Italia Nostra, storica associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione e SAT (Società Alpinisti Tridentini).
Il tema è molto sentito da tutta la popolazione, proprio in questo particolare momento storico con i mutamenti climatici che renderanno il prezioso liquido meno abbondante e disponibile. L’interesse per questo problema risale a qualche anno. Nell’agosto del 2016, si effettuò la marcia fluviale in difesa del fiume Noce e dei suoi affluenti.
Nei tre anni successivi, la Provincia respinse nuove richieste di derivazione d’acqua. In particolare, non fu concesso il prelievo dall’affluente Rabbies al Consorzio di Miglioramento Fondiario della Val di Non.
Tuttavia, bisogna stare in campana, perché si è sparsa la voce di una derivazione d’acqua in Val di Pejo, per 600 litri d’acqua, per l’irrigazione dei poderi nonesi.
Una curiosità da evidenziare: molte firme della petizione sono state apposte da turisti, soprattutto quelli che popolano i centri rafting della Val di Sole e dai tesserati CAI (Club Alpino Italiano) in solidarietà con la SAT.
Da una rapida occhiata sull’informazione locale, è emersa la gestione oculata degli enti locali per consentire la navigabilità del torrente. Ciò ha consentito alla Valle di avere uno dei corsi d’acqua più belli delle Alpi, sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale e naturalistico che per gli appassionati di attività sportiva all’aperto.
C’è da dire che il fiume Noce riesce a gestire in maniera ottimale il suo flusso d’acqua quando ci sono periodi di grama, grazie ai bacini di raccolta delle dighe di Pian Palù e del Careser, che trattengono in quota l’acqua durante le stagioni più piovose.
Ma non bisogna dormire sugli allori, perché non di deve disporre del corso fluviale a piacimento, senza considerare conseguenze di lungo periodo di una risorsa preziosa come l’acqua. I cittadini hanno fatto la loro parte, dimostrando che la partecipazione dal basso è uno dei cardini della democrazia.
Il resto lo deve fare la politica territoriale, nel rispetto del principio si sussidiarietà. E qui son dolori, ancora nessuna risposta concreta. I cittadini restano in “fiduciosa” attesa. Campa cavallo.