La questione lavoro rappresenta un’emergenza nell’emergenza. Checché ne dicano gli annunci roboanti da boom economico del ministro Renato Brunetta. Occorrono subito investimenti economici e defiscalizzazioni per le imprese. Poi c’è la questione pensioni in picchiata per via di un parametro vecchio: una vergogna che durerà un paio di mesi ma ditelo voi ai pensionati.
Roma – Archiviata la questione Quirinale, con tutte le conseguenze che ne deriveranno, buone o cattive che siano, non rimane altro che rimboccarsi le maniche ed affrontare le questioni sanitarie, sociali ed economiche che attendono ancora una soluzione.
Quella del 2021 è stata un’estate positiva per un disoccupato su quattro in Europa. È il quadro che emerge dai dati Eurostat sul mercato del lavoro, secondo i quali 3,8 milioni di persone hanno trovato un impiego nel terzo trimestre dell’anno passato, trasferendosi dalla condizione di disoccupazione a quella di occupati.
Si tratta del 24,4% del totale dei disoccupati registrati nel secondo trimestre 2021. Se uno su quattro di loro ha trovato un impiego, tuttavia, quasi altrettanti sono passati all’inattività economica, condizione che contraddistingue chi non lavora e non è in cerca di occupazione. Sono infatti 3,7 milioni i disoccupati usciti dal mercato del lavoro tra luglio e settembre 2021, mentre altri 8 milioni sono rimasti in condizione di disoccupazione.
Il terzo trimestre 2021 è stato negativo anche per i 2,7 milioni di lavoratori che, rispetto al trimestre precedente, sono passati tra le fila dei senza lavoro. Si tratta dell’1,4% sul totale degli occupati registrati nel periodo luglio-settembre 2021. Un’ulteriore riduzione dei lavoratori attivi ha riguardato i 5,5 milioni di persone passate da un impiego all’inattività economica.
Bisogna, però, considerare che nel mese di ottobre la disoccupazione era in calo nell’Eurozona, almeno rispetto a settembre. Un cambiamento che, in termini assoluti, significa 64 mila disoccupati in meno. Secondo le stime di Eurostat, a dicembre dello scorso anno vi erano oltre 1,5 milioni di uomini e donne senza un impiego, nel territorio di circolazione della moneta unica.
L’Italia è in forte controtendenza con 52mila senza lavoro in più e un tasso al 9,4 per cento (+0,2 punti percentuali), è l’unica delle principali economie dell’area euro ad avere un dato così negativo. Numeri che si spiegano con le misure adottate all’indomani della pandemia. Durante la fase pandemica e il lockdown, il tasso di disoccupazione risulta diminuito invece di crescere in quanto molti hanno smesso di cercare lavoro, così adesso sono tornati nella lista di quanti non hanno un impiego, ma lo cercano.
Eurostat riconosce anche, non solo per l’Italia, che insistono discrepanze nel numero di disoccupati registrati con quelli reali. Nel 2021 l’Italia ha vinto in moltissimi sport, dall’atletica agli europei di calcio. Però nella disoccupazione giovanile, almeno nel secondo trimestre del 2021, il nostro Paese riesce a classificarsi ai primi posti in Europa, conquistando un dato decisamente negativo.
Infatti Il Bel Paese nel secondo trimestre del 2021 ha evidenziato una disoccupazione giovanile pari al 32,2% (il dato si riferisce a ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni), che la posiziona al terzo posto tra le nazioni del Vecchio Continente. Insomma, solo Grecia e Spagna hanno fatto peggio, prendendo come riferimento il secondo trimestre del 2021, al primo posto troviamo il Paese di Aristotele e Platone che indica un livello di disoccupazione pari al 38.5%.
Tradotto significa che tra le persone che stanno cercando un lavoro quasi quattro su dieci non lo trovano. Come detto l’Italia si classifica in terza posizione con una disoccupazione giovanile superiore al 30%: un ragazzo su tre non trova lavoro nel nostro Paese.
Altro problema riguarda il fatto che i pensionati non potranno prendere l’aumento previsto del 1,7% che sarà erogato, invece, a marzo e se tutto va bene. L’Inps ha utilizzato un parametro vecchio per il mese corrente, ovvero quello dell’1,6%. Dunque le pensioni addirittura saranno più basse. La cassa di Previdenza Sociale ha assicurato ai pensionati italiani che da marzo le pensioni saranno più congrue, in conseguenza della rivalutazione automatica con il nuovo indice di perequazione, recuperando anche le somme perdute in precedenza.