Sarà un malato marchigiano a porre fine alle proprie indicibili sofferenze. Nel rispetto delle decisioni della Corte Costituzionale, del tribunale di Ancona e del Comitato etico. Qualcosa dunque si nuove anche nel Bel Paese per quanto riguarda l’eutanasia. Un inizio che fa ben sperare per il futuro.
Roma – Eutanasia e suicidio assistito: si è aperta una nuova strada per l’Italia. Parlare di queste due importanti tematiche nel nostro Paese è molto complicato per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto la presenza della Chiesa Cattolica ha sempre inciso sulla formazione della coscienza sociale dei cittadini e, comunque stiano le cose, il tema tocca argomenti molto sensibili che hanno a che fare con la libertà di scelta e la morale di ciascun individuo.
Sta di fatto che per la prima volta è stato dato il lasciapassare ad un paziente tetraplegico marchigiano che aveva chiesto all’azienda sanitaria locale la verifica delle sue condizioni di salute. L’intento era di poter usufruire di un farmaco legale per far cessare le sue sofferenze. La procedura è stata possibile in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 in cui sono esplicitate le condizioni di non punibilità per chi offre aiuto per il suicidio assistito.
Con questa sentenza i giudici della Consulta avevano stabilito le condizioni per accedere al trattamento destinato alla morte volontaria. La decisione deve essere autonoma, libera e riferita persone che hanno bisogno di trattamento e sostegno vitale, ovvero chi è affetto da patologie irreversibili che causano patimenti fisici o psicologici intollerabili.
Si tratta, quindi, di pazienti in grado di prendere decisioni libere e consapevoli. Il paziente marchigiano è rientrato in questi parametri ma ha dovuto penare diverso tempo per vedersi riconosciuto il diritto al suicidio assistito. L’iter è stato alquanto tortuoso.
In una prima fase, infatti, l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche ha negato il consenso. In seguito ci sono state due decisioni definitive del Tribunale di Ancona e due diffide legali all’Asur Marche ed, infine, il Comitato etico ha espresso, finalmente, il parere positivo. Sono state verificate le condizioni del paziente da un gruppo di medici specialisti nominati dall’Azienda Sanitaria, confermando il possesso dei requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito. Ancora da stabilire le modalità di attuazione.
A tal riguardo Filomena Gallo, co-difensore del paziente e segretaria dell’Associazione di promozione sociale per la Libertà di Ricerca scientifica “Luca Coscioni“, ha espresso il proprio pensiero in maniera assai concreta:
“…Il Comitato etico ha preso in esame la relazione dei medici che hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabio – ha detto Gallo – il paziente è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di patimenti fisici e psichici che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; non è sua intenzione di avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda…
…E’ molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito. Ora su indicazione del paziente procederemo alla risposta all’Azienda sanitaria ed il Comitato etico, per quanto riguarda le modalità di attuazione della scelta del paziente, affinché la sentenza della Corte Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate…
…Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di auto-somministrazione del farmaco idoneo, in base alle condizioni. La sentenza della Corte Costituzionale delega alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità, previo parere del comitato etico territorialmente competente...
…Come cittadini confidiamo nel buon esito della vicenda e che, soprattutto, non ci siano intoppi all’ultimo momento, com’è costume in Italia. Perché il diritto a scegliersi la buona morte ha lo stesso valore di quello alla vita, quando quest’ultima perde qualsiasi dignità...”.
Nonostante gli entusiasmi e la determinazione di chi si batte per la buona morte la strada è ancora lunga e irta di ostacoli ma un piccolo, significativo passo è stato compiuto.