Una pagina vergognosa per l’umanità che si arricchisce di nuovi capitoli: sono in aumento infatti i bambini costretti a massacrare coetanei e intere famiglie. Legionari e guerriglieri, spesso assoldati dalle mafie internazionali, arruolano bambini che rimangono la merce più a buon mercato. Sparano per un piatto di riso e se muoiono si gettano nelle buche come animali. Tutti gli Stati del mondo dovrebbero combattere il tragico fenomeno purtroppo in ascesa.
Ci sono notizie sconvolgenti che non si vorrebbero mai dare, perché toccano nel profondo l’animo umano. La vicenda dei bambini soldato è una di queste. Il dramma mai sopito, è ritornato d’attualità con l’ultimo fatto di cronaca avvenuto in Burkina Faso, Africa occidentale.
Nel giugno scorso colpi di arma da fuoco hanno interrotto il silenzio della notte della città di Solhano. Tra gli artefici dell’agguato anche ragazzini tra i 12 e i 14 anni, utilizzati per compiere massacri di civili. Dai dati a disposizione dell’Onu e di molte Organizzazioni Non Governative, pare che il numero sia cresciuto rispetto all’anno scorso.
Si calcala che siano più di 300 mila i minori sfruttati in conflitti nel mondo. E ogni anno l’età si abbassa sempre di più. Sono stati definiti “bambini soldato“. Quando dovrebbero essere bambini e basta senza aggiungere altro. Pensare ai giochi, andare a scuola, a rincorrere aquiloni e sogni.
Invece sono piccoli e feroci guerrieri addestrati ad ammazzare, a saccheggiare con un’insensibilità morale ed affettiva che è esecrabile a qualsiasi età ma è raccapricciante alla loro. Invece di avere in mano giocattoli e/o dei libri hanno dei mitra o dei machete, succubi di fanatici e criminali sparsi in giro per il mondo nelle tante guerre che sconvolgono alcuni Paesi del Terzo mondo.
E’ la triste realtà di tanti conflitti dimenticati dai mass media e dall’opinione pubblica, perché, non sono in gioco, almeno direttamente, gli interessi economici delle potenze occidentali. Ed invece, esistono eccome in Paesi già falcidiati da misera, carestie ed epidemie e dove cresce a dismisura il numero dei bambini-militari.
Alcuni vengono addirittura rapiti per essere arruolati con la minaccia della morte, risultando vittime di un duplice crimine: rapimento dei minori e sfruttamento degli stessi a scopi bellici. Spesso subiscono violenze inaudite e vengono sottoposti all’uso di droghe, da cui si può comprendere, forse, la natura delle loro gesta efferate.
Oggi le guerre sono prevalentemente di origine etnica e religiosa. Questo comporta che, spesso, sono combattute senza alcun rispetto delle norme che regolavano i conflitti, ad esempio la Convenzione di Ginevra, con effetti rischiosi per le popolazioni civili, bambini compresi.
Da uno studio dell’Unicef, l’Organizzazione dell’ONU per la difesa dell’Infanzia, risulta che il 90% delle vittime dei conflitti interetnici sono civili, cifra che all’inizio del secolo scorso era solo del 5%. Inoltre sono utilizzate molte armi automatiche e leggere perché maneggevoli per i minori. Infine, i ragazzi-soldato non chiedono paghe, sono più facilmente controllabili.
Se i conflitti si protraggono nel tempo, c’è l’esigenza di nuove reclute per rimpiazzare le perdite. Ed ecco che si fa ricorso ai giovanissimi, evadendo i sistemi convenzionali di reclutamento, anche perché molti sono sprovvisti di documenti.
Per coloro che aderiscono alle forze armate come volontari, c’è da dire che la gran parte lo fa spinta dalla fame e dalla miseria e da una vita, in molti casi, senza affetti. Altri ancora, cresciuti in una cultura di violenza e sopraffazione, sono spinti da un desiderio di vendetta per la ferocia vista commettere contro i loro cari o la loro comunità.
La gran parte di essi provengono da individui separati dalle loro famiglie: orfani, vagabondi, figli di single. Oppure da precarie situazioni economiche e sociali: minoranze etniche, ragazzi di strada, rifugiati in campi-profughi.
Questi piccoli esseri umani sacrificati sull’altare della cupidigia degli adulti, subiscono una triplica violenza: fisica, psicologica e sociale.
Nel primo caso oltre a morire in combattimento, molti restano mutilati. Altri ancora vengono introdotti su un cammino fatto di stenti: denutriti, spesso contraggono malattie della pelle, respiratorie ed infettive come l’Aids.
Nel secondo caso gli effetti devastanti di una infanzia soppressa, l’essere stati autori e/o testimoni di atrocità inenarrabili, lasciano ferite profonde nella loro psiche. Ricorrenti risultano incubi, attacchi di panico e vari disturbi psichici, che si protraggono anche nell’età adulta. Per quanto riguarda le conseguenze di carattere sociale, sono da registrare le difficolta al reinserimento familiare, sociale e lavorativo.
Mentre noi navighiamo a vista risucchiati dalla banalità del quotidiano, basta alzare lo sguardo e guardare al di là del nostro naso per renderci conto di quante desolazioni, tristezze e tragedie abbiamo seminato per il mondo.