Non c’è reato che tenga né sentenza passata in giudicato. Il vitalizio gli spetta e guai a chi glielo tocca. E mentre il Paese stenta a ripartire e la povertà aumenta in maniera esponenziale certi onorevoli non mollano. Nonostante siano galeotti doc non vogliono saperne di rinunciare al maltolto. E c’è pure chi gli sistema le carte.
Roma – Questa è la storiella, tra serio e faceto, di un manipolo di intrepidi corsari dei procellosi mari della politica italiana che, dopo una dura battaglia, sono riusciti a recuperare il malloppo ovvero il vitalizio, loro sottratto per mano dei messaggeri della Dea Iustitia, la severa divinità della legalità.
I nostri “eroi” si erano messi in testa di imitare Indiana Jones nel famoso film “Alla ricerca dell’Arca Perduta” che si recava nella giungla del Perù alla ricerca di un antico idolo della fertilità per poi, dopo mille peripezie, mettersi in cammino alla ricerca della mitica Arca dell’Alleanza, contenente frammenti delle tavole dei 10 comandamenti dettati da Dio a Mosè.
Gli Indiana Jones odierni, molto meno poetici dell’originale e molto meno presi da afflati religiosi, più prosaicamente hanno battuto cassa pensando ai cavoli propri. Ma veniamo ai fatti.
Questo manipolo di ribaldi era stato condannato per reati molto gravi: mafia, corruzione, concussione e diversi illeciti contro la pubblica Amministrazione. Per questi motivi il Consiglio di presidenza del Senato della Repubblica aveva stabilito la cessazione dell’erogazione del vitalizio per gli ex senatori condannati in via definitiva per reati gravi.
Ora pare che la Commissione contenziosi e del Consiglio di garanzia abbia annullato quanto stabilito in precedenza, facendo cessare la “cessazione del vitalizio”. Tutto questo ambaradam dopo che il Senato, la settimana scorsa, aveva approvato mozioni di tre gruppi diversi. Miracoli della politica italiana, che è una e trina!
Le cose sono andate cosi come ve le raccontiamo di seguito. Un documento è stato presentato dall’ex maggioranza giallo-rossa ed impegna il Senato “ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, tenendo conto dei principi posti dalla normativa vigente in materia di incandidabilità, volta a disciplinare i casi di revoca del vitalizio dei senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità“.
Il centro-destra ha chiesto invece di “valutare, nelle sedi competenti, nel rispetto dei principi dell’articolo 54 della Costituzione e della legge di cui all’articolo 65 della Costituzione stessa, la disciplina dei vitalizi dei senatori in caso di irrogazione di condanne definitive per reati di particolare gravità“.
Infine la mozione di Italia Viva impegna invece “ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità“.
Codesti arzigogoli politichesi di fatto hanno restituito il vitalizio a individui condannati con sentenza passata in giudicato per reati molto gravi sia sul piano politico che morale. E non è finita qui.
Della serie “le disgrazie non arrivano mai da sole“, il Senato dovrà dare il proprio parere anche sulla gran mole di ricorsi presentati da tutti coloro a cui il vitalizio è stato ricalcolato secondo il metodo contributivo.
Potranno usufruire pure degli arretrati e brinderanno anche le vedove dei senatori passati a miglior vita, che riceveranno anche l’agognata reversibilità. Alla faccia del caciocavallo, diceva Totò.
Non c’è che dire: il nostro è proprio un gran Bel Paese. Oltre che per il clima mite, l’ottima gastronomia, gli eccellenti vini ed il patrimonio artistico-culturale, verrà ricordato anche come il pronto soccorso per la cura degli onorevoli indigenti.