Li avevano sottratti alle famiglie indigene per farne buoni cristiani e probi cittadini canadesi. Molti di loro vennero seviziati e abusati per poi essere decimati e seppelliti dentro una fossa comune. Il Santo Padre e le autorità di governo hanno chiesto scusa alle tribù indiane. Basterà per riparare a tanto orrore?
Roma – Una notizia di qualche giorno fa ha provocato orrore e disgusto nell’opinione pubblica. La comunità dei “nativi del Canada”, precisamente della British Columbia meridionale è rimasta sconvolta dal ritrovamento dei resti di 215 bimbi nei pressi di quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School.
Quest’ultima faceva parte del sistema di una rete di scuole governative amministrate dalla Chiesa cattolica. Il compito era di sottrarre i figli agli indigeni e al loro modo di vivere per “convertirli” alla cultura dominante e farli poi diventare veri canadesi.
Una macabra scoperta che i membri della minoranza etnica Tk’emlúps te Secwepemc, uno dei più grandi gruppi dei 17 in cui era divisa la nazione Secwepemc quando la colonia della British Columbia aveva istituito una riserva indiana nel 1860, avevano subodorato da tempo.
Gran parte di questa comunità viveva ad est del fiume North Thompson e ad ovest del South Thompson, nei pressi della città di Kamloops, ovvero la città “dove si incontrano i fiumi” , poi divenuta la casa di quello che era considerato il “popolo della confluenza“.
I bambini strappati alle loro famiglie spesso erano oggetto di abusi fisici e sessuali e molti di loro pagarono con la vita la loro diversità, come dimostra il macabro ritrovamento.
La Kamloops Indian Residential School, una delle più grandi del Paese, cominciò la sua funzione verso la fine del XIX secolo sotto la gestione della Chiesa cattolica.
In seguito passò sotto il controllo del Governo nella seconda metà degli anni ’60 per poi chiudere in via definitiva nel 1978. Nel 2015 un rapporto della Commissione per la verità e riconciliazione ha stabilito che ci sono state almeno 6mila morti nelle scuole, mentre molti altri non si sa che fine abbiano fatto.
Una pagina senza dubbio cruenta della storia canadese e di un fenomeno che ha riguardato oltre 150 mila bambini.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha parlato di “Un capitolo vergognoso della nostra storia” Mentre la presidente della comunità dei nativi canadesi, Rosanne Casimir, ha rincarato la dose: “E’ stato confermato quello che si vociferava tra di noi; una perdita impensabile, ma che non era stata documentata“.
C’è da dire, per dovere di cronaca, che il Governo canadese già nel 2008 con l’allora premier Stephen Harper aveva presentato le proprie scuse formali alle comunità indigene con l’avvio del processo della Commissione per la verità e la riconciliazione.
L’anno dopo il Vaticano con Papa Benedetto XVI ricevette il capo dell’Assemblea dei nativi del Canada manifestando “il dolore e l’angoscia per il deprecabile comportamento di alcuni membri della Chiesa e pregando affinché le vittime potessero ricevere conforto“.
E’ molto complicato capire quale e quanto possa essere il conforto delle preghiere invocate dal Santo Padre per centinaia di vittime innocenti a cui è stata violata l’infanzia e l’esistenza.
Ben vengano le scuse ma a noi non resta che deplorare uno dei tanti effetti nefasti del colonialismo, dell’eurocentrismo e della politica di conquista che non si sono fermati di fronte a nulla pur di soddisfare la propria cupidigia e avidità.
E meno male che si voleva esportare la civiltà. Cosa sarebbe accaduto se si fosse esportata la barbarie?