Mentre i Cinque Stelle perdono altri pezzi Giorgia Meloni alza il tiro e pretende incarichi "sensibili" per i suoi con la scusa che il controllato non può fare il controllore. La politica non cambia.
Roma – Ancora fughe di parlamentari verso altri lidi e proposte di eleggere due donne come capi-gruppo di Camera e Senato tengono in tensione tutti i partiti. Nel bene e nel male. La proposta “rosa” di Letta ha scosso il Pd ma ha trovato d’accordo Graziano del Rio per il Senato e “refrattario” alle novità in gonnella Andrea Marcucci per la Camera.
Giorgia Meloni parte all’attacco contro il governo sostenendo che al di là di qualche nome, questo governo è in perfetta continuità col precedente. Forse è cosi o forse no ma nel frattempo FdI accoglie nelle proprie fila tre ex grillini che hanno ufficializzato il loro passaggio, pardon la loro fuga, dal centro sinistra all’opposizione.
Gli ultimi transfughi, in ordine di tempo, sono la senatrice Tiziana Drago e i deputati Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri. Non si tratta di una campagna acquisti, affermano i dirigenti del partito ma i fatti li smentiscono su tutta la linea. Per questo il benvenuto di FdI è avvenuto in maniera sdolcinata con tanto di motivazione ideale alla decisione dei tre onorevoli che sarebbero passati con la Meloni per scelta politica. Almeno cosi si è detto in conferenza stampa.
La logica ci viene in soccorso, indipendentemente dai sussurri che aleggiano in via della Scrofa. Chi va via lo fa per scelta personale intravedendo vantaggi oppure perché a suo tempo non aveva votato la fiducia a Mario Draghi. Punto. Altro che ideologia e voglia di battaglie sociali.
E siccome i partiti sono tutti gli stessi Giorgia Meloni rivendica per i suoi la presidenza del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) a cui aveva fatto un pensierino anche Matteo Salvini. La leader della destra, ad ogni buon conto, ne giustifica la richiesta:”…Non viene pretesa perché si è avidi di poltrone, ma perché è una questione di democrazia. Del resto può mai essere affidata allo stesso controllore con un esponente della maggioranza del governo che deve controllare?..”. E giù risate a crepapelle da parte di tutti gli scranni che, almeno stavolta, proprio tanto torto non hanno.
Ma non basta. Sui rapporti nel centrodestra FdI afferma che non risponde al vero che la Lega si sia defilata. Così Giorgia Meloni, per dare anche un senso al ruolo di unica opposizione, torna ad attaccare il governo Draghi affermando che non vi sono ancora spiragli di crescita economica mentre la speranza di un cambiamento, tra i cittadini, sta naufragando nel mare tempestoso dell’ignavia.
Bella scoperta. E non poteva essere altrimenti visto che la maggioranza che lo sostiene è in larga parte la stessa del Conte II. Sul piano strettamente elettorale, invece, la leader destrorsa è del parere che le alleanze nel centrodestra tengono nonostante i due alleati abbiano preso strade diverse. Orbene come si può dire di stare insieme, di andare d’amore e d’accordo, se uno dei due amanti va a letto con un altro?
Su questo argomento la Meloni continua a prendere cantonate l’una dietro l’altra. Lo capirebbero anche i bambini: come può una coalizione, o sedicente tale, durante le elezioni, criticare sé stessa e ciò che è stato fatto, proponendo alternative politiche diverse, quando due partiti su tre come Forza Italia e Lega sono stati in forza al governo?
L’unico modo per farlo è quello di mascherarsi per illudere gli elettori. Nonostante il momento di enorme disagio collettivo i partiti pensano a sé stessi e alle poltrone, al potere e ai posti di comando cosi da gestire a piacimento i loro affari. La politica non è cambiata nonostante qualche accenno a nuovi schemi ancora in incubazione.
Al momento però è il solito rituale a farla da padrone. Infatti pur di uscire dall’isolamento la stessa Meloni ha sostenuto che con FI e Lega torneranno a governare il Paese nonostante i mesi trascorsi a farsi la guerra. Giorgia Meloni infatti non è meglio o peggio degli altri, è come gli altri e le sue affermazioni la dicono lunga a proposito di coerenza e valori ideali: “…Semmai mi dispiace sentire da altri toni polemici verso di noi. Abbiamo fatto scelte diverse, io rispetto le loro e mi aspetto lo stesso…”. E giù altre risate.
Infatti la rappresentante dell’opposizione è corsa subito a chiamare Enrico Letta per dargli il benvenuto alla guida del Pd: “…E’ una persona con cui c’è rispetto reciproco – ha detto Meloni – credo ci si possa confrontare civilmente sui grandi temi che riguardano tutti…”. Subito dopo, com’è nel suo stile, il capo di FdI ha aggiustato il tiro, giusto per lavarsi la faccia: “…Considero il nuovo segretario del Pd, un garante dell’attuale establishment europeo e questo sarà tra noi terreno di scontro...”.
Insomma un occhio a Cristo e uno a Maria, come si dice. O, meglio, un colpo al cerchio ed uno alla botte. Verrebbe da dire in maniera più congeniale a chi ha trasformato la politica in mercimonio. E scusatemi se è poco.
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