Allo studio nuovi sostegni economici per imprese, lavoratori ed altre categoria di lavoratori atipici. Più la seconda Cassa integrazione che potrà essere estesa sino al 31 dicembre. Sempre che sia vero.
Roma – Altro salvagente per lavoratori ed imprese è allo studio dei ministeri del Lavoro e dell’Economia. Infatti il governo sta mettendo a punto la bozza per una nuova Cassa integrazione e per riformare gli Ammortizzatori sociali. Tra le modifiche più rilevanti è prevista l’estensione dell’attuale Cig ad altre categorie di lavoro fino ad ora meno tutelate, come ad esempio i collaboratori e i lavoratori atipici. Si apre, così, un nuovo periodo di Cassa integrazione Covid-19. Con la speranza che non finisca come la precedente. L’Inps ha spiegato le prossime tappe e gli strumenti di sostegno del reddito, che da mesi sono diventati per migliaia di lavoratori un toccasana familiare nel mare della crisi economica provocata dal virus sempre alla ribalta.
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In virtù del decreto Agosto, le nuove scadenze per tutte le tipologie di Cig Covid-19 entreranno in vigore il 1° settembre. È previsto un massimo di 18 settimane, fruibili dal 13 luglio al 31 dicembre in due distinti periodi, vale a dire in due pacchetti di nove settimane ciascuno. Cioè si può fare domanda subito per le prime nove settimane, almeno quelle che vanno dal 13 luglio al 30 settembre. Successivamente sarà possibile richiedere le altre nove settimane di trattamento esteso sino al 31 dicembre. Salvo proroga.
Però questo secondo pacchetto di cassa integrazione, a differenza del primo, è però legato al confronto del fatturato al primo semestre del 2020 e di quello ottenuto nello stesso periodo dell’anno precedente. Dal confronto emerso tra questi due dati dipenderà l’entità di un contributo da versare, che va calcolato sulla retribuzione che sarebbe spettata al lavoratore, per le ore di lavoro in cassa integrazione. Sarà sufficiente allegare alla domanda (per le seconde nove settimane) di cassa integrazione un’autocertificazione in cui si attesti il risultato del confronto tra i due fatturati, cioè l’eventuale riduzione rilevata. In mancanza di questa attestazione, viene applicato un contributo del 18%. Meccanismo solo apparentemente difficile ma semplice nella pratica applicazione.
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Comunque nel dettaglio questo contributo è dovuto: al 9% se la riduzione del fatturato da un periodo all’altro è stata inferiore al 20%; al 18% se non si riscontra alcuna riduzione del fatturato. È, invece, esente dal contributo chi ha avviato l’attività dopo il 1° gennaio 2019 e chi ha avuto una riduzione del fatturato pari o superiore al 20%. Per completezza le domande vanno inviate all’Inps, a pena di decadenza, entro la fine del mese successivo a quello in cui è iniziato il periodo di sospensione o di riduzione dell’attività. Comunque si attendono ulteriori indicazioni da parte dell’istituto. Nella riforma a cui il governo sta lavorando, che dovrebbe essere resa pubblica a settembre, si aggiungono anche le riforme riguardanti Naspi e contratto di espansione.
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Infatti la Naspi, ovvero il supporto erogato ai disoccupati che abbiano maturato alcune condizioni contributive e che abbiano perso il proprio impiego contro la loro volontà, verrebbe resa più simile al reddito di cittadinanza. Il fine sarebbe di permettere a chi usufruisce del sussidio di trovare un nuovo impiego senza aspettarne il termine e trovarsi senza alcun reddito. Speriamo andrà meglio del RdC, ma visti i risultati ci sarebbe da diffidare. Eppure qualcosa si muove. Meglio così. Il contratto di espansione, invece, che ad oggi vige per le aziende con oltre 1.000 dipendenti, verrebbe allargato alle società che ne contano 500.
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Anche queste imprese potrebbero riorganizzarsi attraverso l’accompagnamento alla pensione e, contestualmente, l’acquisizione di nuova forza lavoro qualificata. In caso di conferma entro il prossimo mese, con l’accettazione dei sindacati e di tutte le parti sociali, queste novità potrebbero essere attivate rapidamente senza dover attendere la prossima legge di bilancio di dicembre. Prima, quindi, che le contromisure alla crisi, attualmente attive, terminino la loro validità.
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