GENOVA – LE CONTUMELIE DELL’ONOREVOLE RIZZONE: 600 EURO IN TASCA: UNA LEGGEREZZA.

Nel rispetto degli elettori i parlamentari che hanno incassato il contributo Inps per le partite Iva in difficoltà, avrebbero dovuto quanto meno scusarsi con umiltà. Alcuni hanno pensato bene di andare all'attacco cadendo nel ridicolo. Ed usiamo un eufemismo.

Genova – Quando si dice che hanno la faccia come… Beh, lassamo perde. Guardate dove può arrivare la fantasia dei parlamentari del nuovo partito di Grillo dopo aver intascato i 600 euro di sostegno previsti per la partite Iva in difficoltà. Abbiamo letto di tutto. Di chi ha chiesto scusa e basta. Di chi ha motivato la cattiva azione adducendo alla propria povertà incombente sino a chi se n’è fregato altamente ed ha continuato a vivere come prima, senza scomporsi. Le discolpe più stratosferiche, impossibili e davvero ridicole sino al limite dello spazio siderale sono quelle elencate, con strategia da comunicatore consumato, dall’onorevole Marco Rizzone che arriva al parossismo ponendosi domande a cui si risponde con argomentazioni da sbellicarsi dalle risate. Sino a contraddire sé stesso ed i suoi compagni di partito accusandosi (e accusandoli) di non saper redigere leggi o di doverle firmare “per forza” perchè le norme arriverebbero in Parlamento già blindate, ovvero cotte e mangiate. Non vogliamo togliervi il gusto di leggere la pantomima del parlamentare che cosi esordisce con un video postato su Facebook di cui vi facciamo un estratto incompleto ma significativo:

Alcuni onorevoli più furbi di altri.

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“…Eccomi qua, sono pronto a metterci la faccia e ad assumermi le mie responsabilità, ma anche a mettervi in guardia da chi vi sta gettando fumo negli occhi... Se avessi voluto intascarmi dei soldi, non mi sarei di certo tagliato più di 40mila euro del mio stipendio da parlamentare, che invece ho donato (insieme ai colleghi del M5S) per varie cause: dal fondo della Protezione Civile per le popolazioni colpite dalle alluvioni al fondo a sostegno del microcredito, dal fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile fino a quello per l’emergenza Covid-19. Non ha minimamente senso rinunciare a tali somme e poi pensare di arricchirsi con i 600 euro di indennizzo forfettario Inps: pensateci… è evidente che le cose sono andate diversamente…“.

E sino a qui si arrampica sugli specchi ma ci sta. Leggete più avanti:

“…Voglio fare una premessa – aggiunge su Fb l’onorevole Rizzone – pur non avendo materialmente richiesto io quanto previsto dalla legge per la mia categoria di partita Iva, non incolperò il mio commercialista dicendo che in automatico, sulla scia di altri assistiti, ha inoltrato la richiesta anche per me. Ne riconosco l’inopportunità e, consapevole che in ogni caso la responsabilità ultima è solo mia, sono pronto ad assumermela tutta e fino in fondo, come ho sempre fatto. Però ora vi assicuro che pretenderò che si vada fino in fondo su una serie di altre questioni morali anche più serie di questa leggerezza e che forse sarebbe il caso di affrontare nel rispetto di chi ci ha eletti, e chi mi conosce sa che non demordo...”.

Le leggi in Parlamento arrivano come certe porte: blindate.

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La cialtronata la chiama “leggerezza” e minaccia di andare sino in fondo su altre questioni morali: non aspettiamo altro onorevole. Ci dica, faccia nomi e circostanze. Siamo tutt’orecchi. Macchè la tiritera prosegue un po’ più lagnosa, a dire il vero. Ma nel rispetto di chi lo ha eletto:

“…A me questo tiro al piccione – ve lo devo dire – disgusta parecchio. E sapete perché? Perché significa non farsi il minimo scrupolo nel mettere alla gogna una persona pur di gettar fumo negli occhi di voi cittadini, illudervi che la colpa sia di chi in base a una legge dello Stato ottiene un contributo previsto per la sua categoria e non di chi quella legge è incapace di scriverla in modo che non vi siano eventuali distorsioni…“.

All’onorevole non piace il tiro al piccione: ne siamo lieti…

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Alla fine del secondo round L’apoteosi: la colpa non è sua e di quelli come lui che pur non avendone bisogno hanno chiesto il contributo, no affatto. La colpa è della “legge distorta“, che porta anche la loro firma, e che sarebbe stata elaborata con falle talmente ampie che chiunque poteva realizzare la medesima “fesseria” consumata dal povero onorevole Rizzone. Che prosegue, imperterrito, la sua contumelia:

“…Per come hanno raccontato la vicenda sembra quasi che io abbia tolto i soldi a chi era in difficoltàafferma Rizzone imperterrito – ma se ci pensate bene i soldi del bonus Inps alla fine sono euro uguali a quelli del bonus per ristrutturare casa o a quelli per rottamare l’auto. Volete farmi credere che nessuno dei moralizzatori abbia mai usufruito di questi soldi dello Stato perché in fondo guadagnava già abbastanza e bastava la spinta ambientalista? Quanti altri soldi ci hanno fatto perdere quegli stessi politici che ora mi attaccano con la loro incompetenza?… Qui non è stato fatto nulla di illecito, nulla di illegittimo. Tutto a norma di legge: un decreto scritto palesemente male, un decreto su cui in Parlamento nessuno dei colleghi moralizzatori è intervenuto per apportare modifiche che evitassero che l’indennizzo fosse dato ‘a pioggia’ a prescindere dal reddito…Qualcuno potrebbe dire che io per primo avrei potuto proporre di modificare il decreto ‘Cura Italia alla Camera inserendo con un emendamento dei limiti di reddito per i percettori del bonus. Peccato che – come purtroppo accade da molto tempo a questa parte – troppo spesso i provvedimenti ci arrivino blindati e immodificabili e vengono approvati a colpi di fiducia impedendoci – di fatto – la possibilità di esercitare il nostro ruolo di parlamentari. Su questo però nessuno dice mai niente… Ma questo forse interessa ormai solo ai cultori della Costituzione e pochi altri…Accusatemi pure di non aver fatto un’adeguata battaglia contro lo svilimento dell’attività parlamentare e del ruolo stesso dei parlamentari, oppure accusatemi di non aver ad esempio creato un caso mediatico dopo i bonus percepiti (anche in quel caso lecitamente) dai notai, anch’essi, seppur in altra forma, rappresentanti dello Stato – ma sui cui nomi il Garante della Privacy – chissà perché – tace…“.

…Soprattutto non parlo.

Non ci possiamo credere, ciò che snocciola l’onorevole ligure non sta né in cielo, né in terra. Eppure continua contraddicendosi per poi entrare nel pallone. Accuse e assoluzioni. Propositi e minacce. Notai e garanti. Onorevole e che cavolo: per giustificarsi non poteva starsene in silenzio o parlare soltanto per chiedere scusa? Nel frattempo anche il capoccia dell’Inps, Pasquale Tridico, ha fatto scena muta davanti alla Commissione Lavoro della Camera: i nomi dei furbastri che si sono messi in tasca i 600 euro sono top-secret. E la farsa continua. 

 

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