Se va via sono dolori ma non si candida

Il Premier ha chiarito la sua posizione: rimane al timone della nave Italia purché la maggioranza sia coesa e non litigiosa, per il bene del Bel Paese. Per chi vorrebbe Draghi alla guida di un partito di moderati il presidente del Consiglio risponde senza mezzi termini: non mi candido alle elezioni. Chi vuole intendere, intenda.

Roma – Se va via sono dolori. L’ipotesi che Draghi possa staccare la spina anticipatamente ha provocato grossi timori fra i partiti, già in corsa per le elezioni amministrative e regionali. Il Premier chiarisce le voci di “corridoio” ed afferma di non essere stanco e di non avere alcuna intenzione di abbandonare la nave in tempesta, a condizione che la maggioranza sia coerente e coesa. Condizione imprescindibile,

Mario Draghi

Il desiderio, insomma, è di governare per affrontare le emergenze secondo il mandato che il presidente della Repubblica gli ha dato ma la “stilettata” non si è fatta attendere: bisogna governare per fare le cose che servono all’Italia, senza guardare gli umori della gente e remare contro l’Esecutivo. E chi ha voluto intendere, intenda.

Quanto alla differenza tra quando era al timone della Bce ed ora a Palazzo Chigi, il Premier chiarisce ancora una volta la sua posizione: “…Anche in quel caso la situazione era molto complessa, e le decisioni riguardavano comunque un collettivo. Qui i fronti sono di una varietà straordinaria ed il numero delle sfide è maggiore. È tutto un altro lavoro, dove però l’esperienza che ho acquisito in passato aiuta tanto…”.

Infine Draghi, che viene costantemente tirato per la giacca da diversi leader che lo vorrebbero come rappresentante di una coalizione centrista, chiarisce anche che non si candiderà alle prossime elezioni nazionali.

La guerra in Ucraina avrà effetti anche sull’economia italiana.

In ogni caso le sofferenze degli italiani sono molteplici e certamente, fino adesso, non inducono ad essere ottimisti. Un dato certo è che non si è ancora in recessione, ma l’andamento della guerra potrebbe cambiare il quadro economico e sociale a breve.

Per quanto riguarda il costo delle bollette, al di là delle assicurazioni e dell’impegno di spesa di circa 20 miliardi di euro, la situazione è divenuta insopportabile per imprese e famiglie, che sono da tempo allo stremo economico.

Un dato allarmante: non si potrà preservare la crescita e l’occupazione fino a quando il caro bollette, l’aumento del carburante, delle tasse, degli alimenti e dei molteplici balzelli amministrativi, continueranno a lievitare senza controllo.

Carovita: i prezzi raddoppiano, gli stipendi no.

Adesso in sede europea si dovrà vagliare la proposta italiana di un tetto al prezzo del gas, per dare respiro alle economie dei singoli Stati. In sostanza calmierare il prezzo del gas sarebbe, da un lato, un modo per rafforzare le sanzioni e al tempo stesso per contenere i costi europei a coloro che le impongono.

Solo cosi si potrà evitare la dipendenza dal gas russo, divenuta per certi versi una sudditanza politica. Nello stesso tempo però ci espone ad una programmazione temporale di lunga durata che comporterà, inevitabilmente, ulteriori sacrifici. L’unica strategia che sembra percorribile a medio termine è quella di diversificare le fonti di energia e trovare nuovi fornitori come in effetti si sta facendo.

L’UE cerca nuovi fornitori di gas per superare la dipendenza energetica dalla Russia.

Intanto continua il testa a testa tra Pd e Fratelli d’Italia nelle intenzioni di voto, almeno secondo il sondaggio Euromedia. Il Pd con il 21,7% (+0.1 dall’ultimo dato del 22 marzo scorso) risulta essere il primo partito italiano, seguito da Fratelli d’Italia con il 21,5% (+ 0,1%). La Lega con il 15,9% (-0,4%) si posiziona alla terza posizione.

Quarto il M5S con il 12,3% (-0,2%). Resiste Forza Italia all’8,5% (+0,4%), seguita da +Europa/Azione che scende al 4,7% (-0,1%). Per l’Italia con Paragone-Italexit sale al 3,5% (+1,2%), mentre Italia Viva si attesterebbe al 2,3% (-0,2%). Sale al 2,1% la Federazione dei Verdi (+0,1%), a seguire MDP-Art 1 che va all’ 1,9% (+0,1%), mentre Sinistra Italiana cala all’1,5% (-0,1%).

Il Centrodestra, composto da FdI-Lega-FI- ed altri, raggiungerebbe così il 47%, mentre il Centrosinistra, rappresentato da Pd-M5S-Mdp- Art.1-SI, sarebbe al 37.4%.

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