Chi punta sul Conte 3 dovrebbe consentire una maggioranza forte e coesa. L'altra possibilità, quella concreta, è rappresentata da Renzi. Occorre un atto di umiltà ma Conte pare non sia affatto disposto a cedere. Forse.
Roma – Terzo giorno di consultazioni al Quirinale per la formazione di un nuovo Governo. Dopo i presidenti delle Camere, Mattarella ha ricevuto i partiti tra cui Iv e Pd. Oggi tocca a M5s, Lega, Fi e Fdi.
Nessuna novità al momento tranne una certa idea di conferire a Conte il terzo mandato purché vi sia una maggioranza più ampia. Ovvero tutto come prima. Nel frattempo il neonato partito degli “Europeisti-Maie-Centro democratico”, ovvero il partito dei disponibili, ha mosso i primi passi dichiarandosi pronto a sostenere un nuovo governo Conte, qualora si riuscisse nell’intento, o qualunque altro governo nell’interesse del Paese.
I componenti sono 10, ancora troppo pochi per garantire quella maggioranza solida richiesta da Sergio Mattarella per dare il reincarico al premier dimissionario. La maggioranza resta infatti al Senato, intorno a quota 156. Numeri insufficienti per assicurare stabilità ed efficienza parlamentare.
Infatti per arrivare alla maggioranza assoluta di 161 voti servirebbero almeno altri cinque senatori, che però al momento rimangono nascosti, anche se cominciano ad arrivare congrue speranze da Forza Italia. Comunque è già partita, da mercoledì scorso, la macchina ormai rodata degli incontri al Quirinale che, freneticamente, si concluderanno nella tarda serata di oggi.
La prassi delle consultazioni dei partiti è stata prevista per dare modo al Capo dello Stato di scegliere la persona che possa avere la fiducia delle Camere. I colloqui vengono attuati ad inizio legislatura, per le crisi di Governo e in caso di sfiducia in Parlamento.
Per consuetudine il capo dello Stato ascolta anche i presidenti delle Camere e gli ex presidenti della Repubblica. Quelle che si sono aperte mercoledì 27 gennaio sono le quarte consultazioni da Capo dello Stato per il nostro presidente della Repubblica.
Le precedenti portarono alla formazione del governo Gentiloni nel dicembre 2016 e le altre due per gli esecutivi Conte 1, M5s e Lega, in carica dal 1° giugno 2018, e Conte 2 dal 5 settembre, di centro-sinistra, sempre con il M5S.
Non è una semplice, anche se collaudata, passerella mediatica. Mattarella si attende dai gruppi politici non tanto un giudizio sul “premier dimissionario”, quanto le intenzioni su chi potrebbe eventualmente succedergli, con quali programmi e, soprattutto, con quali numeri per la maggioranza.
Per quanto riguarda il “rassemblement” di neo costituzione al Senato, annunciato con grande interesse a suon di pifferi e tamburi, si è dovuta aggiungere la senatrice Pd Tatjana Rojc, al fine di raggiungere il numero minimo di 10 componenti, indispensabile per costituire un nuovo gruppo.
Questo la dice lunga sulla tenuta della nuova fisionomia dell’agglomerato parlamentare. I numeri di Palazzo Madama, sino ad ora, rimangono grosso modo gli stessi dell’ultima fiducia che era arrivata a quota 156, con il contributo dei tre senatori a vita.
Considerata l’assenza di un senatore grillino, malato di Covid, la maggioranza per Conte si ferma per ora a 154. Al di là del nuovo gruppo è dunque necessario ottenere nuove adesioni che, nell’incertezza dell’attuale quadro, non si fanno avanti.
Mentre invece arrivano i primi “distinguo” da parte del sottosegretario Ricardo Merlo, il quale non vuole essere chiamato responsabile perché già da prima la fiducia al governo Conte era stata concessa a piene mani. Il nuovo gruppo, sottolinea l’esponente del Maie, è formato da persone che hanno in comune una chiara visione europeista e che credono nel progetto per l’Italia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Il limite, infatti, è proprio questo: poiché quasi tutti i componenti del “novello raggruppamento” votavano secondo le indicazioni della precedente maggioranza, nessun passo avanti è stato fatto, al di là dei proclami sventolati come un mantra.
Piaccia o no affinché il puzzle di questa crisi al buio cominci a definirsi, occorrerà allearsi con i rappresentanti del partito di Matteo Renzi. Il resto è perdita di tempo.
In ogni caso numerosi parlamentari sono già al lavoro per andare oltre Conte. Sperando in un governo di “ammucchiata nazionale” che potrà finalmente vedere i moderati sul palcoscenico a dare spettacolo, con numeri importanti. Il M5S sarebbe d’accordo purché possa ridare le carte. Per meglio dire piazzare nuovi esponenti grillini in Consiglio dei Ministri per sedare rivolte interne, invidie e colpi di coda.
Così se il Conte ter non avesse futuro, il presidente della Repubblica potrebbe prendersi una rapida pausa di riflessione, convocare un secondo giro di consultazioni e conferire un incarico esplorativo ad una figura istituzionale. Oppure anche a chi, al termine dell’esplorazione, possa a sua volta risultare incaricato.
Il traguardo finale sembra ancora distante e chi lo taglierà non è certo scontato. I cittadini italiani rimangono in attesa di ben altre decisioni, considerato che i gravissimi problemi sociali da risolvere si moltiplicano in maniera esponenziale da Nord a Sud.
L’incertezza sta cominciando a trasformarsi sempre di più in preoccupazione che provoca disagio e malessere a migliaia di famiglie. Sarebbe meglio non tirare ulteriormente la corda.
Ti potrebbe interessare anche —->>