Al posto di occuparsi seriamente delle emergenze del Paese c'è chi pensa ad ammaliare transfughi e scontenti del movimento di Grillo. Ci riuscirà il pifferaio di Pontida?
Roma – Matteo Salvini corteggia i 5 Stelle, vuole elezioni anticipate, una interlocuzione con Conte e detta la “road map“. Senza se e senza ma. Così pur non avendo vinto le elezioni (perché non le ha vinte, alla stessa maniera del corteggiato) chiede il voto anticipato come un vecchio disco che s’impunta sulla stessa nota per via della “testina” o del solco consumati.
Infatti il cantastorie leghista invoca l’aiuto del Capo dello Stato per concordare un percorso che conduca subito alle urne. Salvini, in sostanza, lancia una sfida piuttosto provocatoria: “…Conte farebbe bene ad aprire una riflessione con la sua maggioranza e con l’opposizione, sotto la supervisione del Quirinale, per costruire un percorso concordato e senza strappi che porti alle elezioni politiche...”. Don Matteo del Carroccio sottolinea, peraltro, che si dovrebbe votare almeno prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato.
Considerato il “semestre bianco“, che inizierà a fine luglio 2021, si potrebbe tornare alle urne entro il mese di giugno del prossimo anno. Non solo ma la pretesa sarebbe quella che l’iniziativa partisse dalla stessa maggioranza, con cui il capo della Lega si dice pronto a dialogare su un argomento di vitale importanza: come far tornare in equilibrio il rapporto reale tra il Paese e le sue istituzioni. Incredibile.
L’ex ministro, come se non fosse mai stato nella stanza dei bottoni, afferma che ci sono delle priorità sempre più urgenti, in termini di lavoro e sicurezza, che non possono continuare ad essere così distanti dalla quotidianità dunque dalla gente. Sembra di ascoltare il solito refrain populista, generico e nebuloso tanto da non comprenderne più il significato. Insomma sempre le stesse cose di cui tutti gli italiani hanno pieni i cabbasisi, tanto per ricordare Moltalbano.
Il vero motivo di siffatta solerzia sta nella smodata voglia, comune a tutti, di ri-accaparrarsi un dicastero. Un posto di potere dove fare e disfare a piacimento. Altro che interessi del Paese. Quanto ai disaccordi interni al Movimento 5 Stelle, il leader della Lega dice di guardarli con rispetto perché questa sorta di brutta bagarre sta provocando disappunto e diffidenza in migliaia di cittadini che nel movimento di Beppe Grillo avevano riposto sincere speranze di cambiamento.
Pertanto nonostante l’incomprensibile gesto del “Papeete” del Nord, il partito di Grillo non si è rassegnato alla perdita leghista ed al nuovo rapporto con il Pd. Parola di Salvini. Così il segretario della Lega ricorda, come un innamorato alla sua ex che non intende riabbracciarlo, che per tutta la durata del governo scorso i 5 Stelle non sono stati affatto fedeli alleati, votando molti provvedimenti che non facevano parte delle battaglie storiche della Lega.
Non ultima quella per il taglio dei parlamentari che “i lumbard” in aula avevano votato quattro volte, prima di arrivare al referendum, fatto questo che ha certamente contribuito al risultato di lunedì scorso. E allora il cantastorie torna a suonare il flauto magico, come il pifferaio di Hamelin, nel tentativo di ammaliare quanto meno i più delusi dei grillini. Anche quelli che se la sono squagliata nel Gruppo Misto:
“…Le porte della Lega sono aperte a chiunque voglia rimboccarsi le maniche per costruire un futuro di libertà per il nostro Paese e per i nostri figli...”, suona Salvini a pieni polmoni dirigendo il piffero verso le orecchie dei 5 Stelle stanchi del comico genovese e di Di Maio.
Ma c’è di più: l’appello di Salvini è rivolto, soprattutto, ai tanti attivisti delusi che operano nelle periferie. Sono loro che potrebbero diventare la nuova manovalanza della Lega. I topini-grillini seguiranno il pifferaio di Pontida? Si vedrà a breve.
Sulla riforma del sistema elettorale l’ex ministro dell’Interno sostiene che prima si va al voto, prima gli italiani saranno governati da chi le elezioni le vince e non da chi le perde sistematicamente. Il solito “ritornello” della legittimazione popolare.
Purtroppo proprio in questi casi solo la conoscenza della Costituzione e del sistema elettorale gioverebbe a fare comprendere la malizia, se non la malafede, di certe affermazioni come l’ultima boutade leghista. Strategie di comunicazione. Fumo senza arrosto. Se ne sono accorti tutti e da tempo. Che sfacelo.
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