Scaramucce e scontri sono il pepe della politica ma noi non ce lo possiamo più permettere. La situazione generale è drammatica e se interverranno rimedi seri si corre il rischio di scontarsi con guai peggiori del Covid.
Roma – Le reazioni non si fanno attendere. Anche il Pd, attraverso Luigi Zanda, ex Dc passato poi nella fila dei democratici, fa sentire la sua voce azzardando una considerazione: “…Conte avrebbe dovuto aprire la verifica mesi fa – dice Zanda – al punto in cui sono arrivate le cose è difficile che si vada avanti senza un chiarimento vero, nei contenuti e sulla struttura del governo…”.
Non si sa se le affermazioni del senatore piddino riflettono la visione dell’attuale momento storico del partito di Zingaretti, in ogni caso è una riflessione da condividere, specialmente se personale. Renzi ha comportamenti urticanti che possono anche non piacere, però anche se il suo modo di fare politica è sgradevole, al limite pure arrogante, non sono da biasimare le proposte che come Italia Viva poggia sul tavolo del governo.
Renzi e Conte hanno due approcci alla politica diametralmente opposti, come agli antipodi sono i sondaggi per il loro gradimento. I governi di coalizione sono molto faticosi e chi li presiede deve sapere che il confronto anche rude con i partiti che lo sostengono deve essere non solo quotidiano ma mirato alla condivisione nei modi e nei termini più opportuni.
Su questo Renzi non può dare lezioni, proprio per il suo modo di porsi che negli anni abbiamo avuto modo di apprezzare o disprezzare. Conte, seppur neofita della politica, non può prescindere dall’appoggio delle altre forze di maggioranza. Prima che accada l’ineluttabile il presidente del Consiglio dovrebbe aprirsi ad un vero confronto con i partiti, anche secondo il parere del senatore Zanda, in modo tale che le fratture, provocate ad arte da Renzi, si possano ridurre con pazienza nel tentativo di ricomporle almeno nel merito.
In ogni caso la democrazia è democrazia e come tale non bisogna mai temere le elezioni. Però se si vuole essere davvero seri l’appuntamento ormai indifferibile è quello della stesura del nuovo piano programmatico per l’impiego dei 209 miliardi europei. L’augurio che tutti gli italiani si fanno è quello di vedere lievitare Pil e occupazione in uno con nuovi sostegni contro la povertà dilagante.
Di contro il debito pubblico aumenta vertiginosamente e non sempre per impieghi diciamo “concreti“ e di pubblica utilità. Il tema del Mes, come se non bastasse, è un’altra questione che deve essere risolta al più presto. E senza ulteriori dilazioni: o dentro, o fuori. L’Italia, infatti, ha bisogno di una sanità d’eccellenza e se questi miliardi possono contribuire a migliorare e rendere efficiente il servizio sanitario pubblico, allora che ci si muova per tempo.
Per quanto riguarda la delega ai “Servizi Segreti”, altra obiezione sollevata da Renzi contro Conte, non si può affrontare il problema con il “manuale Cencelli” in mano perché si darebbe un brutto segnale al Paese, prestando il fianco alle più svariate congetture. In questo caso è legittimo pensare che dietro la delega all’Intelligence ruotino interessi non tanto a favore della collettività nazionale, quanto per scopi molto più personalistici in termini di informazioni e quant’altro.
Cattiverie a parte i Servizi sono il punto nevralgico e delicatissimo dell’apparato di sicurezza dello Stato e non dovrebbero mai entrare nella sfida politica su giornali e talk show. Conte ha tutto il diritto di tenersi la competenza perché la legge è dalla sua ma farebbe meglio a cederlo quel timone magari individuando un esperto del settore da impiegare a tempo pieno. La Security è un campo minato, oltre che dagli equilibri delicati, e necessita di un vertice che ci si dedichi a tutto tondo.
Ormai sono molti anni che la politica italiana ha il fiato corto. E questa lacuna, specie con una probabile crisi di governo alle porte, non può essere colmata, men che meno gestita, dai soliti transfughi, definiti “responsabili”. Basta solo ricordare che cosa viene in mente quando si pronuncia questo termine.
L’unica certezza è che il vocabolo non evoca certo la figura di persone consapevoli delle proprie azioni nell’interesse dello Stato ma suscita ricordi di opportunismi partitici che credevamo, ma è solo apparenza, morti e sepolti. In momenti di emergenza come quelli che stiamo attraversando ormai da un anno servono governi di professionisti competenti e solide maggioranze, senza alchimie. I
Se non andremo verso questa direzione il Bel Paese arretrerà ancora facendo schizzare al rialzo disoccupazione e disagio sociale, già giunti ai massimi storici. Intanto dal 7 gennaio si torna alle regioni a colori ma sono ormai certe ulteriori restrizioni su tutto il territorio nazionale che dovrebbero appesantire le disposizioni sulle zone arancioni.
La curva dei contagi è in crescita (nonostante i dati siamo ormai confusionari e sempre meno chiari con l’aggiunta di quelli dei soggetti vaccinati e delle dosi in arrivo nel nostro Paese) dunque il Governo mette in campo le solite contromisure con limitazioni soprattutto nella mobilità e nell’apertura e chiusura delle grandi strutture commerciali specie nei week-end. Il prossimo che mi parla di auguri per il nuovo anno si becca un calcio in fronte.
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