Le categorie a rischio chiusura definitiva attendono con ansia i sostegni promessi dallo Stato a partire dal 15 novembre. Speriamo che non arrivino a singhiozzo come quelli della scorsa primavera, parte ancora in distribuzione.
Roma – Dopo la classificazione delle regioni in base ai fattori di rischio, definiti dai 21 parametri stabiliti dal ministero della Salute, si sta lavorando ad un secondo decreto ricco di ulteriori agevolazioni. Infatti il viceministro all’Economia Antonio Misiani ha spiegato che l’impegno maggiore è per sostenere ed aiutare le attività economiche interessate al nuovo provvedimento restrittivo, analogamente a quanto si è già fatto con il primo decreto ristoro.
Non solo. È possibile che le sovvenzioni si allarghino anche a partite Iva e artigiani. Così emanato quest’ulteriore provvedimento di novembre, il Governo che aveva dato già il via libera al “decreto Ristori” da 5,4 miliardi, adesso si accinge a sfiorare i due miliardi con il “Ristori bis”, su cui Conte e i suoi stanno lavorando in vista della nuova stretta introdotta dal Dpcm operativo dalla scorsa mezzanotte.
In ogni caso si intende procedere, innanzitutto, con i sostegni nelle aree più colpite, quelle cioè che subiranno un lockdown quasi totale, Lombardia in testa. Si tratta solo di capire come e in quanto tempo gli aiuti arriveranno sul conto corrente delle categorie colpite nel tentativo di arginare la seconda ondata di contagi. Tutti chiedono tempi stretti e soldi “maledetti e subito“.
L’unica differenza da rilevare, rispetto alla “prima edizione” del fondo perduto introdotta dal decreto Rilancio, è che in questi casi il ristoro sarà svincolato dalla perdita di fatturato. Non è cosa da poco. Comunque le misure contenute nel provvedimento si applicheranno già dal 29 ottobre. Il decreto Ristori, difatti, è stato pubblicato in una edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale poi diffusa nella notte del 28 ultimo scorso.
Nel testo sono indicate, attraverso i codici Ateco, le 53 categorie che otterranno i nuovi contributi a fondo perduto previsti dal provvedimento. I tempi dell’accredito si prevedono veloci ma questo lo sapremo a breve. Infatti nella fase di stesura del provvedimento il ministro Gualtieri ha incontrato le categorie travolte dalla stretta ed ha chiarito che per chi ha già ottenuto nei mesi scorsi l’indennizzo, attraverso il decotto decreto Rilancio, il riconoscimento dei nuovi fondi sarà automatico e arriverà con bonifico sul conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate entro il 15 novembre.
Per tutti gli altri, ossia quelli che pur rientrando nella tabella delle attività individuate con i codici Ateco, non hanno fatto domanda per ricevere il contributo a fondo perduto, previsto dal decreto Rilancio, perché magari avevano un volume d’affari e corrispettivi sopra i cinque milioni, ci sarà una nuova domanda da inoltrare, tramite il canale dedicato dell’Agenzia delle Entrate.
Per questi casi, invece, l’importo dovrebbe arrivare entro metà di dicembre, salvo imprevisti. In ogni caso per venire incontro alle difficoltà del momento sono previste nuove scadenze. Così dal punto di vista fiscale, il provvedimento prevede la proroga al 10 dicembre di quest’anno del termine per la presentazione del modello 770 da parte dei datori di lavoro e la sospensione della seconda rata Imu del 16 dicembre prossimo per gli immobili e le pertinenze in cui si esercitano le attività indicate nella tabella dei codici Ateco.
Il decreto estende ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020 il credito di imposta per i canoni di locazione e di affitto d’azienda già previsti dal decreto Rilancio. Se confermato rispetto alla prima edizione, il credito di imposta sarà del 60% dei canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e del 30% per gli affitti d’azienda.
Un’altra agevolazione, da non sottovalutare, è quella che prevede sei settimane in più di Cassa integrazione di emergenza, le quali possono essere utilizzate dal 16 novembre al 31 gennaio. Poi considerato che i furbi sono dietro l’angolo è chiaro che i ristori a fondo perduto spettano alle sole attività con partita Iva attiva alla data del 25 ottobre 2020. Negli ultimi giorni infatti vi sono stati troppi inizi di attività ed aperture di partite Iva oltre a numerose modifiche sospette dei codici Ateco.
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