SCADENZE FISCALI: LO SPAURACCHIO DI GIUGNO

Le proroghe, a seguito dell’emergenza moltiplicano le scadenze dei versamenti di maggio e giugno. Alla fitta agenda delle nuove scadenze si aggiunge anche quella probabilmente più impegnativa dell’anno, in scadenza il 30 giugno 2020, cioè il versamento a saldo delle imposte e dei contributi dovuti per il 2019 ed il primo acconto per il 2020, in relazione ai modelli Redditi e Irap 2020.

La cicatrice che la pandemia del coronavirus lascerà sull’economia italiana sarà un Pil che crollerà di circa il 9%. Con una recessione chiara ed univoca ed un reddito pro-capite in ribasso oltre la soglia della povertà per imprenditori, commercianti e professionisti, non si può continuare a chiedere agli italiani, entro il mese di giugno, di pagare i diversi balzelli fiscali, alcuni dei quali stabiliti con la prima ordinanza. I tempi per la ripartenza sono lunghi e faticosi così, se si vuole salvare la dignità di tutti, altrettanto a lungo termine devono essere dilazionati i pagamenti ordinari.

I tributi rinviati al 30 giugno 2020 sono le ritenute alla fonte operate sui redditi di lavoro dipendente e assimilato comprese le relative addizionali e l’Iva di qualunque periodo essa sia. Inoltre sono rinviati i contributi previdenziali, assistenziali ed i premi per l’assicurazione obbligatoria. Nessun altro versamento è sospeso.

Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri

Le proroghe, a seguito dell’emergenza da Covid- 19, moltiplicano le scadenze dei versamenti di maggio e giugno. Alla fitta agenda delle nuove scadenze si aggiunge, tra l’altro, anche quella probabilmente più impegnativa dell’anno, in scadenza il 30 giugno 2020, cioè il versamento a saldo delle imposte e dei contributi dovuti per il 2019 ed il primo acconto per il 2020, in relazione ai modelli Redditi e Irap 2020.

I decreti approvati dal Governo che in prima battuta avevano riguardato le sole zone rosse, cioè i comuni identificati dal decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020, si sono poi rivolti a tutto il territorio nazionale, con un susseguirsi di misure volte sia al contenimento del contagio che agli effetti economici e fiscali che tali restrizioni hanno comportato.
Tra le date da ricordare troviamo, quindi, il 5 maggio 2020 per i dati del 730 e del Modello Redditi precompilato 2020 da parte dell’agenzia delle Entrate ed entro il 30 settembre 2020, il termine di presentazione del 730/2020, per l’anno d’imposta 2019.
Tra le tante incombenze c’è l’articolo 17 del decreto ministeriale del 31 maggio 1999 n. 164, modificato dal sopra citato D.L. n.124, che sancisce lo scadenzario delle trasmissioni telematiche ai sistemi dell’amministrazione finanziaria, che dovrà quindi essere rispettato già a partire da maggio 2020.

Il decreto Cura Italia ha, in molti casi, semplicemente confermato quanto previsto dalle disposizioni già vigenti. La normativa, in conseguenza della situazione di pandemia che l’Italia sta vivendo, è in continuo divenire e già all’articolo 61 del decreto si stabilisce la sospensione (per tutti i contribuenti, persone fisiche e non) di tutti gli adempimenti fiscali con scadenza tra l’8 marzo 2020 e il 31 maggio 2020. I versamenti sospesi potranno essere fatti, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un’unica soluzione entro lunedì 1 giugno 2020 o dilazionati fino a un massimo di 5 rate mensili uguali, a decorrere da maggio 2020. Fanno eccezione solo gli adempimenti legati alla comunicazione dei dati degli oneri detraibili e deducibili della dichiarazione dei redditi precompilata.

Sono poi sospesi dall’8 marzo 2020 al 31 maggio 2020 anche i termini dei versamenti che derivano da cartelle emesse dagli agenti della riscossione, nonché i pagamenti dovuti a seguito di accertamenti esecutivi dell’agenzia delle Entrate, avvisi di addebito dell’Inps, atti di accertamento emessi dall’agenzia delle Dogane e atti di accertamento esecutivi emessi dagli enti locali» (art. 68 del decreto). I versamenti sospesi, anche in questo caso, si dovranno fare in unica soluzione entro il 30 giugno 2020.


Il decreto contiene anche un elenco dei settori più colpiti dall’emergenza per cui scatta la sospensione dei pagamenti di ritenute, contributi previdenziali e assistenziali e dell’IVA dovuti fino al 30 aprile, come i settori turistico-alberghiero, termale, trasporti passeggeri, ristorazione e bar, cinema e teatri, sport, istruzione, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, di volontariato e le associazioni di promozione sociale. Per tutte queste categorie si potrà pagare in un’unica soluzione entro il 1 giugno 2020 o in massimo 5 rate mensili di pari importo, a decorrere dal maggio 2020.
Il vero problema che non si vuole affrontare è l’impossibilità di rispettare tutte le precedenti scadenze fiscali, a causa della forzata interruzione lavorativa a cui si vanno ad aggiungere costi e spese di gestione correnti. Se si vuole ricostruire un’economia sana si dovrebbero rinviare tutte le scadenze fiscali al prossimo anno o, ancora meglio, abbuonare ogni debito nei confronti dello Stato maturato nel corso del 2020. Questa rappresenterebbe una vera “boccata d’ossigeno”. E di liberta, soprattutto dalle organizzazioni mafiose.

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