Fra i politici che hanno fatto veri e propri film sulle visite dei colleghi all'ex senatore Verdini, il più pulito ha la rogna. Nessuno ha pensato che un gesto di amicizia e di solidarietà non si nega a nessuno, men che meno ad un amico e compagno di partito.
Roma – Denis Verdini, 69 anni, ex senatore di Forza Italia e poi di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, è recluso dal 3 novembre scorso nella casa circondariale di Rebibbia. Durante le feste natalizie nel carcere c’è stato tutto un via vai di politici che sono andati a trovarlo. L’ex onorevole deve scontare una condanna definitiva a sei anni e sei mesi per bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino.
Dicevamo una una lunga lista di visitatori eccellenti, bipartisan, hanno rincuorato l’ex leader politico con gli auguri di Natale, per altro graditissimi, a detta dello stesso ospite della patria galera. Tra gli amici di Verdini, oltre a Matteo Salvini, fidanzato con la figlia dell’esponente ALA, anche Matteo Renzi, Luca Lotti, Ignazio La Russa, Daniela Santanché, Maurizio Lupi, Renata Polverini e Antonio Angelucci.
Va da sé che commenti e risatine maligne, oltre ai soliti colpi di gomito, si sono sprecati. Politici e politologi hanno intravisto in quelle visite qualsiasi porcheria tranne la possibilità che siano avvenute per un semplice atto di cortesia ed affetto nei riguardi di un amico o compagno di partito a cui far sentire la propria vicinanza in un momento cosi particolare della sua vita. E da quali pulpiti, ovviamente, sono giunte le prediche…
E’ sufficiente essere un detenuto “vip” per scatenare le più suggestive indiscrezioni ed ostilità. Così la visita ad un politico nel parlatorio è sufficiente per configurare un complotto oppure il completamento di chissà quale affare losco o confessione compromettente. Basti solo ricordare, per citarne alcuni, noti politici come Totò Cuffaro, Marcello Dell’Utri, Calogero Mannino, Roberto Formigoni e tanti altri che hanno fatto, ed alcuni continuano a fare, la brutta esperienza del carcere. Anche per loro i visitatori che si sono alternati negli anni sono stati oggetto di aspre critiche e di commenti ignobili provenienti, ironia della sorte, dagli stessi politici poi finiti nei guai giudiziari.
Quante trame sarebbero state elaborate ed attribuite agli incontri avvenuti in carcere fra detenuto eccellente e il parlamentare di turno in visita. Un’infinità tranne che per Marco Pannella, al tempo leader dei Radicali, di cui non si poteva proprio dire un bel nulla tanta era la caratura morale dell’uomo e del politico dietro le sbarre per le sue coraggiose manifestazioni di protesta.
Per Verdini le cose sono diverse. Qualcuno ha pure ipotizzato che le visite che si sono succedute avessero a che fare con la prossima, annunciata crisi di governo e sui parlamentari da scegliere fra i fedelissimi con cui fare gruppo. Insomma come se Verdini fosse il depositario dei segreti della politica italiana e di certi poteri che dal carcere non posso essere gestiti come se ci si trovasse dietro la propria scrivania.
In questo ultimo scorcio dell’anno si parla sempre di più di imminenti “cadute” e “scivoloni” dell’attuale compagine governativa. Bene che vada un rimpasto, male che vada un governo tecnico o Conte-so fra Renzi, Pd e forse una parte dei fuoriusciti grillini (leggasi aficionados Di Battista) oppure no.
Ovvio di elezioni non se ne parla più anche se l’opposizione, timidamente, ne accenna qualche volta ma sempre di meno. Insomma grande confusione ma hai visto mai? Tornando a Verdini, secondo le accuse, è proprio lui il manager che avrebbe provocato il dissesto dell’istituto di credito attraverso numerose operazioni “anomale”, realizzate con una gestione ambiziosa ed imprudente, con una serie di finanziamenti, peraltro, concessi nel settore edile ed editoriale.
In primo grado gli sono stati inflitti nove anni, poi ridotti per alcune prescrizioni legate ai reati di truffa sui fondi pubblici dell’editoria. Comunque il Pg della Suprema Corte, Pasquale Fimiani, che aveva concluso con la richiesta di annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado, riteneva che fossero accertati alcuni fatti di bancarotta, mentre su “numerosi altri episodi” riteneva necessario un ulteriore approfondimento.
Il collegio della Quinta Sezione penale, presieduto da Paolo Antonio Bruno, di contro ha ritenuto che ci fossero gli elementi per confermare quasi interamente il verdetto d’appello. La Cassazione ha inflitto condanne anche nei confronti degli altri imputati per bancarotta. Prescrizione invece per quasi tutte le persone finite a giudizio per la truffa all’editoria, compreso l’ex parlamentare Massimo Parisi, fedelissimo di Verdini.
Per l’inventore di Ala, il gruppo parlamentare nato al Senato per sostenere il governo Renzi, sarà possibile presentare istanza di concessione della detenzione domiciliare solo dall’8 maggio del 2021 quando l’ex senatore compirà 70 anni. Infatti il limite d’età gli consentirà di scontare la pena in casa propria.
Verdini in carcere non è rimasto certo con le mani in mano, e come potrebbe? Il manager dell’alta finanza cerca di tenersi occupato facendo da tutor ai singoli detenuti e ad una cooperativa di torrefazione del caffè. In programmazione un libro, come pare. Nel rispetto della migliore tradizione dei politici nostrani una volta finiti in gattabuia.
Ti potrebbe interessare anche —->>