ROMA – MENTRE DRAGHI CONSULTA, LA POLITICA INSULTA

Vederli litigare in tv è diventato un triste fenomeno di malcostume. Veleni e coltellate alle spalle non risolvono i gravissimi problemi del momento. Abbiano almeno la compiacenza e la dignità di farsi da parte, l'Italia è allo stremo.

Roma – Mentre gli italiani lottano per stare a galla e mantenersi fuori della portata del virus la politica si fa sempre più litigiosa, lì dove non dovrebbe. Tv e social ormai sono diventati il terreno di confronto, sempre meno di condivisione, di volti noti e meno noti di chi dirige la baracca e che mostrano sempre più spesso l’immagine peggiore ad un pubblico che non crede più nelle istituzioni cosi mal rappresentate.

Lei è un bugiardo storico. “Lei è un farabutto storico. E giù improperi e insulti fra Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, e Clemente Mastella, sindaco di Benevento, durante la trasmissione condotta da Massimo Giletti “Non è l’arena” su La7. In studio c’è Luca Palamara e con questa scusa l’ex magistrato e l’ex ministro ritengono di prendersi a schiaffi come se fossero in piazza, senza alcun rispetto per i telespettatori:

Bugiardo, farabutto e continua senza ritegno la sceneggiata napoletana in tv

“…Lei è un bugiardo e se mi fa parlare le dimostro quant’è in malafede – urla De Magistris come meglio Mario Merola non avrebbe potuto – lei passa alla storia come il peggior ministro della storia della Repubblica…”, “…Lei è un bugiardo, ha screditato la magistratura…”, rintuzza Mastella che continua la sceneggiata napoletana.

Ma non finisce qui: “…E’ falso che il 98% dei miei procedimenti siano andati male – risponde De Magistris con gli occhi di fuori – i miei procedimenti andavano talmente bene che ero considerato uno dei migliori magistrati. Poi mi sono imbattuto in Mastella che ha cercato di fermarmi. Mastella replica quasi ululando: “…Lei mi ha indagato in maniera ignobile perseguitandomi.

La famosa trasmissione-scontro fra Cossiga e Palamara

Eccola la politica italiana: un ex magistrato probabile candidato alla presidenza delle Regione Calabria ed un ex ministro che voleva rientrare dal portone nel poi naufragato Conte Ter. Sono l’esempio dei tempi e del livello culturale ed etico di chi gestisce la pubblica amministrazione grazie, sempre e comunque, a chi gli ha dato il voto pur conoscendoli bene. Entrambi.

Mi ero fatto un’idea di tanti lugubri personaggi che maneggiano il potere attraverso le frecciate che tirava loro in tv il compianto presidente Cossiga. Aveva ragione su tutta la linea e, sotto certi aspetti, il presidente buonanima aveva previsto, già in tempi non sospetti, come sarebbe andata a finire.

Povero Draghi, mi viene da pensare. Dove troverà fra gli scranni quella squadra di cui tanto parla? Le eccellenze del nuovo staff di governo, in quota parte politica, sono forse rappresentate da parlamentari come Roberto Speranza che qualcuno ipotizza rimarrà al suo posto? E perché no la Azzolina allora, inventore dei banchi a rotelle costati un botto e abbandonati negli scantinati delle scuole? E che dire degli altri che sgomitano per non fare le valigie?

Speriamo riesca a tirarci fuori dai guai

Spero davvero che il professore ci riservi una graditissima sorpresa: ripudiare quelli che ci hanno portato allo sfacelo e nominare davvero le eccellenze che lo attorniano senza dare spazio a nessuno di “quelli“, buoni nemmeno per l’ultima delle guardiole. L’ex number one di Bce lo faccia davvero un governo di tecnici talentuosi, se ritiene di trovarli fra le menti brillanti di cui dispone, lasci stare becchini e palafrenieri.

Abbiamo bisogno di aria pura, non di puzza di marcio. Mario Draghi, se vorrà guadagnarsi sul serio il Quirinale, dovrà fare a meno di persone come quelle che vediamo affrontarsi come guappi davanti alle telecamere.

Producono meno per alzare il prezzo. Le multinazionali senza scrupoli come la mafia

Dovrà fare affidamento su chi mantiene le promesse, su chi sa gestire sul serio la cosa pubblica, su chi ritiene sia capace di partire subito stroncando la “mafia” dei vaccini per poi passare alla redazione finale di questo benedetto-maledetto Recovery Plan. Subito dopo dovrà mettere mano alle riforme, fisco e giustizia in testa. Senza più indugiare. La “salvezza nazionale” è nelle sue mani. 

 

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