Anche Italia Viva perde un buon senatore e dire che Renzi additava i grillini per i tanti transfughi che fuggivano via dal partito di Grillo. E' probabile che anche altri parlamentari abbandonino Italia Viva mentre Letta affronta Salvini a musi duro.
Roma – Per qualche giorno ci eravamo disintossicati dalla bagarre politica ma non possiamo far finta di nulla davanti al rumoroso scontro in atto fra opposte fazioni. Il segretario del Pd Enrico Letta tiene banco proprio in questi giorni per il suo attacco frontale contro Matteo Salvini dopo lo scontro nella maggioranza sul tema della rottamazione delle cartelle esattoriali.
Scontro che ha visto unito l’asse Lega-M5S, favorevoli a un condono totale contro Pd e Leu propensi ad un intervento più misurato. Anche in questo caso il capo del Carroccio ha dovuto capitolare accontentandosi delle briciole sempre in tema di cartelle esattoriali stracciate.
Il segretario dei Dem, infatti, su Twitter ha lodato l’azione dei suoi ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando per gli interventi a favore rispettivamente della Cultura e della protezione dei lavoratori: “…Molto bene – scrive Letta su Twitter – il decreto Sostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene Draghi. Bene i ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il CdM, senza peraltro risultati. Pessimo inizio Salvini
..”.
La replica del leader della Lega non si è fatta attendere: “…C’è chi pensa allo Ius Soli e c’è chi pensa ad aiutare gli italiani in difficoltà con un decreto da 32 miliardi – risponde Salvini – basta con le polemiche, Enrico stai sereno. Lavoro benissimo con il Presidente Draghi, stiamo maturando una conoscenza personale quasi quotidiana. Anche ieri abbiamo trovato una soluzione positiva. Leggevo di scontri inesistenti, mi spiace che il segretario del Pd Letta, per ricordarsi di esistere, ogni giorno ne deve inventare una, dal voto ai sedicenni allo Ius soli ed a Salvini che tiene in ostaggio un Cdm…”.
Dunque un pesante botta e risposta fra i due leader che si ritrovano alleati senza volerlo. Anzi volendolo eccome, almeno da parte di Salvini. Materia del contendere, ovviamente, il decreto Sostegni che ha visto la luce in CdM al termine di un duro confronto.
Mentre i due continuano a litigare in un momento cruciale nel quale tutta la politica dovrebbe fare fronte comune Matteo Renzi ha aperto i lavori dell’assemblea di Italia Viva, raccogliendo la sfida di Enrico Letta sul riformismo e rilancia, dalle parole bisogna passare al confronto sui fatti. Giustizia e diritti in primis.
Poi l’ex premier non rinnega in alcun modo le scelte di Iv sulla crisi di governo, anzi rilancia il monito che l’avvento di Draghi deve intendersi come la sconfitta del populismo e il “trionfo della politica”, con l’Italia che torna ad avere una leadership credibile a livello internazionale. L’analisi sul Movimento 5 stelle è netta: “…Sono dilaniati, attaccati alle poltrone tanto che – l’uno vale uno – si è trasformato in – uno vale l’altro – ma a chi pensa che questo mi provochi tristezza, sbagliate persona…”.
Renzi punta il dito contro Beppe Grillo, responsabile con i suoi atteggiamenti della “cultura dell’odio” e chi è riformista non può abbracciare questa sponda. Archiviata anche la fase “Enrico stai sereno” che riporta indietro di sette anni, Renzi riconosce il cambio di passo dei Dem con il nuovo segretario ma non senza ammonire: “…Siamo pronti al confronto su tutti i punti. Ma se la cultura riformista accetta di stare nella sfida con chi accetta di stare nella cultura dell’odio c’è una contraddizione in termini. In ogni caso Enrico stai in campana...”.
Non si sa mai. Il momento dell’auto incoronazione non poteva mancare, così il leader di Iv non si fa scappare l’occasione e proclama, con tutti i diffusori sonori al massimo, che l’avvento del governo Draghi “non è una sconfitta della politica, è un trionfo della politica, un capolavoro della politica”, sottolinea Renzi nel suo discorso, chiarendo, a chi ancora non aveva applaudito in piedi, che “nel giro di due mesi l’Italia è tornata ad essere una grande potenza mondiale“. Assunto quest’ultimo che ancora non ci riconosce nessuno.
Ma anche Renzi perde pezzi, strada facendo. E li perde proprio in favore del Pd con il senatore Eugenio Comincini che torna con i dem per un motivo ben preciso: “…ll partito di Renzi oggi appare sospeso, non deciso su aspetti sui quali per me non può esserci confusione…”. Ma pare che anche qualcun altro, a breve, abbandonerà il buon Matteo da cui tanti hanno preso le distanze. Vedremo.
Intanto nel silenzio più assoluto si elaborano proiezioni per il futuro elettorale del Paese partendo dal “mattarellum” con una spruzzatina di “rosatellum”. D’altronde le urne si avvicinano e più di qualcosa bolle in pentola. Nel frattempo non ci facciamo mancare nulla: il governatore Luca Zaia rilancia la vecchia battaglia per l’autonomia di Venezia e l’occasione si presenterà il prossimo il 25 marzo quando la città lagunare festeggerà i suoi 1600 anni di storia.
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