Il Premier ha presentato ufficialmente il nuovo motore made in UE che monterà sulla vecchia carrozzeria italiana. Con queste novità l'Italia dovrebbe ripartire ma se cadesse il Governo che fine farebbero i sogni degli italiani in tempi di pandemia?
Roma – Finalmente Giuseppe Conte presenta al Parlamento le linee guida del Recovery Fund. Un’occasione, come l’ha definita il Ministro Roberto Gualtieri, “irripetibile” e un “punto di svolta per il rilancio dell’economia“. Pur di calmare ogni spinta distruttiva il Premier dichiara di essere disponibile, insieme al Governo, ad enunciare il piano personalmente alle Camere, sia nella sede decentrata delle Commissioni, sia nella sede plenaria dell’Assemblea. Tanti i progetti ed i campi d’azione su cui intervenire. Viene prospettata, così, una vera rivoluzione economica e sociale che potrebbe rilanciare, con energia, il Paese. Speranze e ottimismo si sprecano. Ma sarà vera gloria?
Ecco dunque svelate le carte del Presidente del Consiglio, che ha chiesto di essere giudicato proprio sul modo di impiego dei finanziamenti che arriveranno nel 2021. In sostanza il Governo punta su digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo. Ma subito dopo si marcerà verso la rivoluzione verde e transizione ecologica e ancora infrastrutture per la mobilità, istruzione, formazione, ricerca e cultura, equità sociale, di genere e territoriale, salute. Le scelte fiscali dovranno essere intese come supporto per la politica industriale, nel processo di riconversione successivo alla crisi sanitaria.
Il vero problema, però, rimangono le tasse. Se non puntassero al ribasso, realmente e non nominalmente, sarà un’ulteriore tragedia economica. Altro che rilancio con pifferi e tamburi. Funerale con tanto di banda funebre, altro che. Sul nodo occupazione pare che le previsioni diano un rialzo di 10 punti percentuali per arrivare alla media Ue, ovvero del 73,2% contro il 63% dell’Italia. Obbligatorio aumentare gli investimenti pubblici per portarli ad almeno il 3% del Pil.
Stessa cosa per il tasso medio di crescita dell’economia italiana che deve pareggiarsi con la media Ue. Speriamo che tutto questo, come altre volte, non diventi l’ennesima chimera all’italiana utile a domare l’agitazione sociale che, stavolta e in clima di pandemia, potrebbe diventare una rivolta per fame difficile da tenere sotto controllo. L’Esecutivo punta a cambiare anche il volto all’Italia grazie al volano del Next Generation Eu.
Così Conte cerca di trasmettere da un lato ottimismo ma dall’altro prospetta anche le difficoltà che potrebbero incontrarsi strada facendo: “...Certamente la sfida che ci attende è complessa e necessita delle migliori energie e competenze del Paese – dice l’Avvocato – nonché del costante dialogo e della massima collaborazione tra le Istituzioni. A tale prima fase ne seguirà una di elaborazione, presentazione e adozione definitiva del Piano nazionale di rilancio, che dovrà attenersi alle indicazioni e ai parametri che saranno formulati a breve dalla Commissione europea…”.
Solo successivamente si potrà parlare dei singoli progetti di investimento e di riforma. In ciascuno di tali passaggi, è di tutta evidenza il tentativo di coinvolgimento e collaborazione. Infatti al Parlamento sarà assicurato, si legge nel documento, il pieno coinvolgimento delle Camere al fine di recepire indirizzi, valutazioni e proposte concrete di intervento.
Il Presidente del Consiglio parte dunque con un piano organizzativo abbastanza dettagliato, anche se un po’ generalista. Conte è consapevole della possibilità di rimanere solo con il suo programma nonostante assicuri il compartecipazione di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Le opposizioni, sempre pronte a straparlare in passerella, hanno disertato ogni incontro e snobbato qualsiasi proposta già da tempo. E quando affermano il contrario mentono sapendo di mentire, sia chiaro. Si potrà vedere a breve, del resto, se vi sarà realmente spirito di collaborazione o, semplicemente, occasioni per sparare a zero.
È interessante vedere come, nelle 38 pagine e slide di presentazione, si affronti il problema della “Modernizzazione del Paese“. Tale ipotesi, agognata ma mai raggiunta, significa avere una Pubblica Amministrazione efficiente, digitalizzata e, soprattutto, sburocratizzata. Una PA davvero al servizio del cittadino, senza “orpelli ed eccessi“. E chi ci crede?
Nel documento si accenna, per ultimo, anche all’inclusione sociale e territoriale per creare le condizioni di riduzione delle disuguaglianze sociali, della povertà e dei divari che impediscono ai cittadini di partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale del Bel Paese. Conte e il suo entourage si giocano il tutto per tutto con questa manovra. Ma se andranno male le amministrative, come anticipato da Carlo De Benedetti, anche il Recovey Fund rimarrà una chimera. L’ennesimo tradimento per gli italiani che ci avevano creduto.
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