Roberto Fico rappresenta l'ultima spiaggia del M5S e già si parlerebbe di affidargli la segreteria politica. Ma sarà inutile. Il movimento di Grillo rimarrà a galla sin quando durerà il governo. Tutto il resto è noia.
Roma – Il M5S è con l’acqua alla gola. Non riesce convincente né spregiudicato come ai bei tempi del “Vaffa-Day“. Periodo storico che appare, adesso, lontanissimo ed oggi improponibile per chiunque si affacci alla politica. “Sardine” docet. Il futuro bisogna reinventarlo e non è facile attualmente immaginarne gli scenari.
Roberto Fico si sfoga, abbandona l’aplomb del ruolo di presidente della Camera dei Deputati e si lascia andare ai ricordi delle tante battaglie che sono state fatte, quando si lottava contro l’arroganza delle istituzioni e lo strapotere delle poltrone:“…Quando siamo nati eravamo contro il potere, ora ci siamo noi. Dobbiamo risolvere questa contraddizione. La crisi, purtroppo, era inevitabile con la nostra entrata al governo…”. E meno male.
Secondo Fico, pertanto, nella fase che porterà agli stati generali il M5S, da qui a medio termine, andrebbe intanto nominata una “governance“. Più leader, nessun leader. Lo avevamo già detto su queste colonne. L’epoca del capo politico, così come è nata, cresciuta e pasciuta, è tramontata. Un’esplosione di rabbia e risentimento, sinceri, che non si registrava da parecchi anni. Il nemico di sempre si materializza in un nome e cognome solo: Luigi Di Maio.
Adesso, per la situazione che si è venuta a creare, sarebbe meglio eleggere un portavoce nazionale e una struttura collegiale che rappresenti tutte le anime, dagli attivisti ai consiglieri comunali e regionali fino ai parlamentari. Lo stesso pensiero del nemico di sempre che in precedenti interviste aveva invitato tutti ad un momento di collegialità, ma solo per detronizzare l’amico di vecchia data: “Dibba“.
Un saporito piatto avvelenato spetterà a coloro i quali prenderanno le redini del partito grillino. In sostanza è la prima dichiarazione bella tosta che il numero uno di Montecitorio spiattella in pubblico, evidenziando le debolezze di un movimento nato senza radici. O, per meglio dire, senza progettualità concrete. Da quando sono al governo i pentastellati hanno perduto la percezione del cittadino e non sanno più intercettarne esigenze e disagi.
Erano nati per trasformare la politica della casta nella poleis della gente, fallendo su tutta la linea per poi comportarsi peggio di tanti altri. Un po’ come aveva fatto Berlusconi con il suo “miracolo italiano” che aveva aperto il cuore degli italiani alla speranza per poi farli ripiombare nello sgomento. E la scomparsa di Forza Italia alle regionali non è altro che il tragico risultato di una politica che ha fatto gli interessi di pochi a scapito di quelli collettivi. Come sempre.
Di contro in casa Pd le cose non sono messe meglio. C’è chi fa “karakiri” e chi si prepara alla “Notte dei Lunghi Coltelli” mentre Matteo Renzi, sino a poco tempo fa ago della bilancia, oggi deve faticare per non diventare il leader di “Italia Morta“, dopo l’innegabile batosta elettorale. Tornando a Fico, il presidente non demorde ed insiste, affermando che sulle decisioni importanti vanno consultati gli iscritti, solo online per carità. In ogni caso per consolidare la fiducia dei soci e di quel che rimane dei fedelissimi lo stesso presidente della Camera non esclude un suo eventuale ingresso nella segreteria nazionale.
È certamente una minaccia e, per molti, un sogno. Fino a qualche giorno fa però lo stesso Roberto Fico minimizzava il risultato deludente di regionali e amministrative. Una conseguenza che, come quella dei berlusconiani, doveva considerasi scontata considerati gli errori e le magagne di un partito che ha disatteso le speranze di milioni di Italiani creando soltanto false aspettative. E si va di male in peggio. Vedi la rivoltante storiaccia che ha coinvolto il presidente dell’Inps in un momento in cui l’Italia muore letteralmente di fame. Diciamo le cose come stanno, altro che Covid e Covid.
Di Maio ed altri dicono che si dovrà fare di più se si vuole riacquistare il consenso. Ma anche con Fico a capo del partito, o chi per lui, il destino dei 5Stelle è tragicamente segnato. Sperare nelle politiche è un’utopia. Il partito del comico genovese rimarrà a galla sin quando durerà il governo. Subito dopo si esaurirà in mille rivoli. E i parlamentari che hanno scelto di andarsene ne sono la prova lampante. E parlano ancora di fare e disfare? E basta.
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