Ripudiano il cognome del padre assassino

Il delitto si è consumato l’8 marzo scorso, Giornata Internazionale della Donna. I figli della vittima chiedono di assumere il cognome della povera madre uccisa per mano dell’ex marito geloso e accecato dalla rabbia. Le ha sparato da una finestra perché lei non voleva saperne di ritornare con lui

Cutro – Il marito uccide la moglie per gelosia, i figli rinnegano il padre e chiedono al Prefetto di assumere il cognome della madre. È accaduto a San Leonardo di Cutro, frazione dell’omonimo comune in provincia di Crotone, dove abita Rosaria Diletto, figlia di Vincenza Ribecco, 61 anni, uccisa l’8 marzo scorso dal marito, Alfonso Diletto, 69 anni, con un colpo di pistola al cuore.

Rosaria, la mamma Vincenzina uccisa dal marito e l’altro figlio Domenico

Dopo l’omicidio della madre Rosaria, sposata e madre di una bimba, insieme al fratello Domenico hanno deciso di rinnegare il padre chiedendo all’autorità di Governo di cambiare cognome. L’istanza è stata presentata dall’avvocato Annamaria Critelli al prefetto di Mantova, poiché entrambi i giovani sono nati a Suzzara. L’iniziativa dei due fratelli, triste ma comprensibile, era stata già posta in essere, di fatto, sui necrologi che riportavano soltanto i nomi dei due giovani ma non il cognome del genitore.

La tragedia, ironia della sorte, si è consumata in occasione della Giornata della Donna, l’8 marzo scorso, quando Vincenza Ribecco, per gli amici Cecè, ha sentito suonare il campanello di casa. La donna aveva riconosciuto il suo ex marito da cui si era separata e che mesi prima aveva segnalato in Questura, tramite un avvocato, sollecitando un provvedimento di ammonizione. Per allontanare l’uomo dai familiari, dunque ex moglie compresa, occorrevano le prove e una querela ma tutti sapevano che la povera Cecè ne aveva subite di tutti i colori da quell’uomo violento, irascibile e terribilmente geloso che le aveva distrutto l’esistenza privandola di quella felicità a cui aveva diritto.

Alfonso Diletto

Vincenza decideva di non aprire la porta d’ingresso ma da una finestra Alfonso Diletto premeva il grilletto di una 7.65 illegalmente detenuta colpendo la povera donna in pieno petto facendola stramazzare sul pavimento in un lago di sangue. Poi l’arresto dell’uomo, la sua parziale ammissione di responsabilità e una versione dei fatti che ha lasciato basito anche il Pm Andrea Corvino a cui l’uomo riferiva di portare con sé la pistola perché temeva di essere aggredito dal presunto amante di Cecè, per altro inesistente:

”…Mio padre è un tipo violento, gelosissimo – racconta Rosaria – mia madre, invece, molto debole. Non è mai andata in pizzeria, al cinema, al mare. L’ha trattata da schiava. Doveva solo lavare, stirare e cucinare. I rapporti tra loro sono stati sempre tesi. La picchiava continuamente, poi l’ha fatto anche con noi. Un giorno mi ha accoltellata ad una gamba, perché ho cercato di difenderla. A 18 anni mi ha cacciata di casa. Così per un anno ho vissuto a Crotone, poi sono ritornata in paese e dopo un anno sono andata a vivere a Genova… Alcune volte sono riuscita ad allontanare quell’uomo da casa ma mamma lo faceva ritornare…”.

Un anno e mezzo prima della tragedia la vittima sembrava decisa a porre fine alle sue sofferenze:

L’abitazione della povera domma morta ammazzata

”…Dopo l’ultima litigata che c’è stata tra mio padre e mio fratello – aggiunge Rosaria – ho deciso di rivolgermi ad un avvocato per allontanarlo definitivamente chiedendo l’ammonimento. Mi è stato detto che era necessaria una querela, ma mia madre non l’ha voluta presentare, anche perché lui si era trasferito a Cutro e per qualche tempo non si era più visto in paese… Poi i soprusi sono ripresi. Seguiva mia madre al supermercato, sotto casa, convinto che avesse un amante…”.

La 7.65 illegalmente detenuta dal presunto assassino

Alfonso Diletto voleva a tutti i costi riprendere la relazione con la moglie e la sera dell’8 marzo aveva deciso che quella donna sarebbe stata sua o di nessun altro. Arma in pugno bussava alla sua porta. Vincenza Ribecco si era barricata in casa impaurita. Lui l’ha vista da una finestra e ha fatto fuoco: ”…Mi vergogno a dire di essere la figlia di un tale che ha avuto il coraggio di uccidere una moglie che lo amava – conclude Rosaria anche a nome del fratello Domenico – che lo trattava come un re…”. Il presunto assassino dovrà rispondere di omicidio volontario premeditato e aggravato da futili motivi, oltre che di porto e detenzione abusiva di armi e munizioni.

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