Le modalità dell’insano gesto, il Pc cancellato, il telefonino con la funzione Gps disattivata, zaino e chiavi che non si trovano, fanno sorgere dubbi e perplessità sulla morte dello studente siciliano. Le indagini proseguono con l’analisi degli apparecchi informatici e con la visione di altri video ricavati da telecamere di sorveglianza stradale.
Pisa – Troppi dubbi sulla morte di Francesco Pantaleo, 23 anni, lo studente siciliano di ingegneria informatica ritrovato cadavere lo scorso 25 luglio nelle campagne di San Giuliano Terme. Il corpo del giovane, del tutto carbonizzato, è stato scoperto da una ragazza fra le sterpaglie delle campagne di via Pescina, alla periferia del Comune termale.
Francesco era scomparso dalla sua casa di via Adige 24, dove viveva con due coinquilini, il 24 luglio lasciando sul comodino i suoi inseparabili occhiali da miope, i documenti, il portafogli contenente il bancomat, l’orologio regalo del padre, il suo i-Phone ma portando con sé 200 euro.
Nella sua stanza il giovane aveva lasciato anche il suo Pc nuovo dal quale mancano tutti i file, come se qualcuno, forse lo stesso studente, avesse formattato il disco rigido in modo da cancellare tutti i contenuti.
A dare l’allarme gli stessi genitori, Tonino e Franca Barresi, che da Marsala, in provincia di Trapani non riuscivano a mettersi in contatto con il figlio che avevano sentito nel pomeriggio prima della scomparsa:
”…Dal tono della sua voce avevo percepito che era stanco e nervoso – racconta la madre Franca – aveva detto al padre che il prossimo appello degli esami sarebbe stato il 27 luglio ma poi abbiamo saputo che non era cosi. Gli inquirenti ci hanno riferito che c’erano problemi con l’università ma noi sapevamo che era tutto a posto…”.
Lo studente universitario, come pare, aveva superato diversi esami ma non quelli fondamentali come la stessa Ingegneria informatica ma tale situazione non avrebbe pregiudicato la sua carriera. Al limite si sarebbe laureato con ritardo nonostante avesse detto ai genitori di essere prossimo alle tesi.
Per questo motivo potrebbe essersi suicidato dandosi fuoco? Le indagini, eseguite dai carabinieri del reparto operativo di Pisa diretti dal tenente colonnello Giovanni Mennella e coordinate dal procuratore Alessandro Crini e dalla Pm Lydia Pagnini, continuano per istigazione al suicidio ma non si esclude un’eventuale aggressione del giovane poi finita male nonostante sui resti carbonizzati non siano stati rilevati segni evidenti di violenze, tranne una lesione alla gola.
In mano agli investigatori, sulla scena del crimine, al momento ci sono ben pochi elementi. Mancano all’appello la tanica con il liquido infiammabile, che potrebbe però essersi liquefatta durante l’incendio, e le scarpe di Francesco che non erano ai piedi del cadavere.
Sul bordo della stradina di campagna sono state ritrovate due fonti d’innesco per altrettante combustioni, di cui una forse andata a vuoto. Nessun accendino né tracce di farmaci sedativi (magari da ingerire per stordirsi prima del gesto autolesionistico), tanto meno impronte di pneumatici che possano far pensare alla presenza di soggetti terzi.
Nonostante il ritrovamento di un cadavere carbonizzato possa far ipotizzare più un’esecuzione mafiosa piuttosto che l’insano gesto di uno studente fuori corso. Altro elemento utile sono stati gli “input” segnalati dai cani molecolari che avrebbero fiutato i feromoni di Francesco nei paraggi del binario 3 della stazione di Pisa-San Rossore.
Uno scalo ferroviario secondario dove si fermano pochi treni e che dista 1,3 chilometri da via Adige e 7,2 chilometri da via Pescina, il luogo dove è stato ritrovato senza vita lo studente siciliano. Perché Francesco si sarebbe trovato proprio in quella stazioncina? Forse per incontrare qualcuno?
Tra via Adige a Pisa e San Giuliano Terme insistono 23 telecamere stradali adesso al vaglio degli inquirenti. Alcune di queste avrebbero inquadrato lo studente proseguire da solo e a piedi in direzione di San Giuliano. Perché Francesco avrebbe scelto proprio quella zona che pare non conoscesse per togliersi la vita?
La Procura ha dato disposizione ai tecnici informatici di recuperare i file cancellati dal computer portatile di Francesco compresi quelli relativi ad un videogioco da combattimento con il quale il giovane giocava molto spesso anche in collegamento via internet con altri concorrenti. Che fine hanno fatto zaino e chiavi di Francesco?
Il telefonino dello studente risultava ai tecnici con il servizio di geo-localizzazione disinserito. Un dettaglio questo che potrebbe assumere una certa importanza: perché Francesco aveva spento l’applicazione? Temeva qualcosa o qualcuno? L’autopsia, però, parla chiaro: nessuna violenza attribuibile a terzi, è stato suicidio. I dubbi rimangono.