Rifiuti in Toscana gestiti dalla ‘ndrangheta?

La regione del Chianti non è più un’isola felice da diversi anni. Sull’Arno e sui terreni coltivati c’è chi smaltisce, a basso costo ma con profitti altissimi, veleni tossici e nocivi. Non parlarne significa ficcare la testa sotto la sabbia ma non risolve il problema. Stoccaggio e smaltimento dei rifiuti riguardano tutta l’Italia. Non c’è una regione rimasta indenne. Per chi si ostina a rimanere cieco e sordo. O forse complice.

Firenze La Toscana non è tanto diversa dalle altre parti d’Italia in quanto a sversamento dei rifiuti, ma chi ne parla diventa bersaglio dei negazionisti e rischia l’isolamento sociale. Se non peggio.

La regione che fa capo a Firenze per quanto riguarda i rifiuti sembrava essere la classica isola felice, almeno fino a quando, alla fine del 2013 l’allora Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, oggi europarlamentare, in un convegno in Campania, si era espresso con dichiarazioni interessanti in cui affermava che la terra del Chianti non era più soltanto un luogo di passaggio del traffico di rifiuti, ma anche un vasto territorio ideale per lo stoccaggio e smaltimento.

La notizia nonostante venisse ripresa dal sottoscritto e dall’allora Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, non venne affronta dai media. La classe dirigente toscana pensava di essere indenne da un problema di simile nefasta portata ma non era vero.

Visione dall’alto di automezzi che scaricano di frodo rifiuti tossici e nocivi

Due anni dopo in una delle zone verdi e di produzione vitivinicola nel pisano, a Palaia e Peccioli ,sono stati sversati nei campi fanghi nocivi per ben 45 mila tonnellate. Un’operazione in grande stile che portava la firma del clan dei Casalesi.

Dopo l’ennesimo allarme l’omertà, anzi l’auto-omertà in quanto spontanea e non indotta, tornava ad essere la padrona incontrastata di certe vicende che oggi appaiono in tutta la loro deflagrante realtà. La paura di parlarne, in quei giorni, aveva prevalso su tutto.

Cinque anni dopo, nella stessa area, la comunità della straordinaria località di Santa Croce sull’Arno veniva scossa dall’inchiesta Keu, lo scandalo dei fanghi tossici sversati nel fiume che costeggia uno dei territori più belli della Toscana.

Nicola Morra, presidente Commissione Antimafia

L’operazione di polizia, senza tintinnio di manette, ma non per questo meno concreta e comunque molto ben condotta dalla Dda di Firenze e dal gruppo di investigatori diretti dal tenente colonnello dei carabinieri Marta Ciampelli, aveva dato i suoi frutti. I fatti devianti vedevano coinvolta una parte della classe dirigente politica e sociale nel lucroso settore dei rifiuti tossici provenienti dalle concerie, da qui il nome “Keu“.

In quell’occasione sono stati eliminati sui terreni agricoli ben 8 mila tonnellate di rifiuti, anche stavolta per la regia della ‘Ndrangheta. Per contrastare ulteriormente il fenomeno sempre più dilagante pare verrà istituito un Osservatorio Antimafia regionale dotato di adeguati poteri di segnalazione e supporto alle forze dell’Ordine e alla magistratura.

Sversamento di rifiuti tossici nei corsi d’acqua

La popolazione è giustamente preoccupata e la sensazione diffusa è che nulla sarà come prima, come se la Toscana avesse perso la sua integrità ecologica e ambientale che, di fatto, davvero non è più come prima. Comunque stiano le cose pare che le maggiori richieste di controllo del territorio dal punto di vista della tutela ambientale possano servire da deterrente per le organizzazioni criminali che si occupano di rifiuti.

Ci troviamo senza dubbio di fronte ad una situazione grave in cui, in attesa delle sentenze definitive per i responsabili degli eventi delittuosi, appaiono evidenti le connivenze e le complicità fra una certa politica e le organizzazioni mafiose che lucrano a basso costo ma con altissimi profitti nel comparto rifiuti ormai in larga parte gestito da criminali. Dopo la Campania a la Lombardia anche la Toscana benvenuta nella terra dei Fuochi?

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