Un lungo e travagliato iter che dovrà superare lo scoglio del Senato prima che il disegno di legge si veda trasformato in norma dello Stato. Per Lega, Fratelli d’Italia e per la larga maggioranza di Forza Italia, la proposta legislativa sulla buona morte sarebbe in realtà un’eutanasia mascherata. Adesso è solo questione di numeri ma, soprattutto, di buon senso. Quest’ultimo, di questi tempi, è merce preziosa e sempre più rara.
Roma _ La guerra in Ucraina continua, mettendo a nudo anche le difficoltà di gran parte dell’Europa in diversi settori, dall’energetico all’agroalimentare. Nel frattempo in Italia è stato vinto il primo round alla Camera sul suicidio assistito. Si è stabilito dunque il principio della supremazia dell’uomo su tutto, dalla nascita alla morte. Un modo, forse, per sentirci titolari di ogni cosa, persino di ciò che non ci appartiene, come il dono della vita.
Alla buonora via libera in prima lettura alla proposta di Legge sul fine vita. Al termine di oltre 200 votazioni viene pronunciato il primo sì alla Legge che disciplina la morte volontaria medicalmente assistita. Tiene l’asse giallorosso. I Deputati a favore sono 253. Si fermano a 117 invece i voti contrari. Troppo pochi questi ultimi considerando che il centrodestra unito ha oltre il doppio dei parlamentari.
Il testo passa ora al Senato dove la Legge è attesa per la prova più difficile. Gli equilibri numerici a Palazzo Madama sono infatti più precari e come accaduto col Ddl Zan, può essere affossata la norma che, per Lega, Fratelli d’Italia e larga maggioranza di Forza Italia, sarebbe in realtà un’eutanasia mascherata. Ma è proprio sulla tenuta del gruppo azzurro che si addensano i dubbi maggiori.
Alla Camera sono infatti sette i Deputati di Forza Italia che, in difformità dal gruppo, hanno votato a favore del Ddl sul fine vita: Cassinelli, Giannone, Novelli, Polverini, Vito, Prestigiacomo, Spena. E sono cinque i Deputati di Coraggio Italia che hanno votato sì (Berardini, Carelli, De Girolamo, Rizzone e Scanu). Mentre sono sette i Deputati di Italia Viva che hanno votato contro il provvedimento (IV ha lasciato libertà di coscienza): Baldini, Colaninno, D’Alessandro, Ferri, Frate, Gadda e Toccafondi.
Tra le fila dei gruppi contrari al provvedimento (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Coraggio Italia), si registrano invece le assenze più numerose: 59 i deputati della Lega (il gruppo alla Camera ne conta 133) che non hanno partecipato al voto, pari al 44,36%. A seguire Forza Italia con 38 deputati che non hanno partecipato al voto (il gruppo è composto da 80 Parlamentari), pari al 47%. Infine sono 14 gli onorevoli di Fratelli d’Italia che, su un totale di 36 che compongono il gruppo, non hanno partecipato al voto.
Sull’eutanasia, inoltre, gli scrutini segreti chiesti dal centrodestra hanno rischiato di trasformarsi in un boomerang visti i numeri incassati, sempre al di sotto della somma dei Deputati del centrodestra. In ogni caso tutti i sostenitori della legge sono consapevoli della difficoltà che rappresenta il passaggio al Senato, inclusa la possibilità di affossamento.
“…Adesso è necessario che vengano superate le discriminazioni previste dal testo approvato alla Camera – affermano i rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni – per questo ci mobiliteremo nelle strade e piazze italiane dall’8 al 10 aprile…
…Ci appelliamo ai Gruppi parlamentari che hanno votato a favore perché iscrivano immediatamente all’ordine del giorno la Legge, in modo da accelerare il necessario processo migliorativo di un testo che riprende quanto sancito dalla Consulta, rispondendo all’invito di tutelare le persone più fragili e – aggiunge l’Associazione – non si discrimini chi non rientri nelle condizioni previste dal testo uscito dalla Camera oggi…
…In ogni caso noi continueremo le azioni di disobbedienza civile in aiuto a quelle persone gravemente malate che rimangono escluse dal diritto di scegliere sulla propria vita…”.
Pesa, comunque, la generica previsione del percorso di cure palliative, troppo facilmente ignorate, quando è noto che si tratta di un approccio a patologie gravi o terminali che azzererebbero le richieste di morte anticipata. Aspettiamo il responso del Senato che potrebbe ribaltare la già traballante situazione.