I dem con il vento in poppa per la vittoria ai ballottaggi, tentano di sparigliare le carte cercando di togliersi dal groppone il M5s di Conte, ormai allo sbando, per accaparrarsi tutti i moderati. Intanto Draghi ed i suoi organizzano un nuovo soggetto politico: vero o falso?
Roma – Il Pd sta cercando di creare i presupposti per un’alleanza con i transfughi di Di Maio, assoldandoli in una ipotetica staffetta al posto dei contiani. Dopo avere spolpato i grillini tentano di stringere nella morsa anche gli altri convitati di pietra, nel campo largo che ancora non c’è, per avere un controllo più ampio ed arginare l’aggregazione centrista.
Tra i dem ormai viene considerato di fatto smantellato l’accordo con i pentastellati e si cerca così di approdare verso altre spiagge attraverso il richiamo delle sirene. Ma il gioco è da tempo “sgamato”, difatti qualche parlamentare del Pd si lascia andare a delle previsioni, definendo l’alleanza organica con il M5s superata.
Tant’è che, sostengono alcuni dirigenti dem, si è già al lavoro per creare un Partito democratico forte che arrivi da solo al 30% e diventi il perno della coalizione europeista, riformista, progressista e ambientalista.
Una legittima aspirazione, basata anche sulle analisi dei risultati delle liste civiche, che nei territori sono state fondamentali per allargare il campo della sinistra. Da qui la proiezione ottimista del Pd alle politiche del 2023.
Francesco Boccia ed Enrico Letta gongolano davanti al risultato di Verona, che paragonano a una delle imprese più memorabili del ciclismo, quella che consegnò Fausto Coppi alla leggenda. È stata sufficiente qualche vittoria nei ballottaggi per fare dimenticare le sconfitte del primo turno.
Come in tutti i rapporti d’interesse, quando scema il tornaconto finisce pure il declamato sentimento. È questa la parabola che si sta consumando tra il Pd e il M5s. Il cui legame, nato col governo giallorosso, si è a poco a poco affievolito. Trasformandosi, soprattutto con l’avvento di Letta al Nazareno, prima in un patto di reciproca convenienza e adesso forse in una trappola.
Un semplice invito è stato esteso ai grillini, affinché partecipino alla coalizione progressista che avrebbe il Pd come baricentro e il civismo come motore. La verità manifesta è che i pentastellati non costituiscono più quel valore aggiunto tale da poter fare la differenza sul piano elettorale.
Allo stesso tempo il centrodestra tenta di fare deragliare i sogni e le speranze di tanti progetti targati Pd, ricercando una unità d’intenti che però tarda ad apparire.
Intanto la tensione resta alle stelle tra Draghi e Conte, dopo il caso delle presunte “intromissioni” del premier nella vita del Movimento, smentite da tutti tranne De Masi. Proprio oggi si terrà l’incontro tra l’avvocato del popolo e Draghi, un passo importante per capire se si è giunti ad un punto di non ritorno. Conte lascia intendere che l’ipotesi dell’appoggio esterno al governo, quindi dell’inevitabile crisi, è sul tavolo.
Comunque fino ad oggi i pentastellati hanno mantenuto un profilo basso. Sono vari i passaggi politici sofferti come la stretta al Rdc, proposto dal centrodestra, votato anche dal Pd, con il solo voto contrario del M5s. Insomma, tutto depone per una orchestrazione condivisa al fine di destrutturare Conte e il movimento.