Ninni ha aperto la porta al suo assassino

E’ molto probabile che Ninni Giarrusso conoscesse l’omicida, atteso che la commerciante riceveva i clienti solo per appuntamento e che la porta della bottega era chiusa dall’interno. La nipote chiede nuove e più approfondite indagini e in attesa che la sua istanza venga presa in considerazione dalla Procura di Palermo c’è già un criminologo che inizierà la propria ricerca della verità partendo da quel Dna rinvenuto sulla scena del crimine.

Palermo – Chi ha ucciso Ninni Giarrusso? L’assassino della commerciante di parrucche è rimasto sconosciuto nonostante il suo Dna, prelevato dai poliziotti della Sezione omicidi di Palermo, sia stato confrontato con almeno un centinaio di individui sospetti. L’efferatezza dell’omicidio e il colpo di grazia sferrato con le forbici nella gola della vittima fecero pensare a tanta rabbia, forse di una persona che la donna conosceva. L’assenza di un movente ha reso l’inchiesta, all’epoca coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia con il Pm Gaetano Paci, molto più difficile e complessa.

Daniela Carlino con la zia Ninni Giarrusso

La parruccaia storica di via Dante 52, a Palermo, era quasi un personaggio famoso. Da mezzo secolo infatti realizzava parrucche per attori, artisti, persone con problemi di alopecia e malati oncologici. Antonietta Giarrusso, 65 anni, detta Ninni, era una donna solare e generosa. Nel pomeriggio del 30 aprile del 2012 l’artigiana veniva ritrovata cadavere sul pavimento del suo retrobottega in un lago di sangue dal marito novantenne da cui si era separata.

Ben 27 coltellate avevano fatto scempio del suo corpo, la cui brevissima agonia era stata interrotta da un violentissimo colpo di forbici alla gola che ne aveva determinato la morte istantanea. Dopo due anni di serrate indagini la Procura palermitana chiedeva ed otteneva l’archiviazione ma la nipote, Daniela Carlino, non si arrende e intende proseguire la sua battaglia per ottenere nuove e più approfondite investigazioni che la donna anticipa con un mandato professionale al criminologo Federico Carbone, già specializzato negli Stati Uniti in indagini particolarmente complesse affrontate con l’ausilio di alta tecnologia.

Il trasporto del cadavere della donna in obitorio

Alle 15 di quel maledetto pomeriggio zia e nipote si erano date appuntamento per andare al mare, come altre volte. L’anziano ex coniuge, che aveva bisogno di parlarle, aveva telefonato a Ninni più volte ma non ottenendo risposta si recava nel laboratorio di via Dante. L’uomo suonava ripetutamente il campanello senza ottenere risposta e preoccupatosi non poco telefonava ai Vigili del Fuoco che giungevano sul posto in pochi minuti. I pompieri aprivano la porta, chiusa dall’interno, e nel laboratorio del negozio facevano la macabra scoperta.

La donna era riversa esanime sul pavimento, sangue dappertutto e accanto al corpo martoriato veniva rinvenuta la lama rotta del coltello impiegato dall’assassino per compiere la mattanza. La lama, probabilmente, si era rotta per la forza impressa ai fendenti tanto da costringere il killer ad impiegare un paio di forbici per sferrare il colpo di grazia, lasciando l’attrezzo conficcato alla base del collo. Inutili i soccorsi e immediato l’avvio delle indagini.

La donna riceveva per appuntamento dunque potrebbe aver aperto la porta al suo assassino. Delle prime ipotesi circa il movente nessuna veniva confermata. Si era parlato di prestito di denaro a usura, dunque della vendetta di un debitore che non poteva più pagare. Questa pista si era subito esaurita in quanto Ninni Giarrusso non era una possidente e viveva esclusivamente del suo lavoro.

In via Dante il negozio di parrucche dove lavorava la vittima

Uccisa per vendetta personale perché mesi prima aveva fatto arrestare due estorsori, tossicodipendenti, che per un periodo di tempo le avrebbero spillato denaro? Nemmeno questa pista conduceva a risultati. Un delitto passionale? Allora una rapina finita male? In cassa la polizia aveva ritrovato circa mille euro. Perché il ladro non li avrebbe rubati? Ninni Giarrusso avrebbe scoperto il tentativo di furto dunque sarebbe stata uccisa durante il suo tentativo di sottrarsi alla morte?

Prima della tragedia la vittima avrebbe ricevuto un gran numero di telefonate da numeri sconosciuti che pare non fossero registrati nella sua agenda dove appuntava nominativi, telefoni e date degli appuntamenti. L’agenda non è stata mai ritrovata dunque l’assassino se ne sarebbe impossessato? Perché? Durante le indagini veniva fermato un clochard sospettato ma poi rilasciato.

La panchina rossa in ricordo di Ninni e delle altre donne vittime di violenze

La morte di Ninni, infine, veniva messa in relazione con l’omicidio di un transessuale. Altro buco nell’acqua: ”…Non mi arrendo – dice Daniela Carlino – quella volta dovevamo andare al mare per stare insieme contente e felici, era la nostra passione. Voglio sapere chi ha ucciso mia zia e perché. Voglio giustizia…”.

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