Zitti e Mosca: chi fiata sui russi è filo-Putin

Russia e Ucraina sono fuori dalla Nato e lo stesso Governo di Kiev ha più volte reiterato che non intende entrare nel Patto Atlantico. Eppure ci comportiamo come alleati del Paese invaso e guai a parlare del popolo russo la cui generosità nei riguardi degli italiani è ben nota. Che si spinga l’acceleratore sulla diplomazia, piuttosto, sino ad oggi dimostratasi assai moscia e priva di argomenti. In democrazia chiunque ha il diritto di parlare. E degli argomenti più disparati senza che gli si affibbino etichette di sorta.

Roma – Il futuro del Bel Paese si fa sempre più incerto. Mentre sale a 1,5 miliardi di euro il contributo dell’Ue per accrescere le capacità di risposta delle Forze Armate ucraine all’aggressione russa, le paure degli italiani per la guerra aumentano. Tutti sanno che le parole, soprattutto in un conflitto, sono importanti, ma quando la democrazia diventa solo una parola da ostentare senza che venga rispettata la diversità di opinione, vuol dire che il passaggio ad un palese clima di intolleranza è entrato nel nostro Dna. E c’é ben poco da fare.

Josep Borrel vice presidente Ue

Ormai affermare che ogni sforzo per la pace non deve essere abbandonato senza inviare ulteriori armi, rappresenta un vulnus che etichetta chi lo afferma come “putiniano”. Così la guerra in Ucraina, causata dall’invasione russa, evidenzia che non si può biasimare una logica basata solo sulle armi e che la parola “pacifismo” è rivoluzionaria.

Insomma invocare altre vie d’uscita e tentare di capire concretamente cosa si sta facendo per porre fine alla “barbarie” di un conflitto basato solo su dinamiche di geopolitica, fa correre il rischio di essere etichettati politicamente come “ostiliall’Ucraina. In ogni caso non dire che l’Italia è entrata in guerra con l’invio di armi, anche pesanti, non solo ci ha portato a non essere neutrali e a non avviare negoziati credibili, ma sarebbe una colossale menzogna. Siamo entrati in una guerra economica senza precedenti. Nonostante Russia ed Ucraina non appartengano alla Nato.

Vladimir Putin

Le diplomazie latitano così “il pallino” rimane sempre nelle mani di Putin. In sostanza non si è perseverato abbastanza, sino ad oggi, nella difficile arte della mediazione. La prova di quanto si debba lavorare ancora per una vera democrazia dell’ascolto è dimostrata, semplicisticamente, quando si etichettano come “rinnovate strategie politiche di riavvicinamento” sia la Lega che il M5s, solo perché contrari all’invio delle armi.

Ormai la delegittimazione si basa sulla strumentalizzazione di ogni pensiero. La lapidazione mediatica di Alessandro Orsini dimostra come proprio l’intolleranza sia sempre in agguato. La Luiss, infatti, non ha digerito le ospitate di Orsini in tv ed ha tagliato corto:

Alessandro Orsini avrebbe “leso” la reputazione dell’Ateneo con le sue ospitate televisive

“…L’accordo di collaborazione con Eni per la realizzazione dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, affidato dall’Ateneo, e proprio al professore Orsini, è giunto a scadenza da circa due mesi e non sarà rinnovato. Per questa ragione i canali di comunicazione dell’Osservatorio, incluso il sito internet Sicurezza Internazionale, da oggi non sono più attivi…”. Che dire di più?

La precisazione dell’Ateneo, guarda il caso, è arrivata alla fine di una giornata di polemiche intorno al docente universitario, professore associato al Dipartimento di Scienze Politiche, criticato per le sue analisi in sulla guerra in Ucraina. A far discutere è stata la sua partecipazione televisiva per spiegare perché l’ingresso di nuovi Paesi nella Nato rappresenterebbe a suo avviso un pericolo.

Orsini ha usato un paragone con la II Guerra Mondiale, affermando che “…Hitler non voleva certo scatenarla, ma che fu colpa degli accordi tipo “articolo 5” del patto della Nato a provocare il conflitto...”. Le critiche sui social non si sono fatte attendere.

Claudio Velardi

Claudio Velardi (Pd), gradevolmente, ha annunciato ciò che farà a breve “…Pur insegnando da molti anni in un Master Luiss, adesso ha deciso di non farlo dal prossimo anno. È il momento di compiere qualche piccolo gesto di ribellione civile…”, ha ribadito l’ex capo dello staff di D’Alema. Sarebbe stato meglio dire di “insofferenza” ma tant’é.

Franco Bassanini

Franco Bassanini, ex ministro Dem, risponde a Velardi per le rime “…Forse il problema è a monte, in quanto la libertà di pensiero va tutelata e difesa sempre, innanzitutto in una università. Ma – conclude Bassanini non si può rimanere neutrali tra i principi delle Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo e la loro esplicita e conclamata negazione…”.

E come dice il Santo Padre, inascoltato anche lui, non rimane altro che pregare per la sofferenza e per le vittime che la guerra sta provocando, sperando in una illuminazione dei “Potenti” del mondo.

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