Parlamentari in fermento mentre il clima politico continua a surriscaldarsi, non per l’aumento delle temperature ma in vista delle amministrative di giugno. I partiti mostrano i muscoli e lambiscono l’elettorato sulle questioni più delicate al fine di galvanizzarne l’entusiasmo ed il consenso. L’Italia resta comunque nel mirino dell’Ue, che esorta a limitare la spesa pubblica. Astensionismo in aumento.
Roma – Ancora aria di burrasca, e di quella forte. Infatti rimane alta la tensione nel centrosinistra, tanto che Italia Viva raccoglie le firme per abolire il Reddito di cittadinanza. Renzi prova a rompere l’asse Pd-Cinque stelle, mentre Salvini cerca l’unità del centrodestra e porta avanti battaglie identitarie, a suo dire. In ogni caso é un “errore correre divisi”, afferma l’ex ministro dell’Interno.
Il reddito di cittadinanza però continua a provocare divisioni e polemiche. C’è chi ritiene, magari a torto, che invece di abolire la povertà si sia trasformato in un assegno che allontana dal lavoro mentre altri sostengono che sia una misura che assicura dignità a tante povere famiglie che vivono nel disagio più assoluto. La misura grillina comunque non decade, tanto che i percettori si preparano a chiedere un’ulteriore proroga per altri 18 mesi. Nessuno però si preoccupa delle centinaia di milioni di euro rubati ai contribuenti da ladri italiani e stranieri che hanno percepito il RdC senza averne diritto. Milioni di euro questi che non verranno mai restituiti. Tutti colpevoli, nessun colpevole?
Per la vicenda dell’invio delle armi all’Ucraina, Draghi sembra scomparso dai radar e i giallo-rossi vanno in pezzi. Infatti il M5s vota con FdI per chiedere al Premier di fare comunicazioni in aula, con regolare votazione prima del vertice, mentre Lega, FI e Pd salvano il presidente del Consiglio. Insomma una gran confusione dove sembra che la nave Italia stia navigando senza alcun senso dell’orientamento. Ma è solo tattica pre-elettorale, mentre Draghi chiede di correre per le riforme collegate prevalentemente al Pnrr, magari proteggendolo dagli appetiti più sporchi.
Soprattutto quando si parla di aumento delle tasse, dei prezzi e di nuovi balzelli catastali la percezione dei cittadini è di massima insoddisfazione. Sulla riforma del catasto si ricompatta il centrodestra, coi leader di FI, della Lega e di FdI che accusano all’unisono Bruxelles, che vorrebbe aumentare le tasse sulle “case degli italiani” mentre “Draghi rimane l’esecutore”.
Salvini, consapevole che queste tematiche sono questioni sensibili e sentite dai cittadini, torna a rilanciare la “pace fiscale” anticipando di volerne riparlare con il Premier, mentre Letta avverte che così facendo si mette a rischio il governo. Il leader del Carroccio risponde a stretto giro di posta, affermando che a destabilizzare il governo sono i capricci del Pd, su Ius Soli e Ddl Zan, e del M5s che si oppone ai termovalorizzatori.
Meloni invece concentra il fuoco sulla riforma della Concorrenza e in particolare sulla vicenda dei balneari, su cui si è raggiunto l’accordo tra governo e maggioranza. Da Palazzo Chigi però l’indicazione resta sempre la stessa, e cioè che entro fine mese il Ddl Concorrenza deve andare in aula, con o senza intesa. Su questo argomento Draghi ha già anticipato che il governo chiederà la fiducia.
Ammesse le possibili deroghe alle gare fino a tutto il 2024 ed il conseguente riconoscimento del valore aziendale per gli indennizzi, sulla base però dei libri contabili o di una perizia asseverata. Proprio questo è il punto più controverso, in quanto non tutti gli stabilimenti balneari sono in grado di dimostrare i costi aziendali, con il rischio di non vedersi riconosciuto alcun indennizzo.
L’attenzione deve essere massima, anche perché c’è la consapevolezza che se si votasse con la fiducia, cadrebbe automaticamente l’emendamento governativo, non ancora votato, che contiene uno scudo di protezione per gli attuali concessionari fino a tutto il 2023. Una sorta di “barriera” che li renderebbe immuni da eventuali provvedimenti della magistratura che potrebbero riconoscerne l’abusività in base alla sentenza del Consiglio di Stato. Una baraonda in piena regola.