I vertici del noto ente morale, con la complicità di tre donne, avrebbero sottratto i soldi che servivano per organizzare i pellegrinaggi nel famoso santuario francese. Avrebbero preferito la bella vita, le ville lussuose e gli abiti firmati piuttosto che dedicarsi a disabili e ammalati. Il processo è stato fissato nel gennaio 2022.
Roma – Scandalo Unitalsi: due ex presidenti del sodalizio di solidarietà sociale rinviati a giudizio mentre la segretaria patteggia la pena. Avrebbero pensato agli affari loro piuttosto che organizzare i viaggi della speranza a Lourdes.
Cosi sono finiti nel mirino degli inquirenti oltre ad Alessandro Pinna ed Emanuele Trancalini, anche la segretaria della sezione romana Cristina Maddaluni, 50 anni, accusata di aver prelevato dalle casse dell’associazione cattolica, che si occupa dei pellegrinaggi dei malati in luoghi sacri, 33mila euro.
Per cifre di gran lunga maggiori, si parla di un milione e mezzo di euro, sarebbero imputati i due ex amministratori che siederanno alla sbarra nel prossimo gennaio presso il tribunale di Roma. La donna, accusata di riciclaggio, ha patteggiato la pena a 1 anno e 11 mesi di reclusione davanti al Gip capitolino ed ha confermato le proprie responsabilità ed il coinvolgimento dei vertici dell’associazione:
”…Effettuavo tutto quello che Pinna mi chiedeva – avrebbe detto la segretaria – in quanto avevo totale fiducia in lui avendomi aiutato nei momenti difficili della mia vita…Ora ho capito che il senso di queste operazioni per Pinna era di appropriarsi dei soldi…”.
Secondo la pubblica accusa la segretaria dell’Unitalsi di Roma, fino al 2018, avrebbe versato assegni dell’ente per un valore di oltre un milione di euro che sarebbero finiti nelle tasche dei due ex amministratori che li avrebbero dovuti utilizzare, invece, per organizzare viaggi in luoghi sacri a cui dovevano partecipare malati anche terminali, disabili e persone devote affette dalle più diverse patologie oltre che per il “Progetto Bambini”.
Al posto di perseguire le nobili finalità dell’ente morale istituito come tale nel 1903, i due ex presidenti avrebbero acquistato una lussuosa villa in Sardegna del valore di circa 430mila euro. Insomma nelle casse del sodalizio approvato dalla Conferenza episcopale italiana mancano qualcosa come un milione e ottocentomila euro in assegni, bonifici e contante che i due uomini avrebbero dirottato nei loro forzieri arrivando a pagare, come sembra, anche lo stipendio di cameriere e badanti.
Il 4 ottobre scorso è arrivato il rinvio a giudizio, con l’accusa di appropriazione indebita in concorso, per i due amministratori e per Elisa Rabatti e Francesca Tommasi, la prima dipendente dello studio di commercialista del dottor Pinna e l’altra impiegata nella segreteria nazionale Unitalsi.
Pinna, al momento in carica come presidente del Collegio sindacale della Asl di Rieti, è rimasto al vertice dell’Unione dal 2009 al 2015, per poi essere sostituito da Trancalini, già presidente dell’ente nel biennio 2015-2016. Durante questi otto anni, evidenziano gli inquirenti, sarebbero stati emessi 1.251 assegni sospetti.
Una parte di questi soldi, si legge in atti, sarebbe stata utilizzata anche per l’acquisto di una lussuosa villa in località Torre delle Stelle, stupenda frazione rivierasca del Comune di Sinnai, in provincia di Cagliari. L’inchiesta, coordinata dal Pm Mariarosaria Guglielmi, avrebbe accertato la stipulazione di un mutuo, acceso nel 2009 da Trancalini e dalla moglie di Pinna, per l’acquisto della famosa villa sul mare.
La gestione dell’immobile, come afferma l’accusa, sarebbe stata affidata ad una donna conosciuta per caso dagli imputati durante un pellegrinaggio a Lourdes. La persona, all’oscuro della provenienza dei soldi, sarebbe stata pagata per il suo servizio con circa 37mila euro, prelevati dalle casse dell’Unitalsi, per tutte le incombenze domestiche compresa la tenuta del giardino.
Ma non basta. Prima di partire per i diversi soggiorni in Sardegna a carico di malati e disabili, Pinna e Trancalini avrebbero fatto ritirare soldi in contanti dall’esauste casse dell’ente, tramite le tre collaboratrici incriminate, per un valore che andava dai due ai cinquemila euro. Ma anche altri esborsi sarebbero stati utilizzati dai due ex amministratori per stipulare una polizza sulla vita e come regalie per la moglie, le sorelle e tre amici di Alessandro Pinna, questi ultimi non sarebbero indagati perché all’oscuro di tutto.
Pare che fra gli iscritti più di qualcuno avesse sentore di quanto poi accaduto. L’Unitalsi nazionale si è costituita parte civile tramite gli avvocati Raffaele Fava e Roberto Afeltra.