Sembra l’opera dei Pupi e in effetti lo spettacolo politico è davvero deludente. Con le mille cose che ci sono da fare per risollevare le sorti di un Paese sfinito dalla povertà crescente e da una macchina economica che non riparte l’unico pensiero dei leader italiani è quello delle imminenti amministrative e delle politiche del 2023. Sondaggi e consensi, non si parla d’altro fra gli scranni.
Roma _ Il M5s fa un passo indietro e ritorna a votare lo statuto contestato, ultimamente oggetto di un provvedimento giudiziario. In sostanza verrà ripetuto il voto che si era svolto il 2-3 agosto 2021, senza però il limite dei due mandati. Il nuovo Statuto su cui gli iscritti sono chiamati alle urne virtuali propone la figura del Presidente come unico titolare e responsabile dell’indirizzo politico ed il Garante come custode dei valori ispiratori dell’azione politica del M5s.
Il 10 marzo gli iscritti da almeno sei mesi torneranno ad esprimersi online su SkyVote. Dopo la riconferma delle modifiche, si dovrà procedere all’elezione del Presidente e del Garante.
Lo Statuto dei grillini sarà anche aggiornato con le correzioni richieste dalla Commissione di Garanzia degli Statuti e per la trasparenza e controllo dei rendiconti dei partiti politici, ai fini dell’iscrizione del M5s nel registro di cui all’art. 4, D.L. 28 dicembre 2013 n. 149, e della conseguente ammissione ai benefici previsti dagli artt. 11 e 12 del citato D.L. n. 149/2013 (cioè deducibilità dei contributi e 2×1000).
Un ulteriore passo indietro su una delle tante battaglie grilline che hanno riguardato, nella fattispecie, il finanziamento del partito, per la quale sono stati spesi fiumi inutili di parole. Purtroppo ormai non stupisce più nulla sul nuovo corso dei pentastellati, che si sono ufficialmente omologati al resto dei partiti.
Infatti il nuovo statuto del M5S prevede ancora il ricorso al voto online delle parlamentarie per la selezione dei candidati del movimento ad ogni livello. Mentre tra le novità si prevedono fondi per i gruppi locali con la previsione anche delle assemblee territoriali.
Nel frattempo la Meloni si è trasferita, ma solo per qualche giorno, negli Usa. A quanto pare la presidente di FdI è attesa al “CPAC”, che si svolge quest’anno a Orlando, in Florida, dove è previsto un suo intervento. Il “Conservative Political Action Conference”, è la conferenza politica annuale dei conservatori Usa, inaugurata da Ronald Reagan nel 1974 dove partecipano attivisti conservatori e politici da tutti gli Stati Uniti e leader internazionali.
E’ indubbio che il viaggio della Meloni arriva in un momento di grandi fibrillazioni internazionali, legate in particolare alla crisi Russia-Ucraina e del centrodestra nostrano. Nelle scorse ore, proprio sul tema, la leader italiana è intervenuta chiedendo di far prevalere la distensione:
“…Non é un caso, infatti, che Fratelli d’Italia sostiene l’appartenenza dell’Italia al blocco occidentale e alla Nato senza ambiguità – ha detto l’esponente dell’opposizione italiana – soprattutto di fronte a una crisi di ampia portata come questa…”.
Continua così la circumnavigazione di FdI, per accreditarsi in Italia ed all’estero in previsione delle politiche del 2023.
“…In ogni caso – afferma Donzelli, responsabile organizzativo del partito – per una serie di ragioni l’esperienza del PDL non ha funzionato, in quanto era un partito, leggero, basato sulla leadership di Berlusconi…”.
Anni fa i voti li portava Berlusconi ma la struttura la mettevano a disposizione coloro i quali avevano un radicamento territoriale. Oggi invece Fratelli d’Italia intende raccogliere quello che ha seminato. Qualche malpensante dice la “zizzania”, altri la “nostalgia”, altri ancora la “coerenza“, si vedrà ma un fatto è chiaro: Meloni vuole che le sia riconosciuta la leadership dello schieramento. Senza se e senza ma.
Donzelli, comunque, tiene e rassicurare un po’ tutti: “…La coalizione di centrodestra non risentirà dell’effetto Draghi, con Forza Italia e Lega al Governo e Fratelli d’Italia all’opposizione. Non c’è una frattura politico-culturale ma solamente una diversa strategia politica..”.
Se le cose stanno cosi lo spettacolo che si prospetta non può essere altro che “l’opera dei pupi”. Si vedrà fra qualche mese se alle amministrative ci sarà un vero riavvicinamento. Per le politiche del 2023 si prevedono solo guai per una coalizione che non c’è più.