Chi ha ucciso la donna sapeva tutto, specie orari e abitudini. E’ entrato con una chiave e si è nascosto nel box, al buio, certo che a breve la vittima sarebbe scesa per prendere la legna da ardere nella stufa di casa. L’assassino affronta la donna, che si difende con forza, e spara con una pistola che non si trova ma che per sentito dire pare non fosse sconosciuta ai protagonisti della vicenda. Il killer si dilegua e nessuno se ne accorge.
Manzano – Assolto in appello il compagno di Tatiana Tulissi, 31 anni, impiegata, morta ammazzata l’11 novembre del 2008 con tre colpi di pistola. L’uomo, Paolo Calligaris di 51 anni, rampollo di una famosa famiglia di mobilieri, è stato prosciolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
Calligaris era stato dapprima scagionato con un’archiviazione del caso da parte del Gip nel gennaio del 2012, su istanza della stessa Procura di Udine. Nel 2016 il fascicolo sull’omicidio era stato riaperto a carico di ignoti e nel 2018 l’imprenditore era stato rinviato a giudizio. In primo grado, nel settembre 2019, era stato condannato a 16 anni di carcere.
Adesso per la giustizia italiana l’assassino di Tatiana, una donna solare e coraggiosa, è ancora uccel di bosco. La vittima, originaria di Villanova del Judrio, frazione di San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine, impiegata presso il mobilificio Laco con sede a Percoto, era appena rientrata a casa intorno alle 17.20.
Come sempre la donna stava accendendo la stufa nella villa a due piani di proprietà dei Calligaris dove viveva con il compagno, separato, e saltuariamente con i due figli di lui avuti da un precedente matrimonio con Rita Aucella, cugina della vittima.
Per prendere la legna Tatiana si era recata nel garage dove l’attendeva il suo assassino. I due sarebbero venuti alle mani e la donna si sarebbe difesa con la forza della disperazione per poi tentare la fuga dirigendosi fuori dalla villa per chiedere aiuto.
Il killer l’avrebbe inseguita sparando prima due colpi di revolver calibro 38 special, marca Astra, che avrebbero colpito la vittima alle spalle facendola stramazzare per terra in un lago di sangue. Mentre Tatiana si trovava sul pavimento, inerme e in fin di vita, l’omicida le avrebbe sparato un ultimo colpo in testa.
Una sorta di esecuzione che non lasciava scampo alla povera donna deceduta all’istante. Secondo i verbali erano le 17.30 ma l’orario, stante i rilievi dell’autopsia, non sarebbe stato annotato in maniera esatta ma del tutto approssimativa e per difetto. A trovare il cadavere dell’impiegata era stato il suo compagno e uno dei suoi figli intorno alle 18.30.
I due congiunti avvisavano i carabinieri ed il 118 ma per la donna non c’era più nulla da fare. I militari, dapprima, pensavano ad una rapina finita male ma in casa dei Calligaris non mancava nulla e non c’erano nemmeno segni di effrazione alle porte dunque l’assassino conosceva la vittima e per entrare in casa aveva utilizzato le chiavi.
Nessuna traccia dell’arma del delitto che sino ad oggi non è stata ritrovata ma di cui in molti avrebbero saputo dell’esistenza. Fra l’imprenditore e la vittima ci sarebbe stato qualche screzio ma la vita in comune pare continuasse senza intoppi anche durante la permanenza in casa dei figli di Calligaris che avevano bene accettato la compagna del padre a cui sembra volessero bene.
La famiglia di Tatiana, negli anni, si è sempre battuta per conoscere la verità ed ha sempre insisto con la locale Procura affinché riaprisse le indagini poi condotte da tre pubblici ministeri diversi. L’ultimo di questi, Marco Panzeri, aveva richiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio dell’imprenditore che il giudice Andrea Odoardo Comez aveva trasformato in pena detentiva fra le parole di soddisfazione e commozione della famiglia Tulissi.
Dal 21 settembre scorso la situazione si è completamente ribaltata e Paolo Calligaris ha ottenuto la piena riabilitazione dopo 13 anni di guai giudiziari. Sembra però che alcuni giorni prima del delitto Tatiana Tulissi apparisse stranamente taciturna e preoccupata per aver litigato con il compagno. Particolare questo che può significare tutto o niente:
”…È una sentenza coraggiosa – ha detto il difensore avvocato Rino Battocletti – nel clima che si era formato su questo processo, viziato da un circuito perverso con i mass media, non era facile prendere una posizione di questo tipo…”.
L’avvocato si riferiva ad una comparsata in tv di un ex carabiniere e di un consulente della Procura che avrebbero fatto meglio a tacere. I dubbi di ieri però rimangono. Tutti.