Finora l’economia italiana ha retto meglio delle previsioni ai colpi inferti dalla guerra, con il conseguente tsunami di rincari che sta mettendo a dura prova i bilanci di famiglie e imprese. Solo pochi giorni fa il Tesoro ha potuto prendere atto di un andamento delle entrate superiore alle aspettative, liberando risorse per poco più di 6 miliardi che vanno nel nuovo decreto Aiuti, il terzo della serie, per affrontare i rincari delle bollette.
Roma – Nell’ultima sua nota mensile l’Istat, pur prendendo atto del fatto che l’ultimo dato sulla produzione industriale del mese di luglio non è stato negativo, ha avvertito di un possibile ridimensionamento nei mesi finali dell’anno.
Oggi altri due campanelli d’allarme risuonano il rischio recessione, uno, interno, viene dalla Confcommercio. L’altro, con sguardo globale, dall’agenzia di rating Fitch. Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l’Italia però ha reagito bene, meglio di altri Paesi europei, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Una recessione probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante.
Purtroppo la situazione di allarme sociale è sotto gli occhi di tutti: “…La crescita mondiale sta rallentando bruscamente e un ulteriore rallentamento è probabile man mano che un numero maggiore di Paesi sta cadendo in recessione – ha dichiarato il presidente della Banca Mondiale, David Malpass – la mia preoccupazione è che queste tendenze persistano, con conseguenze durevoli che potrebbero rivelarsi devastanti per i mercati emergenti e in via di sviluppo. Per questo, ha concluso Malpass, le autorità politiche dovrebbero spostare la propria attenzione dalla riduzione dei consumi all’aumento della produzione…”.
Insomma appare indubbio che l’economia mondiale rischia di sprofondare in recessione, con l’inflazione al top da decenni e la stretta monetaria avviata dalle banche centrali che potrebbe rivelarsi insufficiente per contenerla. L’allarme è della Banca Mondiale, secondo cui l’economia globale sta subendo il rallentamento più marcato dalla ripresa post recessione del 1970 e la fiducia dei consumatori è già scesa più di quanto non sia mai accaduto in precedenza in situazioni simili.
Abbassare di un grado il riscaldamento in inverno, rinunciare a qualche ora di aria condizionata e fare docce più brevi, sono le soluzioni più o meno sostenibili per ridurre i consumi che, però, sono state spesso derise dai consumatori. Un aiuto reale, soprattutto sul lungo termine, potrebbe venire dall’IoT, quell’Internet delle cose che finalmente comincia ad affermarsi nelle case degli italiani. Fino a poco tempo considerato “roba da smanettoni” l’IoT riguarda un campo di applicazione vastissimo che va dai sensori per i terremoti alla mobilità ma che è già declinato in quella “casa connessa” alla quale puntano i produttori di tecnologia di consumo per reinterpretare il mondo degli elettrodomestici, grandi e piccoli, e renderli più appetibili sul mercato.
Insomma, dalla pandemia alla crisi energetica. Già da qualche tempo all’Ifa di Berlino il “bianco”, come si chiamano in gergo gli elettrodomestici che vanno dal frigorifero alla lavatrice fino al condizionatore, dominava la scena e dopo oltre due anni di pandemia e nel bel mezzo di una crisi energetica questa espressione acquisisce un senso anche per il grande pubblico. Per comprendere appieno di cosa si tratta, basta disegnare un paio di scenari.
Quante volte è capitato di accendere il forno e, nell’attesa che vada a temperatura, dedicarsi ad altro mentre l’apparecchio ha continuato a consumare energia finché non ci si è ricordati che era ora di infornare? O quante volte è successo di rinunciare a mandare la lavatrice nella fascia oraria più conveniente perché la bolletta è praticamente inintelligibile? La nostra vita sta cambiando ma non ce ne rendiamo conto.