L’imprenditore condivideva le foto hard con altri viziosi?

Le indagini sono ancora in corso per accertare maggiori particolari. Pare che l’uomo avesse munito una delle sua auto di lampeggiatore blu e sirena. Insomma una doppia vita per fare breccia sulle presunte vittime il cui numero potrebbe aumentare. Di Fazio si difende accusando di estorsione la donna che l’ha denunciato per il resto erano tutte consenzienti.

MilanoE’ uno stupratore seriale o c’è un giro di violentatori che si passano foto e informazioni sulle potenziali vittime da narcotizzare e abusare?

E’ ancora troppo presto per azzardare qualsiasi ipotesi poiché le indagini su Antonio Di Fazio, 50 anni, imprenditore farmaceutico, arrestato il 21 maggio scorso, proseguono a ritmo serrato. L’uomo, fondatore della Global Farma, società milanese che importa ed esporta presidi medici e farmaci, è accusato di aver narcotizzato e violentato una donna che poi ha sporto denuncia ai carabinieri.

Antonio Di Fazio sotto la sede della sua azienda farmaceutica

Di Fazio potrebbe aver riservato lo stesso trattamento maniacale ad altre donne atteso che tre di loro, dopo la prima, avrebbero presentato analoghe denunce in Procura. Il manager è accusato anche di sequestro di persona poiché avrebbe costretto in casa una donna per due settimane praticamente rendendola schiava delle sue voglie erotiche.

Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Chiara Valori si legge che le attività investigative sono state avviate per fatti costituenti ipotesi di reato avvenuti lo scorso il 26 marzo quando Di Fazio aveva invitato una donna di 21 anni nella sede della società, in via Mario Pagano a Milano.

L’uomo le aveva poi proposto di andare a casa sua, in via Tamburini, in zona Parco Sempione, con la scusa di farle incontrare alcuni importanti manager internazionali. Una volta arrivati nell’appartamento gli uomini d’affari non c’erano e con una scusa Di Fazio avrebbe offerto alla donna una tazzina di caffè inventandole una scusa.

Il sedativo sequestrato in casa del manager

A questo punto, stante al castello accusatorio messo su dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e dalla Pm Alessia Menegazzo (che si occupano anche di Alberto Genovese, l’imprenditore delle start-up accusato grosso modo degli stessi reati) l’uomo avrebbe versato nel caffè una cospicua dose di Bromanepam (una benzodiazepina simile al Valium con proprietà ansiolitiche e sedatrici) forse con l’intento di stordire la vittima.

La donna si sarebbe sentita male subito dopo aver sorbito la bevanda calda accusando ottundimento del sensorio con nausea, vista annebbiata ed equilibrio precario. La donna avrebbe chiesto proprio a Di Fazio un’altra bevanda e l’uomo le avrebbe dato un’aranciata, anche questa “corretta” con potente sedativo forse nel tentativo di non farle ricordare la brutta vicenda.

L’elegante condominio dove avvenivano gli incontri

L’imprenditore avrebbe poi accompagnato a casa la sua vittima che una volta a letto avrebbe dormito senza interruzioni sino al giorno dopo tenendosi indosso i vestiti della sera prima. Il 28 marzo la donna denunciava l’imprenditore ai carabinieri accusandolo anche di avere abusato sessualmente di lei atteso, come pare, il referto diagnostico che la vittima si sarebbe fatta fare presso la clinica Mangiagalli i cui laboratori di analisi hanno rilevato ben 900 milligrammi per litro di Bromazepam (4 volte il dosaggio terapeutico) nelle urine della povera impiegata.

Il 5 aprile scorso i carabinieri perquisivano l’abitazione di Di Fazio dove ritrovavano, nascoste in cucina, due confezioni del farmaco sedativo. I dati rilevati dal Gps contenuto nell’orologio elettronico della vittima e l’analisi delle telecamere di sorveglianza hanno aiutato gli inquirenti a ricostruire gli avvenimenti occorsi la notte in cui la donna sarebbe stata violentata.

Il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella

Per di più nella memoria del cellulare di Di Fazio e nel suo Pc portatile sono state rinvenute 54 foto scattate dall’ottobre del 2020 in poi e che mostrano numerose donne in stato di incoscienza, semi-nude o in atteggiamenti sessuali espliciti. Antonio Di Fazio si è professato innocente dichiarando che le donne erano tutte consenzienti e che dunque non ci sarebbe stata alcuna violenza. Anzi l’imprenditore avrebbe accusato la sua prima presunta vittima ed i suoi familiari di volergli estorcere soldi, circa 500mila euro, per pagare il loro silenzio.

Circostanza questa che verrebbe confermata da Maria Rosa Di Fazio, medico oncologo a San Marino e sorella dell’indagato. Per la Procura, a seguito di intercettazioni telefoniche, l’indagato, difeso dall’avvocato Rocco Romellano, avrebbe fatto pressioni sui suoi familiari affinché raccontassero agli inquirenti versioni dei fatti a lui favorevoli. L’imprenditore farmaceutico si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip.

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