La sorpresona del premier era nascosta dentro il Recovery: pagheremo l’Imu sulla prima casa a percentuali esorbitanti. Per tentare di risanare le casse non c’è di meglio che ficcare le mani nelle tasche degli italiani. Così fan tutti.
Roma – Dentro la scatola magica del Recovery si cela una stangata sulla prima casa? Ma può essere vero? A Mario Draghi, da esperto di finanza qual è, non piacciono le sconfitte sul piano professionale ovvero su quello economico-finanziario.
Dunque pur di assicurarsi un successone in campo europeo o, meglio, per mantenere i buoni rapporti con tutti e dimostrare ancora una volta di essere sempre l’ex numero uno di Bce, il buon Draghi ce ne ha tirata una fenomenale a dire il vero rimasta ben nascosta sino a qualche giorno fa.
Il nostro premier avrebbe promesso alla Ue la revisione degli estimi catastali, ovviamente giocando al rialzo. Così diventerà una bomba atomica l’Imu che dovrà essere calcolata sui nuovi coefficienti. Una mazzata infernale i cui effetti nefasti ci graveranno sul groppone per i prossimi anni.
Così come tutti i bravi illusionisti anche Mario Draghi si è trasformato in Mario Monti. Tutto questo per una presunta e nemmeno tanto effimera “promessa all’Europa”, ormai libera di mettere le mani sui risparmi degli italiani.
E pensare che nel suo discorso di insediamento, il primo ministro si era impegnato a diminuire la pressione fiscale e sino a qualche giorno fa sembrava fermo su questo principio praticamente vitale per la ripartenza del nostro Paese.
Invece no, anche lui sembra mettere le mani nelle tasche degli italiani come hanno fatto tutti i suoi predecessori, indistintamente. Appena le casse dello Stato languono, e qui la pandemia non c’entra un kaiser, a quale finanziatore ci si rivolge?
A tutti i cittadini italiani o, per lo meno, a tutti quelli che già pagano le tasse. Proprio a questi tutti i governi si rivolgono aumentando le tasse a livello centrale e senza contare i balzelli comunali e il rialzo delle bollette di tutte le utenze. Che vergogna.
Insomma tutto come prima e se Draghi ha in previsione questo scherzetto si riparlerà a breve anche di patrimoniale e addio riforma del Fisco. Quest’ultima sempre promessa e mai attuata.
La triste tradizione della politica italiana prosegue inesorabile ma stavolta l’abisso è molto più vicino di quanto non sembri. L’Europa, del resto, aveva già espresso incertezza soprattutto per quanto riguarda proprio un’eventuale riforma fiscale prevista dal Recovery Plan.
In particolare l’Ue non aveva visto di buon occhio la decisione di non applicare ai cittadini italiani una tassazione IMU sulla prima casa, così come non vede in maniera positiva le esenzioni applicate fino ad oggi.
Le considera di fatto discriminatorie verso gli altri Stati membri come se questi ultimi non pensassero ai fatti propri. C’è ancora tempo per ristabilire equilibrio ed evitare di tramutare in calvario la vita degli italiani. In ogni caso il Bel Paese è il primo beneficiario, in valore assoluto, dei due principali strumenti del programma Next Generation EU (NGEU), predisposto dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.
Sono previsti investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, e per migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori onde conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.
Molto bene, peccato che gli italiani hanno bisogno di pace e, lo ribadiamo, soprattutto, fiscale. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Benefici e sostegni serviranno a poco o nulla se non si riformerà il Fisco.
La gente è stanca delle solite prese in giro. Le ha sgamate da tempo e sa perfettamente che dietro gli scranni sono tutti uguali. Ma quale governo diverso, ma quale opposizione. Sono le consuete, arcinote, ormai desuete “promesse da marinaio” propinateci da decenni senza nulla di concreto.
Eppure le soluzioni, senza dover ricorrere subito alla riforma dell’Erario, ci sono. Basterebbe sgombrare il “magazzino fiscale” da tutti quei ruoli inesigibili che permetterebbero a tanti imprenditori e semplici cittadini di riannodare la propria vita con fiducia e speranza nel futuro lavorativo e sociale.
Ormai lo ripetiamo da anni e ritenevamo che con l’avvento del Covid e del contestuale disastro economico già Conte e poi Draghi potessero davvero “rivoluzionare” le sorti del Paese. Invece è stato l’ennesimo buco nell’acqua. L’ennesimo tradimento politico solo che, stavolta, siamo davvero messi male e non potremmo reggere ad ulteriori scossoni, specie di origine erariale.
Comunque stiano le cose il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza continua a tenere banco. Il governo sta decidendo di adottarlo come provvedimento per la gestione di diversi aspetti di natura pubblica e privata. Il documento nel dettaglio contiene tutte le iniziative che lo Stato Italiano metterà in pratica, in base alla situazione economica e gli obiettivi previsti su diversi fronti.
Il via libera del Parlamento sul Recovery plan è già arrivato alla Camera con 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti, mentre al Senato la risoluzione di maggioranza è passata con 224 voti a favore, 16 contrari e 21 astenuti.
Dopo l’approvazione finale in Consiglio dei Ministri, il documento sarà inviato il 30 aprile a Bruxelles, senza sforare la scadenza prevista dalla Commissione Ue, che in ogni caso non è perentoria. Considerato che la prima scadenza era stata prevista per l’ottobre scorso.
Il Piano di Ripresa e Resilienza proposto dal governo Draghi è stato e rimane in costante trattativa con l’Ue ed include alcune importanti misure, che verranno applicate a livello fiscale ed economico. Entro il 31 luglio 2021 comunque ci sarà una legge delega, da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi, per l’attuazione della tanto sbandierata riforma fiscale.
C’è da credergli dopo quello scherzetto malevolo?