Occorre rivedere i modelli di produzione agricola per fare in modo di rendere coltivabili anche i terreni abbandonati. Cosi le importazioni di grano, mais e di altra materia prima potrebbero scendere di numeri importanti e ci risparmierebbero una dipendenza diventata dannosa e cara. La Sardegna è una delle regioni dove la produzione agricola va promossa e incentivata subito.
Cagliari – Scaffali vuoti, olio di semi contingentato per ogni famiglia, corsa ad accaparrarsi derrate alimentari. È questa la situazione all’indomani della percepita minaccia di blocco di approvvigionamenti per la Sardegna, con lo sciopero degli autotrasportatori e il problema logistico provocato dalla guerra in Ucraina, a cui si stanno addebitando più guai di quelli reali È proprio questa regione italiana con la sua fragilità, provocata dall’insularità, a fare da cartina al tornasole dell’isteria collettiva che ha colpito i cittadini sardi.
La Coldiretti Sardegna ha cercato di fare il punto della situazione sulla crisi energetica e delle materie prime, riportando il dibattito alla situazione reale. Secondo l’associazione degli agricoltori la disponibilità dell’agroalimentare sarebbe sufficiente anche con il blocco delle esportazioni da Russia ed Ucraina soprattutto per quanto riguarda le materie prime come il grano e il mais.
In base ai dati dell’USDA entro l’estate sarà la Cina a dominare il mercato con il 60% delle scorte mondiali di grano e il 70% di mais. Inoltre le quantità residue per il resto del mondo sarebbero comunque sufficienti per arrivare al prossimo raccolto estivo. Questi i dati del CAI, acronimo dei Consorzi Agrari d’Italia, che ha elaborato le proiezioni del Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti d’America.
Lo stop agli allarmismi arriva per cittadini già provati da restrizioni e previsioni apocalittiche nel dopo Covid, portati a lasciarsi coinvolgere da presunte indiscrezioni senza riscontri concreti. Queste voci contribuiscono ad arricchire le tasche di chi approfitta della disperazione e della paura. In un’Europa unita, sostiene il CAI, non ci sarà mancanza di grano e mais e non sarà necessaria alcuna deregolazione comunitaria sugli OGM.
Fondamentale è l’unità dei singoli Paesi, come per esempio l’Ungheria, da cui l’Italia importa il 30% di grano tenero e il 32% di mais. Le fake news sulla carenza di materie prime mostrano l’importanza della trasparenza dei dati ufficiali immediati, affinché non si lasci spazio a psicosi collettive e speculazioni strategiche che, nel giro di poche ore, possono distruggere gli equilibri del tessuto imprenditoriale.
Ad ogni modo si dovranno ripensare le politiche che non hanno guardato all’auto-approvvigionamento attraverso le coltivazioni dei propri paesi a favore delle importazioni di prodotti agroalimentari. In questa direzione Coldiretti Sardegna ha elaborato il progetto “Ri-coltiviAMO la Sardegna” che garantirebbe la produzione del 40% del fabbisogno di mangime sardo.
Insomma è necessaria un’inversione di marcia sulla produzione. In tanti auspicano una Sardegna che, ricca di terreni non ancora coltivati, favorita dal clima e dalle competenze oltre che dalla possibilità di stanziamento di fondi, ritorni a produrre su larga scala.