Per il Ddl di Alessandro Zan si prevede un travagliato iter parlamentare e alla fine la legge potrebbe diventare il solito pastrocchio all’italiana in grado di scontentare tutti. Pesante e pressante l’ingerenza della Santa Sede che dovrebbe pensare a ben altro. Anche nella maggioranza il disaccordo non manca. Nel centro-destra non va meglio.
Roma – Dopo circa nove mesi dal suo approdo in Senato e a seguito del via libera della Camera durante il Conte 2, la legge contro l’omo-transfobia firmata da Alessandro Zan arriva in Aula senza intesa e a rischio affossamento. Il Ddl Zan infatti è stato calendarizzato per il 13 luglio con il voto del Senato. Ma la proposta di legge supererà integra il suo iter parlamentare? Il dubbio tende alla certezza: no.
Per Enrico Letta il Ddl Zan va approvato così com’è, nonostante l’opposizione del centrodestra di Governo, cioè di Forza Italia e Lega. Il segretario del Pd rivolge la sfida non tanto alla Lega quanto al leader di Italia Viva Matteo Renzi, che ha votato a favore della calendarizzazione ma che da giorni sbandiera ai quattro venti che i numeri non ci sono e che occorre trovare un accordo ampio per apportare alcune modifiche che vadano anche incontro alle perplessità della stessa Santa Sede.
Non è servito il tentativo di mediazione, in extremis, messo in atto anche dal presidente leghista della Commissione Giustizia Andrea Ostellari. Infatti Pd e M5s sono contrari a qualsiasi trattativa e fanno finta di non capire l’aria che tira. Dunque si va alla conta in aula e senza intesa vi saranno, con certezza, continue richieste di votazioni segrete ed una valanga di emendamenti a cui sta già lavorando il rappresentante del Carroccio Roberto Calderoli.
Pare in tutta evidenza che per il Ddl Zan si cerchi lo scontro a tutti i costi forse per rinsaldare ciò che rimane dell’ex maggioranza giallorossa. Infatti da una parte c’è Letta per quanto riguarda la battaglia sui diritti degli omosessuali e dei trans intende ripartire per consolidare l’alleanza con il M5s nonostante la forte crisi che il movimento sta vivendo nel duello tra Conte e Grillo. Il segretario del Pd ritiene che solo così facendo potrà spingere ai margini della larga alleanza draghiana il “sovranista” Salvini.
Dall’altra parte anche Renzi vuole approfittare della crisi in cui si sono avvitati i “grillini” per disarticolare definitivamente l’abbraccio tra Pd e M5s e aprire a nuovi scenari di alleanze. Tutti i contendenti, comunque, guardano naturalmente alla maggioranza che dovrà eleggere a febbraio prossimo il successore di Sergio Mattarella al Quirinale.
Ma sono molti i Dem che esprimono perplessità sulla strategia di Letta che corre un grosso rischio. La verità è che il la proposta legislativa di Zan è una vera e propria “rivoluzione antropologica”. Una ideologia, quella del “Gender”, che intende condizionare tutta la società e le stesse persone che ne fanno parte.
Questioni così delicate aprono divari politici e sociali ampi, non c’è che dire. Infatti Maria Rita Castellani, Garante per l’infanzia della Regione Umbria, si scaglia contro il concetto di identità di Zan sostenendo con forza il concetto della perdita di identità a cui porterebbe la legge una volta approvata:
“…Il concetto d’identità non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue una persona da un’altra – ha detto Castellani – a ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento…“.
I disobbedienti com’è naturale sono bipartisan. Nel centrodestra ci sono senatori e deputati che hanno abbracciato il Ddl Zan, nonostante il no di Berlusconi-Salvini-Meloni, mentre nel centrosinistra c’è chi non lo vuole, snobbando i contorsionismi e le indicazioni di Letta-Di Maio-Fratoianni.
Intanto all’UE è pronta la procedura d’infrazione per l’Ungheria. La legge ungherese, secondo la Presidente della Commissione Ue, è vergognosa perché equipara le pubblicazioni con rappresentazioni di giovani LGBT+ con la pornografia. Questa legge, conclude Ursula von der Leyen, non serve alla protezione dei bambini ma per discriminare l’orientamento naturale delle persone.