Sulla sorte di Denise Pipitone se ne sono dette un sacco e una sporta. Sono anni che ritornano in prima pagina notizie vecchie e inattendibili spacciate per inedite. La Procura di Marsala, stavolta, tira diritta per la propria strada senza lasciare nulla di intentato ma le piste investigative percorribili si riducono ormai ad un paio. Il resto è solo rinnovato clamore e robaccia da archivio.
Mazara del Vallo – Il giallo della scomparsa della piccola Denise Pipitone continua a fare banco sulle cronache di giornali e tv. Tutte le ipotesi sul rapimento (unico fatto ormai certo), già divulgate anni fa, tornano alla ribalta e vengono spacciate per nuove.
Come se non bastasse l’enorme clamore della vicenda a rendere ancora più vergognosi depistaggi e omissioni che hanno reso insoluto un caso giudiziario fra i più controversi della cronaca italiana. La posta in gioco è altissima: la vita di una bimba di 4 anni. I giocatori sono decine e decine e la maggior parte di questi orbitano intorno alle famiglie di Piera Maggio e Pietro Pulizzi.
Questa seconda ipotesi sembra ormai assodata. Tutto il resto non sono altro che menzogne e interessi spiccioli atteso che dietro la sparizione di Denise non si nascondono chissà quali misteri massonici. Piuttosto una faida di paese, fatta di letti e tradimenti. Di corna e pettegolezzi da bar dello Sport. Ma anche di vendette e dimostrazioni di forza.
Sino alla tragedia che scoppia nelle mani di qualcuno che si fa aiutare da chi può e che abilmente mischia le carte. Riuscendoci, sino ad oggi. Ma il sensazionalismo di certa stampa non può che ingenerare ulteriore confusione propinando notizie vecchie trasformandole in scoop dell’ultim’ora.
Come la storia del rapimento finito nel Maghreb che se non è una bufala poco ci manca. La notizia, già apparsa sui giornali nel 2013, raccontava della sparizione di Denise e del suo trasferimento in Tunisia, tramite un’imbarcazione e con falsa identità.
A tirare in ballo la possibile pista, ieri come oggi, sarebbe stata l’ex Pm Maria Angioni che si era detta certa di questa sua ipotesi investigativa su cui però non ci sarebbero stati riscontri. L’informazione, che in gergo giornalistico potrebbe definirsi “Cavallo di ritorno” ovvero una notizia scambiata per nuova e quindi rilanciata con risonanza e clamore commettendo un errore, proveniva dalla stessa Angioni che si diceva convinta che la bambina avvistata a Milano dalla guardia giurata Felice Grieco fosse proprio Denise Pipitone, successivamente imbarcata verso la Tunisia.
L’ipotesi sarebbe stata plausibile sulla scorta delle dichiarazioni rese dal presunto testimone oculare, Battista Della Chiave, deceduto, che aveva coinvolto nella vicenda il nipote Giuseppe e la motonave D’Abundo che il 2 settembre 2004, dal porto di Trapani, avrebbe fatto rotta verso Tunisi con a bordo la bimba (registrata come S.S. nata il 13.1.1997 a Ragusa) e due persone i cui nominativi non risultano sui registri navali:
”…Con queste generalità – avrebbe affermato Angioni – non esiste nessuna bambina. Poi magari si scopre che esiste, ma dai piccoli accertamenti che ho fatto io, SS non esiste…”.
Insomma tre oro vince, tre oro perde. Di riscontri non ce ne sarebbero, oggi come ieri. Ma per non lasciare nulla di intentato, anche che per questa vecchia pista, risulterebbero indagati Giuseppe Della Chiave, nipote di Battista, e Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi, padre di Denise. E che dire del “dossier D’Assaro”? Altro che ipotesi nuova di pacca. Anche in questo caso nessun riscontro come, del resto, aveva già rilevato la magistratura inquirente a suo tempo.
Giuseppe D’Assaro continua ad essere inaffidabile. Per interesse personale aveva accusato dell’omicidio di Sabine Maccarrone, il suo amico Gianni Melluso, detto Gianni il Bello, responsabile delle infamie contro Enzo Tortora, poi prosciolto:
”…Non so dov’è Denise – aveva dichiarato il pentito – quello che ho detto oggi è la verità, come quello che ho detto fino al 2005. Quello che invece ho detto nel 2007 sono tutte fesserie. Non è vero niente. Ho detto che la bambina era morta perché mi volevo accattivare gli inquirenti. Chiedo perdono alla signora Piera Maggio. Mia moglie Rosalba Pulizzi mi ha detto che è stata lei a portare la bambina a Palermo assieme a Jessica…”.
Altro buco nell’acqua. Una vera e propria sceneggiata per gli inquirenti. Ora come allora.