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Guerra o cambiamenti climatici? Una scelta che potrebbe costarci la vita

Se da una parte la questione dell’indipendenza energetica ha riportato momentaneamente l’attenzione sul tema dell’energia verde è anche vero che la quasi totalità dell’informazione è concentrata unicamente sui dettagli più morbosi della guerra. Diventa necessario garantire che i rinnovati sforzi verso le energie rinnovabili non si perdano per strada, un po’ per dimenticanza e un po’ per volere di chi ha interessi poco sostenibili.

Bruxelles – Quali saranno gli effetti della guerra sul clima? Il terribile conflitto scoppiato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia oltre a morte, distruzione e profughi, ha provocato effetti devastanti sulle risorse energetiche. Tant’è che per contrastare la penuria di gas molti Stati stanno chiedendo un incremento della produzione di combustibili fossili. Alla faccia di tutti gli accordi precedenti sottoscritti per un un’economia green e imperniati sulle energie rinnovabili! D’altronde i politici sono inaffidabili e mendaci per antonomasia. Dunque che cosa ci potevamo aspettare di diverso?

L’Agenzia internazionale per l’energia, organizzazione internazionale intergovernativa, nel suo rapporto Global Energy Review, Analisi Globale dell’Energia, ha evidenziato che l’anno scorso si è verificata la più grande crescita delle emissioni di anidride carbonica, indotta principalmente dal carbone. A questo dato allarmante si sono aggiunte le precipitazioni record con disastrose inondazioni e morti nell’Australia orientale. La crisi climatica incalza sempre di più e la decarbonizzazione è un assunto incontrovertibile.

Adesso, almeno da parte della grande stampa e delle emittenti televisive, l’argomento principe è solo ed esclusivamente la guerra, con una morbosità per l’orrore davvero raccapricciante. Il cambiamento climatico che fine ha fatto? Perché non si può discutere pacatamente di guerra, sicurezza energetica e clima allo stesso tempo?

L’andamento dei prezzi dell’energia aggiornato a gennaio

La Commissione Europea prevede un’Europa indipendente dai combustibili fossili entro il 2030. Ciò significa diffondere maggiormente le energie rinnovabili, la conservazione dell’energia, lo sfruttamento dell’idrogeno e l’attuazione di misure per contrastare l’aumento dei prezzi dell’energia. In line di massima esistono due modi di affrontare la questione.

Il primo considera la guerra una possibilità ulteriore per incentivare l’adozione di energia pulita. Questa è la posizione dell’Europa. Però nei fatti non c’è consenso: mentre la Germania dismette le sue centrali nucleari, la Francia sta pensando di costruirne di nuove. L’altro modo di intendere la problematica mette al primo posto la crisi energetica, poi il rinvio graduale del carbone e per ultimo il cambiamento climatico.

Ma la sfida che dobbiamo affrontare è anche quella della deglobalizzazione. Questa tendenza risale alla crisi finanziaria del 2008 ed ha subito un’accelerazione negli ultimi anni viste la forte rivalità economica e strategica tra USA e Cina e la pandemia, che ha dato la spinta decisiva alle disuguaglianze globali e ha fornito nuovi elementi per politiche autarchiche. Non sono parole in libera uscita, ma le dichiarazioni di Bruno Giusanni, curatore internazionale di TED, Technology Entertainement Design, organizzazione no profit dedita alla diffusione di idee e cultura sotto forma di discorsi brevi ma incisivi.

La nostra dipendenza dai combustibili fossili è ancora molto elevata e le scorte sono destinate a esaurirsi in un futuro prossimo

Come se non bastasse ci troviamo di fronte ad una nuova guerra fredda: da un lato Cina e Russia, dall’altro USA ed Europa. Secondo Giussani si deve riconoscere che in un contesto in cui l’obiettivo è l’eliminazione dei combustibili fossili, che forniscono attualmente l’80’% della nostra energia, l’attenzione al cambiamento climatico e la sicurezza energetica non devono essere disgiunti. Bisogna attuare misure serie di efficienza energetica e di riduzione dei consumi, anche con l’aiuto di nuovi approcci come l’idrogeno e la geotermia, l’energia rinnovabile generata per mezzo di fonti di calore geologiche.

I paesi occidentali, poi, dovrebbero impegnarsi per il finanziamento delle infrastrutture nel sud del mondo per una questione di equità, ma anche di contrasto del divario geopolitico esistente. Ma a questi auspici ed inviti a non perdere di vista la complessità dei fenomeni sociali, fa da contraltare la parcellizzazione delle decisioni politiche a cui assistiamo impotenti: ognuno per sé e Dio per tutti. Ma forse anche Dio si è distratto…

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