L’uomo era già nei guai per via di un bancario pensionato ritrovato cadavere dentro una sacca per resti umani. Adesso mamma e figlia morte in circostanze misteriose e con segni di violenza sui corpi. L’uomo nega ogni addebito ma rimane in carcere. La sua versione dei fatti, ieri come oggi, non convince gli inquirenti.
Lentini – Rimane in carcere Adriano Rossitto, 38 anni, titolare di un’agenzia di onoranze funebri di Lentini accusato del duplice omicidio e dell’occultamento dei cadaveri di Lucia Marino, di 56 anni, e della madre Francesca Oliva, di 89.
Lo ha deciso giorni fa il Gip di Siracusa Carmen Scapellato che ha convalidato il fermo emesso dalla Procura siglando contestualmente l’ordinanza di custodia cautelare nel penitenziario aretuseo. Rossitto, difeso dall’avvocato Giuseppe Cristiano, nega ogni addebito riferendo agli inquirenti una diversa versione dei fatti.
Non sarebbe stato lui a uccidere le due congiunte. L’uomo sarebbe uscito per una passeggiata con la donna più anziana che, in questo frangente, avrebbe accusato un malore che ne avrebbe provocato il decesso per cause naturali.
Preso dalla paura, e impelagato in altri guai giudiziari della stessa natura ancora in corso, Rossitto avrebbe nascosto la donna in un garage di via Murganzio, nel centro storico del paese. L’uomo sarebbe poi tornato nell’appartamento di via Gorizia 125 dove avrebbe trovato il cadavere di Lucia Marino, la figlia della pensionata scoperta poi dagli inquirenti all’interno di una cassa di zinco nel garage in uso a Rossitto.
Questa versione dei fatti farebbe acqua da tutte le parti anche in ordine a diverse immagini di telecamere di sorveglianza che racconterebbero la vicenda in maniera diversa ma andiamo per gradi. L’8 luglio scorso veniva ritrovato il corpo senza vita di Lucia Marino, in avanzato stato di decomposizione e adagiato sul divano della sua abitazione di via Gorizia dove viveva con la madre.
Il giorno dopo i carabinieri del Nucleo investigativo di Augusta e della stazione di Lentini, coordinati dal procuratore capo Sabrina Gambino e dal sostituto Chiara Vedovato, rinvenivano il cadavere di Francesca Oliva all’interno dell’involucro zincato di una bara avvolto in una pellicola di plastica trasparente dentro un box adibito a deposito dal necroforo lentinese.
L’anziana pensionata, prima di sparire, era stata ripresa da alcune telecamere di sorveglianza stradale in compagnia di Rossitto mentre i due si allontanavano verosimilmente verso il centro del paese.
Gli investigatori risalivano all’uomo per un suo coinvolgimento nella morte di Francesco Di Pietro, 67 anni, bancario in pensione, ritrovato cadavere, senza indumenti e praticamente irriconoscibile, il 25 agosto del 2019, dentro una sacca nera, la cosiddetta Body-bag, utilizzata per la conservazione ed il trasporto di resti umani.
Il 25 settembre del 2020 Rossitto veniva arrestato con l’accusa di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere in concorso ma poi era ritornato in libertà atteso che le perizie mediche avevano attribuito la morte del bancario a cause naturali. In quell’occasione lo stesso Rossito aveva indirizzato i carabinieri sul luogo del ritrovamento della sacca, nascosta dietro un muro di pietra in contrada Ciricò di Carlentini, a pochi chilometri da Lentini, sempre in provincia di Siracusa.
I carabinieri, nell’indagine coordinata dal procuratore capo Sabrina Gambino, avevano ricostruito gli spostamenti di Di Pietro nonché le sue abitudini e frequentazioni fra le quali figurava quella con il personale dell’agenzia di pompe funebri gestita da Rossitto con sede in via Garibaldi 4 a Lentini.
Allora come adesso le dichiarazioni dell’indagato avevano insospettito i militari, considerate le troppe contraddizioni e notizie false sulla vittima riferite agli inquirenti dal necroforo che aveva raccontato anche di una relazione sentimentale con una ragazza rumena da parte della vittima che secondo l’uomo era solito frequentare prostitute.
Il bancario in pensione pare invece avesse frequentato la madre di Rossitto e probabilmente sarebbe deceduto addirittura in casa della donna dove si sarebbe recato assiduamente per lenire la sua solitudine. Il becchino forse preoccupato di tutelare l’onorabilità della madre e per evitare i pettegolezzi delle malelingue, avrebbe fatto di tutto per sbarazzarsi del corpo dell’uomo nascondendolo in una sacca per poi gettarlo in un luogo lontano da occhi indiscreti.
Le indagini anche su questo fronte hanno preso nuovo vigore attesi i segni di violenza riscontrati sui corpi di mamma e figlia riconducibili ad un’aggressione. Il movente potrebbe essere di natura economica.