Esordio chiacchierato, governo fortunato?

Chi ha criticato aspramente l’elezione di La Russa e Fontana dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza in quanto ad autorevolezza di certi colleghi delle scorse legislature. Può darsi anche che dopo un esordio non entusiasmante il futuro governo Meloni possa trasformarsi in concreta speranza di rinascita per il Bel Paese.

Roma – Le clamorose peripezie nell’elezione dei presidenti di Senato e Camera denunciano in maniera plateale le divisioni interne al centrodestra, come sempre bravissimo a nasconderle prima del voto. Poi, però, i nodi arrivano al pettine. Nulla di nuovo, le fibrillazioni in occasione della formazione di un nuovo governo, da che esiste la politica, sono di “ordinaria amministrazione”. La campagna elettorale è finita ed ogni partito cerca di definire un proprio profilo di autorevolezza.

Purtroppo non sempre ci si riesce. Scontrarsi con la realtà è inevitabile, le scaramucce e le ambizioni di governo sono dietro l’angolo. Persino un Paese bizzarro come il nostro rimane stupito degli inciampi al primo passo della nuova legislatura. Sembra un fatto inedito che desta molta preoccupazione, ma basta avere un po’ di memoria per tirare un sospiro di sollievo. Coloro che hanno frettolosamente giudicato i nuovi eletti alla seconda e terza carica dello Stato dovrebbero fare un’analisi di coscienza. I precedenti colleghi non avevano tutti un alto profilo, anzi, ed il ricordo va alla precedente e travagliata legislatura. Certo di personalità autorevoli l’Italia ne ha avute, ma ormai sono solo un ricordo. Inutile nasconderlo.

Il voto ha comunque legittimato una maggioranza chiara ed inequivocabile, quindi nel procedimento spurio che ha portato all’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza del Senato c’è anche una contraddizione della volontà popolare. Tanto è vero che nessuno dell’opposizione ammette di aver votato per l’esponente di FdI. Ma così è stato e questo, comunque la si pensi, è un grave torto nei confronti di un Paese che invece ha fatto la sua scelta e ora spera in una guida capace di traghettarlo fuori da una situazione di gravissima congiuntura economica e sociale. I dissidi sulla spartizione dei ruoli hanno mostrato tutta la debolezza sia del centrodestra, che si è subito spaccato, sia dell’opposizione, prontamente arrivata in soccorso dell’avversario barcollante.

Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è poco da stare tranquilli. Dall’una e dall’altra parte. E il pensiero va anche alle palesi difficoltà nella scelta del ministro dell’Economia, ruolo dal quale tutti rifuggono perché il compito fa tremare i polsi. Già fioccano previsioni su un governo Meloni forse in linea con quello di Draghi, che dopo averlo strenuamente combattuto cerca di emularlo. Insomma ci sarà tempo per giudicare la leader di FdI.

Del resto la Meloni non ha nemmeno ricevuto l’incarico a formare l’esecutivo che già si ipotizzano sciagure e macerie. E da quali pulpiti vengono le prediche. Di certo, però, l’esordio del nuovo Parlamento è stato davvero scoraggiante e getta benzina sul già ardente fuoco dell’antipolitica, che lo scorso 25 settembre si è tradotto in un astensionismo da record storico. Speriamo davvero che i prossimi passi ci facciano cambiare idea, ma intanto l’orizzonte appare decisamente nuvoloso.

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