L’omicidio di Daniele Lo Presti potrebbe avere una qualche correlazione con l’assassinio di Mario Biondo, il cameraman siciliano “impiccato” a Madrid nel 2013. I due erano amici e avevano gli stessi interessi. Potrebbero avere ripreso in video o in foto personaggi malavitosi in contesti da mantenere assolutamente riservati? Una banda di killer professionisti al servizio di boss o insospettabili?
Roma – Esecuzione in stile mafioso quella che il killer rimasto ignoto aveva riservato a Daniele Lo Presti, 42 anni, fotoreporter originario di Palmi. L’uomo era stato ritrovato cadavere sulle sponde del Tevere nel pomeriggio del 27 febbraio 2013 quasi sotto ponte Testaccio.
L’uomo si trovava in quella zona per la solita corsa sulle rive del fiume alla quale avrebbe dovuto partecipare un collega che poi aveva rinunciato, buon per lui. Lo Presti, residente a Roma da molti anni, lavorava per diverse agenzie fotografiche e alternava reportage nel mondo dei personaggi famosi con quelli a carattere naturalistico.
Qualcuno, un professionista, armato di una semiautomatica calibro 7.65, l’aveva seguito e una volta giunto a pochi metri dalla campata del ponte lo aveva bloccato minacciandolo con l’arma. Lo Presti avrebbe tentato anche di difendersi ma il freddo esecutore lo avrebbe fatto inginocchiare per poi puntare la pistola in direzione dell’orecchio sinistro e fare fuoco. Il fotografo spirava all’istante.
Un unico proiettile micidiale, sparato a mezzo metro di distanza. La Scientifica ritroverà il proiettile conficcato nel cranio ma dagli esami specifici non sarebbero risultati indizi di particolare rilievo. La polizia aveva iniziato a scandagliare la vita privata del freelance scoprendo una compagna risultata estranea ai fatti, qualche debito anche consistente, diversi crediti da riscuotere dalle agenzie di stampa, la fissazione per il gioco e un giro di amicizie tutto sommato normali.
Pare infatti che Lo Presti, qualche anno prima della tragedia, avrebbe subito l’incendio della propria autovettura e un’aggressione da parte di sconosciuti che l’uomo avrebbe fatto risalire alla ritorsione di un uomo che il fotografo aveva picchiato perché gli avrebbe insidiato la compagna.
Pare anche che Lo Presti avesse contratto un cospicuo debito, forse per motivi di gioco, che avrebbe dovuto onorare al più presto tanto da sollecitare alcuni arretrati presso un’agenzia fotografica indietro con i pagamenti di diversi mesi. In uno dei cellulari della vittima era stata scoperta una telefonata, registrata con un file in memoria, nella quale Lo Presti discuteva animatamente con un uomo, in merito ad un’altra aggressione subita forse per errore:
”…Mi hanno picchiato perché mi hanno scambiato per lui… Chi erano quei napoletani?…”. Chi ci fosse dall’altro capo del filo e perché secondo la vittima ci sarebbe stato uno scambio di persona non si è mai saputo esattamente.
Come del resto non si è mai saputo chi fossero i napoletani e il personaggio scambiato per Lo Presti e che quest’ultimo, indubbiamente, conosceva. Il fotografo aveva paura di questa persona che gli somigliava tanto da non fare il suo nome per telefono? Le indagini portavano ad un punto morto ma che l’omicidio fosse stato ben congegnato e senza lasciare tracce non c’erano dubbi. Chi era la persona dall’altra parte del filo? E per chi avevano scambiato Daniele?
Il delitto Lo Presti poteva essere collegato con quello del cameraman palermitano Mario Biondo ritrovato cadavere a Madrid il 30 maggio 2013? A ipotizzarlo agli inquirenti era stata la mamma dell’operatore video siciliano:
”…Ho in testa un solo sospetto – riferiva Santina D’Alessandro – che mio figlio e il fotografo Daniele Lo Presti siano stati uccisi per lo stesso motivo. Nessuno può escludere che Lo Presti sia stato ammazzato perché aveva scoperto la stessa cosa che è costata la vita anche a Mario. Lui e mio figlio si conoscevano: si figuri che Lo Presti ha scattato persino le foto del giorno del suo matrimonio. Chi mi dice che le loro morti non siano collegate?..”.
Che cosa potevano aver scoperto di tanto compromettente i due amici? Una risposta l’aveva data a suo tempo Rino Barillari, mitico fotografo capitolino originario di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, che conosceva Lo Presti:”…Un grande professionista, un ragazzo perbene, un paparazzo che faceva onore al suo mestiere – aveva detto The King, come chiamano a Roma il buon Rino – aveva fatto scoop pazzeschi. Non si può rimanere uccisi per una foto…”.
Eppure un testimone aveva visto Lo Presti parlare con due persone alcuni minuti prima della sua tragica morte. Forse bisognerebbe riprendere le indagini da questo punto.